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Viaggio nell'Italia insolita e misteriosa

Aggiornamento: 4 mag

Chamois, il Paradiso a un passo dal cielo


di Ivano Barbiero


Trentesima tappa di questa avventura che porta il nostro viaggiatore nei luoghi misteriosi del nostro Paese.[1] E ritorna in Valle d'Aosta Ivano Barbiero, regione in cui era approdato la settimana scorsa attraverso i racconti sui Ponti del diavolo, che l'avevano portato prima in Emilia, in quel di Bobbio, in provincia di Piacenza, successivamente in Lucchesia, a Borgo Mozzano, e poi a Pavia. Oggi ci troviamo a Chamois, minuscolo comune della Valtournanche, un autentico "paradiso" della natura.


Anche stavolta abbiamo centrato l’appuntamento in Vallée: vedere una cinquantina di camosci che pascolano tranquilli tra le cenge erbose. Ci è accaduto di recente, salendo con la funivia mozzafiato, che dal piccolo centro di Buisson, in Valtournanche, copre un dislivello di 700 metri sino ai 1816 metri di quota di Chamois. È l’unico comune italiano senza auto ed il secondo più in alto, dopo il comune di Sestriere. Qui, infatti, l’uso di veicoli a motore è vietato nel territorio comunale, favorendo un turismo a mobilità dolce.

Per arrivare in questa piccola perla alpina posizionata sulle Alpi, ci sono pochi modi: la funivia che collega il fondovalle al borgo alpino in meno di dieci minuti o a piedi. Si parte da Buisson, attraverso la mulattiera ‘les Seingles’, oppure tramite una strada semi-pianeggiante, contornata da pascoli, boschi e torrenti, lunga poco meno di 5 chilometri.


In questo caso, la partenza è dal comune di La Magdaleine, a 1644 metri sul livello del mare, altro gioiellino valdostano (per la cronaca, in inverno, con la neve, questo stesso percorso viene trasformato in una pista di fondo o per chi ama usare le ciaspole). Su questa stessa strada, a un chilometro e mezzo da Chamois, si trova un incrocio di due strade: per raggiungere il Col Pilaz; occorre proseguire su quella di sinistra; si sale lentamente nel bosco e alla fine c’è la grande panchina rossa (la numero 125, la prima installata in Valle d’Aosta, che fa parte del circuito “Big Bench Community Project”) per scattare delle suggestive foto del Cervino come sfondo. Da questo punto volendo, si può proseguire la passeggiata di un ulteriore chilometro, per raggiungere il laghetto alpino di Charrey.

L'anno Mille dei Bosone di Aosta

Un’ulteriore particolarità di Chamois è la presenza di un altiporto, il primo realizzato in Italia ed inaugurato il 10 settembre 1967. Occupa un’area di circa 12mila metri quadrati ed ha una pendenza del 19,20 per cento; vi possono atterrare piccoli aerei da turismo, ultraleggeri, deltaplani, parapendii e gli elicotteri dei servizi di emergenza. L’idea di costruirlo fu di Cesare Balbis che aveva visto un’analoga struttura a Courchevel, in Francia.  Balbis, 50 anni di attività aviatoria a scattare fotografie dai velivoli, aveva preso il brevetto di volo in montagna, in Francia, mentre in Italia la legge che regolamentava questo tipo di attività fu approvata solo nel 1968.

La storia di questo luogo è ancor più affascinante. Non ci sono prove che l'area di Chamois fosse abitata in epoca romana o preromana. Si ritiene che i primi coloni si siano insediati nella zona intorno al basso Medioevo, quando la progressiva espansione demografica che seguì l’anno mille, provocò il dissodamento e il popolamento di ampie aree, prima disabitate o sfruttate soltanto stagionalmente per la transumanza


Le prime notizie storiche sono successive all’anno Mille. Nel 1212 Bosone III dei Visconti di Aosta fu investito dei feudi di Chatillon e di Cly, che comprendevano tutte le comunità della Valle di Valtournanche. Alla morte del figlio Bosone IV, il feudo venne diviso in due: il ramo di Cly e quello di Chatillon: Secondo alcuni storici Chamois avrebbe fatto parte del feudo di Cly, secondo altri del feudo di Chatillon. È certo invece che il marchese Giacomo Antonio Bergera, barone di Cly, abbia affrancato le comunità in suo possesso e tra queste ci fosse anche Chamois. Negli anni immediatamente seguenti divenne comune autonomo.

Nel Regio Editto del 15 dicembre 1762, il Comune figura come Chamoix, ma già nel 1783 (Regio Editto del 7 ottobre) la denominazione ufficiale era Chamois. In epoca fascista, dal 1939 al 1946, il toponimo fu italianizzato in Camosio. Invece, nel XVIII secolo, dopo la costruzione della chiesa, il villaggio di La Ville (o Grand-Ville) fu sostituito da Corgnolaz come capoluogo della comunità.


Una minuscola comunità: una settantina di abitanti

Nel 1707 Chamois contava 320 abitanti, mentre nel 1782 erano 386 e nel 1790 se ne contavano 351. Al 31/12/2017, i residenti erano 99, tra questi il 56 per cento era rappresentato da uomini e il 44 per cento da donne, di cui il 36 per cento era sposato, il 10 per cento separato e il 13 per cento aveva perso il coniuge. Attualmente gli abitanti sono poco più di 70. Una comunità piccola, raccolta, ma che accoglie i turisti sempre con il sorriso e la voglia di scambiare quattro chiacchiere. Unico neo: il mitico albergo Edelwiss, costruito interamente in legno, non è ancora stato riaperto, dopo che la proprietaria, una melomane, appassionata di opere liriche, è deceduta nei primi anni del Duemila. Come questo locale, anche il resto conserva ancora perfettamente le principali caratteristiche dei borghi alpini con case di pietra e legno e stradine strette con un’atmosfera autentica e affascinante. Un luogo autenticamente magico dove natura e tradizione si fondono in un’esperienza indimenticabile.

Data la quota, Chamois ha un clima tipicamente alpino. Gli inverni sono freddi e le precipitazioni sono per lo più nevose; nevicate intense possono infatti colpire il territorio comunale durante la stagione fredda. L'esposizione a sud contribuisce a mitigarne leggermente le giornate invernali. Le estati sono fresche e con frequenti episodi temporaleschi. Durante tutto il corso dell’anno è possibile la presenza di forti venti, tipici delle zone di montagna e di fondovalle.


Le tradizioni alimentari

Sopra questo abitato, a 2019 metri sul livello del mare, si trova il lago di Lod, presso l’omonima frazione, raggiungibile sia a piedi che in funivia, in una conca circondata da prati e gruppi di larici; il posto ideale per i picnic e il punto di partenza per ulteriori escursioni alpine. Durante la salita da Chamois in funivia, si gode di un’ampia vista soprattutto sul versante occidentale della Valtournanche, dove si individuano con facilità la Becca d’Aver, la punta Cian ed il Mont Pancherol.

Prosegue tuttora la tradizione del pane nero (di segale), cotto a legna, un alimento tipico valdostano, molto apprezzato dagli amanti della cucina tradizionale di montagna, che viene realizzato con farina di frumento integrale, di segale e di avena. Il 30 luglio, si celebra la festa patronale di San Pantaleone, occasione imperdibile per immergersi nella cultura, nell’artigianato e nelle tradizioni di questa incantevole località alpina; ogni anno, le vie del borgo si animano con una spettacolare mostra-mercato, una vasta esposizione di prodotti artigianali destinata ad incantare i visitatori per la maestria e la creatività dei suoi artigiani.

Da segnalare infine che il comune ospita dal 2010 “CHAMOISic”, tre giorni di Festival di musica sperimentale elettronica e jazz in alta quota in un contesto naturalistico d’eccezione. Il direttore di questo free-festival italiano è il trombettista Giorgio Li Calzi. Quest’anno gli appuntamenti sono previsti dal 19 al 21 luglio e il calendario degli artisti che vi parteciperanno sarà ufficializzato ai primi di giugno.


Note

[1] In:

https://www.laportadivetro.com/post/viaggio-nell-italia-insolita-e-misteriosa-24;

https://www.laportadivetro.com/post/viaggio-nell-italia-insolita-e-misteriosa-23;

https://www.laportadivetro.com/post/viaggio-nell-italia-insolita-e-misteriosa-21;




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