Al Novantesimo Mirko Ferretti, inossidabile "cuore granata"
- Michele Ruggiero

- 24 giu
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 25 giu
di Michele Ruggiero

Il 25 giugno 1935, giornata calda e afosa ad Alessandria, non dissimile da quella di oggi, nasceva Mirko Ferretti, all'anagrafe Amilcare. Un nome di ripiego, preso al volo (e nei fatti in solo comodato d'uso anagrafico) dall'affetto per un amico di famiglia, Amilcare Guazzardi, proprietario del Caffè Genova e gestore del bar dello stadio Moccagatta. A mamma Virgilia il funzionario comunale e il parroco non avevano lasciato altre vie d'uscita con la loro ferma opposizione al nome che desiderava per suo figlio: Walter, in alternativa Wilmer. Troppo anglofoni, sospetti, era stata la sentenza di primo e ultimo grado, in ossequio alle leggi fasciste e al Concordato del 1929. Dopodiché Amilcare si è trasformato in Mirko in virtù di una regola aurea e meravigliosamente umana: il nome è quello con cui ti riconoscono e non per quello che è stato scritto su una carta amministrativa.
Non suoni come ostentazione o peggio supponenza, ma di Mirko Ferretti, giocatore ed allenatore di calcio, che ha vestito la maglia del Toro negli anni Sessanta, dopo esperienze a Catania e Firenze, grande amico e collaboratore in panchina dell'ultimo allenatore dello scudetto granata, l'indimenticabile Gigi Radice, rischio di scrivere a memoria, alla stregua di una sorta di Intelligenza artificiale che riassume centinaia di pagine prodotte in passato, da "Una vita da secondo", con la bravissima Alessandra Demichelis, alle prefazioni cui ho dato un modesto contributo per libri biografici o autobiografici che ne hanno tracciato il suo impegno nel calcio e per il calcio.
Ma tutto ciò sarebbe verosimile, se non si fosse costretti ad inseguirlo, ad aggiungere nuovi pezzi alla sua vita per l'iperattivismo che lo contraddistingue. Mirko, affabulatore inarrestabile, ha trovato nel giornalista Alessandro Trifoglio, ex calciatore dilettante, l'ideale partner per mettere nero su bianco ricordi e analisi sul calcio di oggi e con essi arricchire le biblioteche granata (ma non solo). Negli ultimi quattro anni, ha sfornato quattro libri, tre con Trifoglio, passando da "Il calcio visto dal di dentro" a "Compagni di squadra, compagni di vita", da I ragazzi di via Oberdan" all'ultimo "Com'era bello il mio Filadelfia" (edito da arabAFenice). Quest'ultima raccoglie vissuti intensi e gloriose pagine sul "Tempio granata", sullo stadio degli Invincibili di capitan Valentino Mazzola, poi casa del prolifico vivaio granata dalla seconda metà del Novecento e degli allenamenti della prima squadra, e per iniziativa dell'allora direttore sportivo Federico Bonetto, campo di sfide cui erano invitati a mettere le scarpe bullonate anche i giornalisti.
La verve di Mirko è contagiosa, trascinante, come quando organizzò ad Alessandria un bellissimo momento conviviale per l'anniversario dello scudetto 1976. Gli scudettati dell'epoca risposero tutti o quasi all'appello con le loro famiglie, insieme con l'ingegnere capo di quella magnifica impresa sportiva Gigi Radice, con amici e alcuni giornalisti. Una giornata fuori dai rituali, fraterna. Ed è la stessa verve che dà titolo all'articolo, in parte tratto da un passaggio di alcune argute paginette che avrebbe letto al pranzo per i suoi 90 anni, appuntamento slittato per una serie di serie ragioni personali. Novant'anni che Mirko "gioca da titolare in un match calcistico ancora in parità, ma contro un avversario difficile da contenere, imprevedibile, camaleontico, sfuggente e pericoloso come l'incidere del tempo".
Novanta come i minuti di una sfida ad eliminazione diretta che in parità va ai tempi supplementari: altri trenta minuti. "Tanti con la resistenza e il fiato che incominciano a calare vistosamente", ammette. Però, da infaticabile mediano incontrista, le capacità difensive sono ancora il suo fiore all'occhiello e se non viene meno l'eleganza nel tocco, gettare la palla in tribuna nell'imminenza del pericolo non è segno di debolezza, ma solo di intelligenza. Mille di questi giorni, Amilcare detto Mirko.











































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