top of page

L'estate sta arrivando... e con essa anche le attese vacanze

di Emanuele Davide Ruffino e Miki Perassi


ree

"Estate, Sei calda come i baci che ho perduto, Sei piena di un amore che è passato, Che il cuore mio vorrebbe cancellar... Odio l'estate. Il sole che ogni giorno ci donava. Gli splendidi tramonti che creava...". Così cantava Bruno Martino con la sua voce melanconica negli anni Sessanta, inseguito trent'anni dopo da un Franco Califano doc, che ricordava alle sue donne amate "La storia di noi due, una favola... ma l'estate va e porta via con sé anche il meglio delle favole" con la sua "Un'estate fa", diventata anche cavallo di battaglia dell'inarrivabile Mina.

Storie romantiche d'estate in salsa musicale, ma anche grandi tormentoni al ritmo di chiacchiere sotto l'ombrellone come "L'estate sta finendo" dei Righeira o "Un'estate al mare" di Giuni Russo, con gli intellettuali salvati in extremis dalla poetica di Fabrizio de André con la sua feroce "Canzone per l'estate", parole anti-borghesi in tutto e per tutto. Insomma, non c'è estate sulle note, ma lo stesso vale anche per il cinema, che non abbia riportato tutti noi, almeno una volta nella vita, a questa magica stagione in cui i nostri sogni si realizzano, o si svelano o si incupiscono, lungo la traiettoria del nostro destino. Di seguito una riflessione sull'estate e le sue proiezioni di Emanuele Davide Ruffino e Miki Perassi (La Pdv).


Anche se angosciati dalle notizie che ogni giorno ascoltiamo, da temperature in anticipo di almeno un mese che non ci favoriscono, né aiutano il nostro rapporto con l'ambiente, l’estate è per antonomasia il periodo delle vacanze, le giornate sono più lunghe e ciò permette maggiori libertà di muoversi e la luminosità ci rende più felici. Le ferie nacquero secoli fa nelle Università per dare la possibilità agli studenti laici (gli ecclesiastici abbandonavano la loro precedente vita) di tornare a trovare le loro famiglie, cosa più agevole nei periodi estivi, sospendendo per alcune settimane gli studi. I tempi cambiano e oggi le vacanze, per alcuni, rappresentano l’occasione per un viaggio culturale, leggere un buon libro o riflettere su aspetti che la frenesia della vita moderna obbliga ad accantonare in un angolo.

 

Sappiamo ancora divertirci?

Vedere una persona ridere, aiuta a rilassarsi, ed ancora maggiore soddisfazione è data dal riuscire a far sorridere un amico ricoverato in ospedale: cosa non facile visto il suo status e la nostra paura nel sbagliare battuta, ma che soddisfazione regalargli un attimo di distrazione.  Il tempo che dedichiamo su come creare le condizioni per vivere con più allegria non è però una scienza che s’insegna a scuola o un argomento cui noi dedichiamo particolare attenzione. Viene da chiederci se siamo ancora interessati a divertirci?  Se guardiamo i dati economici la risposta è sicuramente positiva: le spese per le attività ludiche, comprese la ludopatia sono sistematicamente in crescita. Ma qui sta la differenza: siamo disposti a pagare perché qualcuno ci faccia divertire, perché in questa nobile arte siamo sempre meno disposti a cimentarci direttamente.

Un segnale positivo arriva dalla diluizione dei periodi di vacanze non solo più nel mese di agosto per evitare la ressa e i prezzi esorbitanti, e cercare i momenti climatici a noi più consoni per visitare i luoghi che apprezziamo nei momenti migliori (scelta non facile per le città d’arte, dove, come a Venezia, si chiede il biglietto d’ingresso e gli affittacamere modificano i prezzi con un ritmo che ricorda gli andamenti borsistici).

Ma se il divertirsi comporta una capacità di scegliere la location giusta nel momento opportuno, molto riguarda l’atteggiamento mentale con cui ci si approccia ai periodi di relax. Le esasperazioni manichee ci hanno portano ad un livello di odio maggiore che in passato: lo testimoniano i rapporti internazionali, dove le guerre ritornano ad essere una costante ma, rispetto al passato, condite da tanta demagogia sui mass media, al punto che parte delle azioni belliche o le crudeltà sugli ostaggi sono condotte per far notizia (o per nascondere la notizia). Anche i nostri rapporti interpersonali non vanno meglio, caratterizzati da relazioni sempre più instabili e in alcuni casi, inspiegabilmente violenti. Il saper convivere sembra diventare, non più una capacità individuale, ma un problema politico, ma dopo aver tolto a questa scienza molto potere per conferirlo ad una nuova casta sacerdotale che, seppur non scelta dal popolo, si attribuisce la possibilità di giudicare e di decidere su tutto lo scibile (salvo poi contraddirsi con sempre maggiore frequenza), generando un senso di alienazione che allontana la gente dal voto elettorale o dalla partecipazione ad attività pubbliche: meglio sedersi e criticare da leoni da tastiera che non prendersi qualche rischio e fare qualche cosa (e la regola si sposta anche nel fare umorismo: meglio tacere per non offendere nessuno che provare ad autodivertirsi!).

 

Sappiamo che cosa mangiamo?

L’arte culinaria non è solo divertimento, ma cultura e rispetto per la propria persona e ciò spiega come mai le società, opulente e non, dedicano tanta attenzione all’argomento, facendo crescere parallelamente gli interessi economici e le mistificazioni: dal mangiare quella che la natura e le stagioni proponevano (base alimentare dei nostri nonni) si è passati ad una letteratura su ciò che fa bene e ciò che fa male, che lascia spazio anche a tante fake news o a illusioni a buon mercato per i creduloni.

Le ultime mistificazioni, in ordine cronologico, riguardano i dazi mentre si tace sulla giungla di provvedimenti che regolano il commercio del settore. Stante la capacità di sofisticare gli alimenti è inevitabile che i diversi legislatori si siano cimentati nel cercare di accrescere i controlli e che, come per tutti i controlli, si rischia di degenerare nell’autoreferenzialità e nell’indurre tali organismi a preoccuparsi più di garantire la loro sopravvivenza che non quella di assicurare la qualità dei cibi e la tutela della salute.

Gli esempi non mancano: in questi giorni i giornali hanno bombardato di notizie sui dazi americani, ignorando i lacci e laccioli che da decenni rallentano i commerci, alimentari compresi, presenti dentro i confini dell’Unione Europea. Non si chiamano dazi, ma accise  (tasse sui prodotti, diverse da paese a paese) ma per il consumatore non è che cambi molto. La battaglia si sposta anche sulle etichette, dove in estrema sintesi, a far male sono sempre i beni prodotti dagli altri.

Curioso è poi il caso degli OGM: con l’abbattimento delle frontiere quanto coltivato in ambito UE può tranquillamente circolare e, se non si è laureati in chimica, è difficile capire cosa mangiamo. Può così succedere che in Italia non si possa coltivare granoturco OGM, ma poi per coltivare il granoturco nostrano si adoperano antiparassitari e concimi OGM, molto cari e prodotti all’estero, con il risultato di penalizzare la nostra agricoltura, senza alcun vantaggio, anzi con maggiori rischi per la salute. Nonostante l’evoluzione delle scienze si avverte ancora la necessità di produrre dogmi o l’illusione che proibire qualche cosa possa risolvere i problemi (o più esattamente si pensa di pulirsi la coscienza).

Tante sono le questioni che la nostra società lascia ancora irrisolte, ma le giornate lunghe e il bel tempo dovrebbero invitarci a lunghe passeggiate e alla ricerca di una buona tavola, meglio se senza quella protesi chiamata cellulare al fianco e senza ascoltare nessuno, provando così l’ebrezza della riflessione: un divertimento intellettuale da riscoprire! … in ogni caso buone vacanze e buon appetito.

Commenti


L'associazione

Montagne

Approfondisci la 

nostra storia

#laportadivetro

Posts Archive

ISCRIVITI
ALLA
NEWSLETTER

Thanks for submitting!

Nel rispetto dell'obbligo di informativa per enti senza scopo di lucro e imprese, relativo ai contributi pubblici di valore complessivo pari o superiore a 10.000,00, l'Associazione la Porta di Vetro APS dichiara di avere ricevuto nell’anno 2024 dal Consiglio Regionale del Piemonte un'erogazione-contributo pari a 13mila euro per la realizzazione della Mostra Fotografica "Ivo Saglietti - Lo sguardo nomade", ospitata presso il Museo del Risorgimento.

© 2022 by La Porta di Vetro

Proudly created by Steeme Comunication snc

LOGO STEEME COMUNICATION.PNG
bottom of page