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Punture di spillo. I Bitcoin nel paese di Acchiappacitrulli...

Aggiornamento: 3 ore fa

a cura di Pietro Terna

 

Ha centrato il bersaglio Paolo Savona,[1] presidente 88enne della Consob, affermando che «Alle turbolenze più recenti ha concorso il movimento della faglia tellurica delle cryptocurrency sottostante al territorio monetario e finanziario tradizionale, con possibili sbocchi dalle proporzioni imperscrutabili; il rischio è riemerso sotto la spinta dell'illusione di facili guadagni così ben descritta da Carlo Collodi nel “Campo dei miracoli” di Pinocchio e ha trovato alimento nel successo conseguito da quelli che hanno sfruttato l'occasione offerta dallo sviluppo delle tecnologie informatiche». A parlare a Pinocchio del Campo dei Miracoli, situato ad Acchiappacitrulli, nel paese dei Barbagianni – dove, piantando delle monete, è possibile far crescere un albero carico d'oro – sono il Gatto e la Volpe. Ora, a parlarci di crypto-qualchecosa, è The Donald in persona.


Siamo caduti nel gioco del Monopoli

Non dovremmo dire e scrivere cryptomonete o cryptovalute, ma cryptoasset – beni, elementi attivi di un bilancio – come attentamente chiosa la Banca d’Italia.[2] Beni immateriali creati dal nulla, come se i lettori di questo spillo decidessero di usare tra loro i soldi del gioco del Monopoli e stabilissero che il biglietto da 1 serve a comperare un caffè al bar di uno tra loro che lo gestisce; gli altri biglietti, in proporzione. Problema: come si procurano quei soldi i lettori dello Spillo?

Sentiamo che cosa dicono: io li ho in casa, in una bella scatola del gioco; io vado in un negozio e compero una scatola del gioco; io li fabbrico uguali uguali con una stampante a colori; io… Fermi, fermi, che confusione! Ma non basta, primo o poi da un angolo di strada comparirebbe qualcuno che vende o compera biglietti del Monopoli per moneta vera: euro, dollari,… Certo chiede molto quando vende e offre molto meno quando compera.

La realtà del bitcoin e dei suoi fratelli e cugini – piatto ricco mi ci ficco, ne sono nati letteralmente a migliaia – deriva da un’idea tra l’utopistico e l’anarchico, con una buona dose di confusione sui fondamenti dell’economia, molto mal interpretati, di un gruppo anonimo che nel 2008 pubblicò nel web un articolo con contenuti informatici e matematici non banali.[3] L’articolo proponeva una moneta senza un’autorità centrale che la emettesse e la regolasse. Il bitcoin, ecco il nome, ha sonnecchiato un po’ di anni, poi qualcuno si è convinto che il suo valore sarebbe salito e la corsa della speculazione è partita, sino ad arrivare ai valori astronomici attuali. È come se quello che sbuca dietro l’angolo e vuole venderci un foglietto del Monopoli da 1, ci chiedesse un po’ di più di 92mila euro!

 

E se "gatto e volpe" fosse Trump in persona? Ecco che le cose si complicano

Il quotidiano francese Le Monde[4] del 21 giugno scrive che (mia traduzione): I banchieri centrali, che finora consideravano le criptovalute un semplice fastidio, sono diventati molto più nervosi da quando, martedì 17 giugno, il Senato degli Stati Uniti ha approvato il Genius Bill (Guiding and Establishing National Innovation for U.S. Stablecoins), a seguito dell'ordine esecutivo del presidente Donald Trump del 6 marzo che istituisce una riserva strategica di criptovalute. Ora temono che Trump utilizzi le stablecoin [criptovaluta il cui valore è indicizzato a un altro prodotto] indicizzate al dollaro per riconfigurare il sistema monetario globale (facendo arricchire se stesso e la sua famiglia nel processo). Temono un deliberato e caotico smantellamento dell'ordine monetario del XX secolo, in cui le banche centrali regnavano come unici artefici del denaro.

Altro che essere nervosi! Il Gatto e la Volpe sono dei piccoli insignificanti truffatori da villaggio rispetto al presidente che lancia super-bombe, fa paragoni con il bombardamento di Hiroshima e invoca la benedizione di Dio su questo e su quello.[5] Intanto, come denuncia Le Monde, pensa anche a far soldi con l’impresa di famiglia che commercia in crypto-qualsiasicosa.

Il Fondo Monetario Internazionale spiegava il rischio delle stablecoin con grande chiarezza già in un lavoro del 2022;[6] l’articolo delinea molto bene la trasformazione subita dal mondo crypto, da utopia e sogno libertario a materia di sfrenata speculazione. Trump certamente non l’ha letto oppure… l’ha letto – più probabile, glielo hanno raccontato – e ha pensato «OK, molto bene, così s’ha da fare».

 

Il nostro oro a Washington... è ancora al sicuro?

Per noi, molta prudenza: un articolo del Financial Times[7] riguarda la Germania e l’Italia, dato che il nostro oro e quello tedesco sono in gran parte custoditi negli Stati Uniti. De Gaulle, il suo, se l’era riportato a casa a metà degli anni ’60. Il FT annota con grande chiarezza che (mai traduzione):

In vista del viaggio del primo ministro italiano Giorgia Meloni a Washington per incontrare Trump in aprile, il commentatore economico Enrico Grazzini ha scritto sul quotidiano Il Fatto Quotidiano: «Lasciare il 43% delle riserve auree italiane in America sotto l'inaffidabile amministrazione Trump è molto pericoloso per l'interesse nazionale».

Bravo Grazzini, bravo il Fatto Quotidiano, bravissimo il FT che si occupa analiticamente dei problemi; male, malissimo, i congiurati del silenzio che di questi problemi non parlano.

La chiosa del baccelliere di musica giunge a proposito. La società contadina era una società a bassa scolarizzazione. Come racconta Ignazio Silone in Fontamara, non era immune da truffe e imbrogli. Tuttavia, portava con sé gli anticorpi della diffidenza. Il gatto e la volpe, il Campo dei Miracoli, le cinque monete d’oro da moltiplicare facevano parte della parabola utile a far passare il concetto: diffidate di coloro che pretendono di regalarvi qualche cosa, subodorate l’inganno.

Purtroppo, siamo diventati una società che non è più in grado di riservare la diffidenza a ciò che la merita. Alla diffidenza nei confronti di ciò che puzza di imbroglio, una parte della società, non maggioritaria ma significativa, preferisce la diffidenza nei confronti della competenza. E poi il denaro facile. Denaro che non viene da lavoro, idee, intelligenza, impegno, ma da moltiplicatori non ben definiti. La percentuale di quelli che ci credono è alta. Molti ne sono stati tentati almeno una volta. Al Pinocchio dedicò un lavoro discografico che fece epoca Edoardo Bennato. Il baccelliere, tredicenne, ne fu conquistato.

Questo LP - allora si chiamavano così - costava la bellezza di 6.500 lire e iniziava con È stata tua la colpa.[8] Potremmo ricavarne un monito molto attuale: la colpa è nostra, noi che crediamo alle criptovalute, noi che - soprattutto - siamo allettati da guadagni facili. Il paese di Acchiappacitrulli è per l’appunto appannaggio di questi ultimi. Nessuno vorrebbe esservi annoverato. L’occasione sarebbe il voto. Ma la società dei consumi ci permette di votare anche facendo - o evitando - il trading on line.


Note

[2] Qualche riferimento da spilli recenti e meno recenti; i titoli sono tutti cliccabili:

[3] Con lo pseudonimo non ancora svelato di Satoshi Nakamoto, Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System, https://bitcoin.org/bitcoin.pdf

[4] Le Monde, 21 giugno 2025, Les « stablecoins », cheval de Troie d’une privatisation de la monnaie.

[5] Annunciando il bombardamento in Iran, Trump ha detto «I want to just thank everybody, in particular, God. I want to just say we love you God, and we love our great military, protect them. God bless the Middle East, God bless Israel, and God bless America», https://www.thedailybeast.com/donald-trumps-strange-god-talk-has-people-concerned/, la traduzione non serve.

[6] Stablecoins are far from the revolutionary ideals of crypto’s creators and are not without risk, https://www.imf.org/en/Publications/fandd/issues/2022/09/Basics-Crypto-conservative-coins-Bains-Singh

[7] Germany and Italy pressed to bring $245bn of gold home from US - Trump’s attacks on the Fed and growing geopolitical risks reignite public debate about repatriating bullion, 23 giugno 2025

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