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Storia del Movimento5Stelle-13 Verso il superamento dei partiti politici...

di Giorgio Bertola


@Tonino Di Marco

Tredicesima puntata della storia del Movimento 5 Stelle scritta da Giorgio Bertola, consigliere regionale del Piemonte (Gruppo misto-Europa Verde), uno dei fondatori di quest'esperienza a Torino, le cui vicende entrano a far parte della scena politica italiana nel 2009. Gli appuntamenti ogni martedì e venerdì della settimana.


Tra le prime proposte del M5S è presente quella dell’introduzione del referendum propositivo e dell’eliminazione del quorum per tutti i referendum[1], con la prospettiva di un futuro nel quale tenerli online. Referendum che possono servire anche per “licenziare” il politico-dipendente dei cittadini, con l’istituto del recall[2], che nel nostro ordinamento contrasta con l’art. 67 della Costituzione, che prevede l’assenza di vincolo di mandato per i membri del Parlamento. Per il M5S i parlamentari e gli eletti a tutti i livelli, in qualità di “portavoce dei cittadini”, devono rispettare alla lettera il programma elettorale e le decisioni degli iscritti, e si devono dimettere in caso di passaggio al Gruppo misto o ad altra forza politica[3].

La piena realizzazione della democrazia diretta in rete, nella visione dei fondatori del M5S, porterà alla scomparsa dei politici e del M5S stesso, in quanto non avrebbe più alcuna ragione di essere, in un simile contesto[4]. Per Floridia e Vignati[5] il M5S concepisce la democrazia diretta con due significati diversi. Da una parte i referendum convivono con forme più tradizionali di democrazia rappresentativa, e ne fungono da supporto; dall’altra troviamo l’aspirazione a un futuro basato sul superamento dei partiti politici, della rappresentanza e dell’intermediazione, una prospettiva utopica alimentata dalle visioni futurologiche di Gianroberto Casaleggio come risposta alla crisi della democrazia rappresentativa.

Un ulteriore fattore di contraddizione è rappresentato dalla compresenza nella struttura organizzativa del M5S di elementi di orizzontalità e di verticalità[6]. Casaleggio considera il concetto di leadership come contrario alla democrazia diretta[7], ma Beppe Grillo è l’unico titolare dei diritti d’uso del contrassegno del M5S, e il suo agire è quello di un leader carismatico, che si fa forte del suo rapporto con le piazze e può espellere i suoi seguaci con poche righe sul suo blog[8].

L’articolo 7 del “non statuto” stabilisce che le modalità di candidatura nelle liste del M5S siano definite in funzione della tipologia di consultazione elettorale, con pubblicazione online dell’identità dei candidati e discussioni «pubbliche, trasparenti e non mediate» sul loro conto. Nell’ottobre del 2012 sul blog di Grillo vengono definite le regole per le candidature alle elezioni politiche del febbraio 2013[9] e all’inizio del mese di dicembre, su una sezione del blog appositamente creata, si svolge la prima votazione online del M5S, con la quale si decide la totalità dei candidati alle elezioni politiche.

L’idea di una “piattaforma dei cittadini”, sulla quale scegliere “con un clic” le persone da mandare in Parlamento era già nelle intenzioni di Beppe Grillo nel 2010, quando ne aveva parlato nel corso dell’evento Woodstock 5 Stelle tenutosi a Cesena nel mese di settembre[10]. Per arrivare a una vera e propria piattaforma di partecipazione si deve tuttavia aspettare fino all’ottobre 2013, quando viene lanciato il Sistema Operativo del M5S[11], per mezzo del quale gli iscritti (quasi 90.000 quelli dichiarati a quel tempo) possono scegliere i candidati per tutte le consultazioni elettorali, votare i candidati da proporre per importanti cariche pubbliche, decidere su temi di interesse nazionale, raccogliere fondi, creare eventi e gestire la comunicazione tra gli eletti e gli iscritti al M5S. Alcune delle funzioni elencate sono già disponibili, mentre altre verranno rilasciate in seguito.

@Tonino Di Marco

La votazione online più importante del 2013 è quella per la scelta del candidato M5S alla presidenza della Repubblica. A partire dal 2014 le consultazioni online sono più frequenti e riguardano sia le candidature che la posizione del M5S su temi in discussione in Parlamento. Su 23 votazioni, tuttavia, ben 9 riguardano la legge elettorale da opporre a quella proposta da Matteo Renzi[12]. La crescente importanza della piattaforma di partecipazione rende sempre più evidente il potere e l’influenza di Gianroberto Casaleggio e della sua azienda nella gestione di tutto ciò che riguarda il M5S, dal trattamento dei dati degli iscritti alla certificazione delle liste, dalla stesura dei regolamenti interni alle espulsioni[13]. Un’influenza ben radicata anche nei gruppi parlamentari del M5S. Il Codice di comportamento sottoscritto da tutti i candidati del M5S alle elezioni politiche del 2013 prevede infatti che la costituzione di gruppi di comunicazione presso la Camera ed il Senato, resa possibile dai fondi assegnati dai rispettivi Uffici di Presidenza, sia «definita da Beppe Grillo in termini di organizzazione, strumenti e di scelta dei membri»[14]. Il documento stabilisce inoltre che i due coordinatori dei gruppi di comunicazione si debbano relazionare col blog di Grillo e col sito nazionale del M5S. Nei rapporti interni al movimento l’influenza della società di Gianroberto Casaleggio e del suo entourage verrà messa sempre più in discussione quando il cofondatore del M5S sarà costretto a ridurre il suo impegno per via della malattia che ne causerà la morte, col conseguente passaggio di testimone al figlio Davide[15].


Note

[1] Grillo, Beppe, A riveder le stelle, Milano, RCS Libri, 2010, p. 30.

[2] Il recall è un referendum di revoca di un eletto prima della fine del suo mandato. Istituto presente in diversi paesi, ha avuto una forte eco mediatica nel 2003, quando venne revocato il governatore della California Gray Davis, poi sostituito da Arnold Schwarzenegger. Gianroberto Casaleggio si esprime a favore del recall in una intervista al Corriere.it del 2013, ripresa in Casaleggio, Gianroberto, Aforismi, Milano, Chiarelettere Editore, 2016, p. 32.

[3] L’obbligo di dimissioni in caso di passaggio al Gruppo misto o ad altra forza politica è anch’esso in contrasto con l’art. 67 della Costituzione. Nel contesto europeo l’unica Costituzione in cui si prevede la decadenza dal mandato in caso di passaggio ad una forza politica diversa da quella con cui si è stati eletti è quella portoghese.

[4] Ibidem.

[5] Floridia, Antonio e Vignati, Rinaldo, Deliberativa, diretta o partecipativa?, Quaderni di Sociologia, 65, 2014, pp. 51-74

[6] Su questo cfr. cap. I, par. 1.2.

[7] Casaleggio, Gianroberto, Aforismi, Milano, Chiarelettere Editore, 2016, p. 39.

[8] Tali espulsioni sono avvenute fino a quando il M5S non si è dotato di un Codice Etico e di un Collegio dei Probiviri, cfr. cap. I, par. 1.3.

[9] Cfr. cap. I, par. 1.2.

[12] Mosca, Lorenzo, Problemi e limiti del modello organizzativo “cybercratico” nell'esperienza del Movimento 5 Stelle, Ragion pratica 1, 2015: 37-52, p. 46

[13] Biondo, Nicola, e Canestrari, Marco, Il sistema Casaleggio, Milano, Adriano Salani Editore, 2019, p. 16.

[14] Il Codice di comportamento è reperibile al seguente link: https://www.ilpost.it/2013/03/01/codice-comportamento-parlamentari-m5s/, consultato il 12 gennaio 2023. Il contenuto del documento viene ripreso anche nei regolamenti dei gruppi parlamentari del M5S; qui il regolamento del gruppo al Senato: https://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg17/file/repository/composizione/regolamenti_gruppi/regolamento-gruppo-movimento-5-stelle-xvii-legislatura.pdf, consultato il 12 gennaio 2023.

[15] Cfr. cap. I, par. 1.2


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