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SETTIMANA FINANZIARIA. Trump detta sempre le novità...

a cura di Stefano E. Rossi


Attaccàti al Trump. Si direbbe che in Borsa non ci sia modo di scollarsi dalle improvvide e repentine dichiarazioni del Presidente Usa. Un venerdì piatto si rianima alla minaccia del ripristino dei dazi al 50% all’Unione Europea dall'1 giugno. Mercati di tutto il mondo in picchiata a metà seduta, per poi riprendersi lentamente, cercando di capire se si tratta solo della solita fuga in avanti presidenziale. Il Segretario del Tesoro Usa, Scott Bessent, appellandosi alla mancanza di buona fede dell’UE, l’aveva anticipato domenica scorsa in un’intervista alla rete televisiva NBC: chi non vuole negoziare tornerà ai livelli del 2 aprile.

Ricordiamo: si era partiti un mese fa con i dazi stellari, subito dopo non era più vero ed è arrivato il rinvio di tre mesi e, adesso, non è già più così e si ritorna alla casella di partenza. Ormai è tutto sempre più difficile da interpretare.

 

Parola d'ordine: denigrare Moody's

Anche venerdì della scorsa settimana, a borse americane appena chiuse, c’erano state sorprese. Era arrivata la cattiva notizia del declassamento del debito americano ad opera di Moody’s. Le ripercussioni si stanno tuttora protraendo. Ovviamente, si dava per scontata la reazione della Casa Bianca, che è prontamente arrivata con l’attacco a Mark Zandi, il capo economista: nessuno prende sul serio la sua analisi; è stato dimostrato ripetutamente che si sbagliava. 

Però, a quanto pare, in giro per il mondo sono in tanti a dare credito alle valutazioni dell’autorevole agenzia di rating newyorchese. Stando agli ultimi dati resi noti, gli acquisti provenienti dagli investitori esteri dei titoli del Tesoro Usa si sono ridotti a circa il 30% del totale negoziabile, cioè quasi la metà rispetto alla crisi del 2008. La debolezza dei titoli di Stato Usa, che si riverbera anche su tassi sempre più alti e che sono saliti di un altro 0,20-0,25% nell’ultimo mese, è da tempo denunciato dalle diverse autorità finanziarie statunitensi.

Benché quella di Moody’s non sia passata come una bocciatura individuale, perché imputata a inappropriate politiche tributarie realizzate sotto più presidenze, il fatto che l’agenzia di rating si sia mossa durante l’amministrazione Trump è il segno evidente che il cambio d’inquilino alla Casa Bianca e le misure da lui intraprese non siano stati giudicati risolutivi.


"Scegliete il vostro veleno" 

Intanto, a fine mese, i consumatori Usa fanno i conti con i pochi dollari rimasti nel borsellino della spesa. Molti auspicano che le aziende di distribuzione americane, come il colosso dei supermercati Walmart, si facciano carico dell’aumento dei prezzi provocato dall’imposizione dei dazi sui beni di consumo.

Scegliete il vostro veleno! Ammonisce l’economista indipendente Peter Boockvar. Questa scelta rischierebbe di avere solo una valenza d’immagine. Infatti, si compenserebbe con i minori sconti sugli articoli esentati dagli aggravi sull’import e, di fronte alla possibile diminuzione dei profitti per il settore del commercio al dettaglio, verrebbero ridotte le assunzioni, i programmi d’investimento e i dividendi sulle azioni.


Cose di casa nostra: tra corsi e ricorsi... giudiziari  

Torniamo a casa nostra, dove il clima non è certo più sereno. È muro contro muro, tra finanza e politica e con il presidente di Consob, Paolo Savona, che minaccia le dimissioni. Il risiko bancario italiano si sposta dalle contrattazioni regolamentate alle dispute giudiziarie. Unicredit ricorre al TAR. Punta a rimuovere il decreto varato da Palazzo Chigi per l’esercizio della Golden Power, cioè il veto governativo sull’offerta pubblica di scambio. La preda è Banco BPM, che martedì prossimo riunirà il Consiglio per deliberare, anche lei, un contro-ricorso al TAR del Lazio. Il suo obiettivo è di rendere inefficace un’altra decisione, quella di Consob. L’autority di Borsa ha appena deciso una sospensione. Questa, di fatto, si traduce nell’allungamento di trenta giorni della finestra utilizzabile dagli azionisti BPM per l’adesione all’offerta ostile di Unicredit. Il management della banca sotto attacco è furibondo, come se l’arbitro avesse fischiato un rigore contro, nei minuti di recupero.

Corsi e ricorsi, diceva Giambattista Vico. Ma questi ultimi, i ricorsi, riguardano i tribunali e rispecchiano un’involuzione della libera competizione finanziaria, peraltro all’interno del mercato domestico, sulla quale la politica del Governo ha esplicite responsabilità. E mentre la discesa in campo degli avvocati agita i corridoi della finanza italiana, i corsi, stavolta quelli azionari, rischiano di patire gli effetti negativi di fusioni sub-ottimali. Questo termine, utilizzato dagli analisti, esprime l’inefficienza in un processo di integrazione. Addossa ai comportamenti difensivi, compresi i tentativi d’influenza della politica, il mancato sviluppo dei piani strategici di acquisizione e dei posizionamenti competitivi desiderati, che i trader avevano già promosso o respinto con l‘espressione favorevole o penalizzante della quotazione di mercato.

 

In discesa Mps e Saipem

A Piazza Affari due forti correzioni di prezzo che, dopo i passati rialzi, toccano Saipem e Banca MPS. Sulla prima, prevale il realizzo dei guadagni a valle della notizia, ormai data per assodata, di una probabile fusione con la norvegese Subsea7. Stessa sorte per la banca senese, che vede monetizzare i recenti guadagni e scende, nonostante un’operazione difensiva coordinata da J.P. Morgan SE. Questa manovra dovrebbe avere l’obiettivo di sostenere il prezzo di mercato dei titoli a un livello superiore rispetto a quello del mercato aperto, nell’arco di un periodo di stabilizzazione di un mese, iniziato il 21 maggio. Durante questo periodo, i Manager della Stabilizzazione potranno assegnare titoli fino al 5% dell’importo nominale complessivo delle azioni. Visto che per adesso Banca MPS è risultato il titolo peggiore del listino, aspettiamo i prossimi sviluppi per capire se dietro i ribassi c’è qualcos’altro o si tratta solo di attività speculative o di considerazioni dell’analisi tecnica.

 

Il Borsino della settimana – rassegna dei migliori e dei peggiori titoli del listino FTSE MIB.

I Tori: Leonardo +4,99%, Terna +3,88%,

Gli Orsi: Banca MPS -10,79%, Saipem -8,93%

FTSE MIB: -2,89% (valore indice: 39.475)

 

I presenti commenti di mercato rivestono un esclusivo scopo informativo e non intendono costituire una raccomandazione per alcun investimento o strategia d’investimento specifica. Le opinioni espresse non sono da considerare come consiglio d’acquisto, vendita o detenzione di alcun titolo. Le informazioni sono impersonali e non personalizzate.

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