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Storia del Movimento5Stelle-12 Prove di democrazia digitale

di Giorgio Bertola


Dodicesima puntata della storia del Movimento 5 Stelle scritta da Giorgio Bertola, consigliere regionale del Piemonte (Gruppo misto-Europa Verde), uno dei fondatori di quest'esperienza a Torino, le cui vicende entrano a far parte della scena politica italiana nel 2009. Gli appuntamenti ogni martedì e venerdì della settimana.


Il “non statuto” del Movimento 5 Stelle[1] definisce la nuova forza politica come una “non associazione”, senza referenti politici, nella quale “ognuno vale uno”. All’art. 4 dello stesso documento si chiarisce infatti che il M5S

non è un partito politico né si intende che lo diventi in futuro. Esso vuole essere testimone della possibilità di realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi, riconoscendo alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi.

Per Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio il motto “ognuno vale uno” è una delle leggi della rete, si colloca alla base della democrazia diretta, e della nascita di movimenti orizzontali, transnazionali, universali che, per la prima volta nella storia, hanno la possibilità di condizionare e determinare le scelte che riguardano la loro vita, dal quotidiano al planetario, dal quartiere della propria città all’ONU[2].

Per i fondatori del M5S i punti di riferimento principali sono quindi i movimenti sociali in rete che in quegli anni sono sorti in diversi luoghi del mondo. Manuel Castells[3] considera tali movimenti come strumenti di contropotere, e leve del cambiamento sociale. A muovere i cittadini che ne fanno parte e a indurli a spendersi in prima persona sono il peggioramento delle condizioni materiali di vita e la sfiducia nei confronti della politica.

Sono movimenti che si basano su Internet e sulle reti mobili di comunicazione, ma che occupano anche spazi urbani. Sono locali, ma al contempo anche globali, in quanto si collegano ad altre esperienze e da esse vengono ispirati. Per Castells, tuttavia, il M5S, pur essendo un importante sintomo rivelatore della crisi della democrazia rappresentativa, non è un movimento sociale in rete autonomo come quelli osservati in altri paesi[4]. E’ stato infatti creato e controllato da un solo leader, che ha il potere assoluto sulle sue azioni e la cui voce ufficiale è il blog del suo fondatore. In questo senso, secondo Castells, l’esperienza del M5S è più vicina alla tradizione dei movimenti populisti[5].


"Digitalismo politico"

La fiducia nei confronti della rete, da parte dei fondatori e degli aderenti al M5S, è totale, e ne rappresenta la base ideologica. L’accesso alla rete è connesso al concetto stesso di cittadinanza; un diritto che si acquisisce dalla nascita, da garantire a tutti per mezzo della copertura totale di Internet a banda larga a livello nazionale[6]. Un insieme di mito e programma politico che Marco Morosini, per anni ispiratore e ghostwriter di Grillo, chiama “digitalismo politico”[7]. Una visione già espressa da Gianroberto Casaleggio nel video del 2008 Gaia, il futuro della politica[8]. Internet permette lo sviluppo di un’intelligenza collettiva, e la rete diventerà un’estensione dell’intelligenza individuale. Il concetto si collega a quanto espresso da De Kerckhove, secondo il quale Internet è un’estensione della memoria privata che si fa collettiva, e permette lo sviluppo di una mente connettiva[9]. La rete, per Grillo e Casaleggio, ha tre funzioni fondamentali. In primo luogo non è solo un nuovo media, ma uno strumento di disintermediazione, in grado depotenziare il legame tra i media tradizionali e il potere e abbattere le barriere tra cittadini ed istituzioni. La rete è inoltre lo strumento attraverso il quale portare trasparenza nella gestione della cosa pubblica. Gli attivisti del M5S muovono i primi passi all’interno dei palazzi comunali riprendendo le sedute dei consigli e mandandole in rete. E’ l’operazione Fiato sul collo: per il M5S i consiglieri comunali, come tutti gli altri politici, «sono nostri dipendenti e come tali devono rendere conto pubblicamente delle loro azioni. Chi lo impedisce va denunciato»[10]. Quando le riprese vengono negate, il diniego stesso diventa l’evento da divulgare su YouTube. Il movimento nato in rete sfrutta tutte le potenzialità del Web 2.0 e dell’autocomunicazione di massa[11] per raggiungere il maggior numero possibile di persone. Rete come strumento di disintermediazione e di trasparenza, ma soprattutto come futuro della politica e mezzo attraverso il quale realizzare la democrazia diretta. (continua)


Note

[2] Casaleggio, Gianroberto, e Grillo, Beppe, Siamo in guerra, Milano, Chiarelettere Editore, 2011, p. 7.

[3] Castells, Manuel, Comunicazione e potere, Milano, EGEA, 2014, p. XLVI

[4] Castells, Manuel, Reti di indignazione e di speranza, Milano, Università Bocconi Editore, 2015, p. 375.

[5] Su M5S e populismo cfr. anche cap. I, par. 1.2.

[6] Grillo, Beppe, A riveder le stelle, Milano, RCS Libri, 2010, p. 173.

[7] Tintori, Chiara, L’utopia digitale del MoVimento 5 Stelle, Aggiornamenti sociali, 2018: 552-559, p. 553.

[8] Versione italiana reperibile su https://www.youtube.com/watch?v=rx46BpHQ2mo, consultato il 2 gennaio 2023.

[9] De Kerckhove, Derrick, Psico-tecnologie: interfaccia del linguaggio, dei media e della mente, Roma, Carocci, 1997, p. 12.

[10] Casaleggio, Gianroberto, e Grillo, Beppe, Siamo in guerra, Milano, Chiarelettere Editore, 2011, p.24.

[11] Castells, Manuel, Comunicazione e potere, Milano, EGEA, 2014, p. 80.




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