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Storia del Movimento5Stelle-23. Piattaforma "Rousseau", troppe le occasioni perdute

di Giorgio Bertola


Ventitreesima puntata della storia del Movimento 5 Stelle scritta da Giorgio Bertola, consigliere regionale del Piemonte (Gruppo misto-Europa Verde), uno dei fondatori di quest'esperienza a Torino, le cui vicende entrano a far parte della scena politica italiana nel 2009. In questa puntata l'autore conclude l'analisi sulla rete intesa "come strumento di trasparenza delle istituzioni, di disintermediazione e di realizzazione della democrazia diretta".


Risulta inoltre fondamentale, ai fini della nostra analisi, confrontare le cinque caratteristiche comuni a quasi tutte le piattaforme di partecipazione elencate da De Blasio e descritte nell'articolo precedente[1], con quelle relative alla piattaforma Rousseau. Per quanto riguarda l’inclusione, Rousseau, a parte alcuni contenuti visibili a tutti, è fruibile solo per coloro i quali hanno effettuato l’iscrizione al M5S, che ha come requisito la maggiore età e la cittadinanza italiana. La governance del sistema, inoltre, è tutt’altro che condivisa, in quanto è in mano all’Associazione Rousseau e quindi, di fatto, a Davide Casaleggio e ai collaboratori da lui scelti.


Le violazioni dei dati e l'intervento del Garante

La piattaforma di partecipazione del M5S si è poi mostrata vulnerabile agli attacchi informatici, subendo violazioni che hanno messo a rischio la tutela dei dati degli iscritti, subendo anche provvedimenti da parte del Garante per la protezione dei dati personali. Per quanto attiene all’aspetto della responsiveness, la piattaforma ha delle sezioni che permettono relazioni interattive, ma più tra la base e i rappresentanti del M5S nelle istituzioni, come nel caso di Lex, che tra gli iscritti. Questi, infine, come già evidenziato, hanno la possibilità di proporre istanze “dal basso” solo nel caso delle proposte di legge, mentre per il resto si devono limitare a proporre modifiche alle proposte degli eletti del M5S o a votare su quesiti posti dai vertici.

Le caratteristiche sopra descritte, quindi, assimilano solo in piccola parte Rousseau ad una piattaforma di partecipazione in senso compiuto.


L'orientamento di Giuseppe Conte

Le scelte successive alla rottura tra il M5S e Davide Casaleggio e all’abbandono di Rousseau non hanno fatto altro che peggiorare il quadro; il M5S di Giuseppe Conte ha senza dubbio un approccio meno fideistico nei confronti della rete, ma il nuovo corso del M5S si limita ad utilizzare un sistema fornito da una società privata che permette di effettuare consultazioni online[2] per scegliere solo una parte dei suoi candidati alle elezioni e per recepire decisioni già prese dal suo leader, senza alcuno spazio di approfondimento e di discussione. Un’occasione persa per superare le criticità di Rousseau e andare verso una piattaforma aperta, con una governance condivisa e spazi di confronto e costruzione di decisioni sulla linee di un soggetto politico presente nelle istituzioni da oltre un decennio nel panorama nazionale.

L’esperienza del M5S ha certamente portato nel quadro politico italiano ed europeo degli elementi di rinnovamento della classe politica e di novità nelle modalità di partecipazione, ma alla luce delle considerazioni esposte in questa sezione non si può affermare che sia stato un esperimento di democrazia digitale a tutto tondo, né che stia compiendo delle scelte che lo conducano in tale direzione.

 

Note

[2] Il M5S attualmente utilizza il servizio Skyvote



Precedenti puntate in:


https://www.laportadivetro.com/post/storia-del-movimento5stelle-14-piattaforma-rousseau-e-l-eredità-di-gianroberto-casaleggio; 

https://www.laportadivetro.com/post/storia-del-movimento5stelle-15-piattaforma-rousseau-criticità;


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