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"Torneranno i prati", la guerra secondo Ermanno Olmi

Aggiornamento: 8 ore fa

di Marco Travaglini


Era la fine di maggio del 1918 e lo Stato maggiore dell'Esercito italiano comandato dal gen. Luigi Cadorna si apprestava a studiare gli ultimi dettagli di quella che sarebbe diventata la battaglia degli Altipiani, per riprendere quelle strisce di terra perdute nella primavera precedente sotto la spinta offensiva degli austro-ungarici. Gli scontri cominciarono il 10 giugno e si conclusero il 29 dello stesso mese. In quei venti giorni, l'esercito italiano impiegò 300 mila uomini, mentre gli imperiali misero in campo circa 100 mila uomini. La battaglia fu sanguinosa e le perdite italiane si calcolarono in 25 mila soldati, contro circa 9mila degli avversari. Una carneficina che rivela anche la dimensione della sconfitta italiana che il generale Cadorna addossò, nel suo stile, sulle spalle dei suoi subalterni e addebitò alla propaganda sovversiva.

Ermanno Olmi, uno dei grandi maestri del cinema italiano, ritornando su quei fatti e sulle vicende più complessive di quell'inutile strage, come la definì papa Benedetto XV, usò parole dure parlando del suo film Torneranno i prati: “Credo che la celebrazione del centenario della Prima Guerra Mondiale non abbia alcun senso se non chiediamo scusa per il tradimento di cui siamo stati colpevoli nei confronti dei giovani e dei milioni di morti in quel conflitto”.  Una pellicola che non era sulla guerra, ma sul dolore della guerra, ritornato prepotente in Europa e a Gaza.

Ermanno Olmi, regista bergamasco che ha fatto la storia del cinema italiano con film come Il posto (1961) e L’albero degli zoccoli (1978) scelse di raccontare gli orrori della Prima guerra mondiale nella sua ultima pellicola. Il film venne dedicato al padre («che quand’ero bambino mi raccontava della guerra dov’era stato soldato») e si basò proprio sui ricordi di quest’ultimo, come dichiarato dallo stesso Olmi. La vicenda si svolge nell’arco di una sola nottata, sul fronte Nord-Est, dopo gli ultimi sanguinosi scontri del 1917 proprio sugli Altipiani. I soldati, la cui postazione è sommersa dalla neve, sono spaventati e ormai privi di speranza: il prossimo attimo potrebbe essere il loro mentre i bombardamenti si susseguono senza tregua. Il senso dell’attesa, la paura di quanto potrà accadere da un momento all’altro, rendono la pellicola ancor più straziante e drammatica: il nemico non ha volto, ma la minaccia è palpabile e incombente dal primo all’ultimo minuto. In mezzo a spari, feriti e morti, rimane la bellezza del paesaggio montano circostante, la cui pace si pone in evidente contrasto con la guerra che la sta attraversando.

Girato sull’Altopiano di Asiago, Torneranno i prati è un lungometraggio per non dimenticare coloro che sono caduti durante il conflitto: una pellicola in cui il regista mostra la terribile fine di quei soldati di cui si è persa, colpevolmente, memoria. La fotografia, dalle tonalità seppia, trasmette al meglio la sensazione di un prodotto storicamente credibile, approfondito e curato in ogni dettaglio. Gli stessi suoni sono evocativi: quello dei campanelli sul filo spinato, il rumore assordante delle bombe, lo scandire delle vite attraverso il continuo e inesorabile rimbombo delle esplosioni in lontananza. Le riprese, accompagnate dalla musica di Paolo Fresu, coinvolsero l’Altopiano di Asiago, luogo caro al regista, durante un gelido inverno. Esattamente in Valgiardini, a quota 1.100 metri, vennero girate le scene all’interno della trincea, mentre per gli esterni venne scelta la località Dosso Di Sopra Val Formica - Cima Larici, a quota 1.800  metri. La storia, quella vera e sofferta, è fatta anche di ricordi materiali e non solo emotivi (quelli che interrogano lo spettatore quando uno e più protagonisti fissano lo schermo in avanti, squarciando l’inquadratura, fissando la sala, come a urlare la loro ingombrante presenza nel ricordo di tutta la storia della nazione). Il maestro Olmi, con questa opera d’arte cinematografica, offrì uno strumento di memoria e ricordo perenne dell’orrore della guerra, di tutte le guerre.

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