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Per passione, non solo musica e parole...

All'ascolto di note per la pace

a cura del Baccelliere

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Woody Allen sostiene che ascoltare la musica di Wagner susciti l’impulso ad occupare la Polonia[1]. Woody Allen, ancora oggi che sta per spegnere novanta candeline, conserva un modo fantasioso di stigmatizzare la realtà. Ed è un appassionato di musica. Suona il clarinetto. Per oltre venticinque anni si è esibito tutte le settimane al Café Carlyle dell'Hotel Carlyle di Manhattan con la New Orleans Jazz Band. E in questa veste è stato protagonista di una tournée che lo ha portato anche nel nostro paese.

Ama il sarcasmo e, pur avendone probabilmente gli strumenti, non ha mai voluto prodursi in un aforisma uguale e contrario rispetto a quello che mette in bocca a Larry Lipton: esiste una musica che avrebbe il potere di suscitare nel potenziale invasore il desiderio di rimanere nei propri confini? Ce ne sarebbe tanto bisogno, dal Mar Nero, che è un posto bellissimo funestato da azioni umane, all’Alaska, che è pure un posto bellissimo ma non tutti ci vivrebbero - e infatti chi ci è stato per Ferragosto se ne è andato subito nonostante il tappeto rosso e soprattutto ha mantenuto le sue posizioni.

L’impresa è tutt’altro che semplice. La memoria ci dice che, a cominciare dal trombettiere che suonava la carica, la musica è spesso stata usata per chiamare alla battaglia, invece che per placare gli animi.

A onor del vero bisogna considerare una lunga letteratura musicale votata alla pace, in qualche caso anche ingenua ma fondamentalmente sincera[2]. Se poi ci interessa trovare una sorta di anti Wagner - nella concezione alleniana - allora qualcosa c’è.

Da poco è stato pubblicato Tuff Times Never Last, secondo album dei Kokoroko. I Kokoroko sono una delle più divertenti realtà musicali della Londra multietnica contemporanea. Nella loro musica, una specie di fusion del nuovo millennio, si uniscono jazz, afro beat e soul. Il gruppo è stato fondato dalla trombettista Sheila Maurice-Grey e dal percussionista Onome Edgeworth. I due artefici della band si erano conosciuti in Kenya e hanno riunito quello che ora è un ottetto intorno alla propria idea musicale. La direzione intrapresa è quella di una morbidezza del sound, in cui l’offbeat, tipico di quella che Paolo Conte chiamerebbe “origine d’Africa”, sembra disegnare un altrove ritmico di grande efficacia. Fiati e chitarre dai suoni cristallini, percussioni e linee di basso si fondono in incalzanti accenti poliritmici. È il funky, che colpisce senza aggredire e rimanda a comportamenti ugualmente non aggressivi.

L’ideale sarebbe ascoltare l’intero album. Per chi volesse avere un’idea di quello che lo aspetta c’è Sweetie[3], il singolo che ha annunciato il disco a inizio estate. Non ci illudiamo di salvare il mondo, ma probabilmente questa musica piacerà anche a Woody Allen: si muove su coordinate differenti, ma sa cogliere le sfumature.


Note

[1] https://youtu.be/CBZF9hCF0MM?si=GmlgY0Bb49FKHqQF la battuta è contenuta nel film del 1993 Misterioso omicidio a Manhattan.

 
 
 

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