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Un libro per voi: "Libera nos a Roio"

Aggiornamento: 11 ore fa

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Storie autobiografiche con al centro di gravità Roio del Sangro, in Abruzzo, paese d’origine dell’autore, [1] cristallizzano il mito dell'infanzia e dell'adolescenza sul piano personale, mito restituito attraverso vividi stralci di vita colti in presa diretta da un ragazzino che diventa pian piano uomo, e che è al contempo appunto autore, Alessio Coletta,[2] protagonista e voce narrante. E' questo il perimetro delle pagine che raccontano i vissuti, identici tra gli anni Cinquanta e Sessanta per centinaia di migliaia di bambini, di un figlio di emigrati al Nord. Vissuti lontani, non più riproponibili per le nuove generazioni, che si sdoppiano in vite parallele, quella del lavoro e della scuola a Torino e quella delle vacanze a Roio dai nonni.

Il fatto di far sentire, vedere e interpretare queste due realtà diametralmente opposte attraverso gli occhi di un sensibilissimo ragazzino (poi giovanotto) un po’ scavezzacollo, che idolatra il proprio paese disprezzando senza motivo quelli limitrofi e i loro abitanti, che fieramente fuma, si tatua e si dà a piccoli furti, genera in chi legge un effetto straniante, se così si può dire, post verista. Vicende e volti, poi, si intrecciano sottovoce in un tessuto di sguardi, silenzi, piccoli gesti di cavernosa intensità che aprono finestre sulle nostre inquietudini. Ma solo in controluce. 

L’autobiografismo, lo stile crudo, l’impianto ironico costantemente sottotraccia, l’uso massiccio di espressioni dialettali, la centralità del mito dell’infanzia e della giovinezza sono elementi che hanno portato l’autore a scegliere un titolo, Libera nos a Roio, che strizza vistosamente l’occhio al maestro Luigi Meneghello e al suo Libera nos a Malo (Feltrinelli, Milano, 1963). Ma la scelta del titolo non è stata dettata solo da questo. Libera nos a Roio è anche un gioco di parole che se nella prima parte richiama l’espressione evangelica latina, nella seconda potrebbe tornare ambiguamente all’italiano con valore locativo, suggerendo così una preghiera a essere liberati al tempo stesso a Roio e da Roio. Il paese abruzzese diventa così un bene rifugio dai mali della vita, ma anche casa di fantasmi di un passato scolpito nelle pietre di un paese che non solo attrae, ma anche respinge e a volte divora. 

Lo spirito aneddotico rivela l’origine orale di gran parte di queste storie, sedimentate per anni e poi finite in un vaso riposto in un angolo buio della mente dell’autore. Forse c’è stata una crepa nel vaso, è passata la luce e queste storie hanno cominciato a rianimarsi nelle parole dei racconti che l’autore, a corto di idee, un bel giorno cominciò a usare per fare addormentare i figli piccoli. 

Il passaggio poi dall’oralità alla scrittura è avvenuto in seguito, non tanto per scelta quanto per urgenza: volti, suoni, luoghi riemergevano per un attimo vividi nella memoria, per dissolversi subito dopo come fantasmi di un passato che lentamente scompare a ogni tocco di campana. Questo libro è un estremo tentativo di trattenere ciò che svanisce nel buio. 


Note

[1]Alessio Coletta, Libera nos a Roio, Milano, 2025. 

[2] L'autore è nato a Chieti nel 1975 per poi trasferirsi a Torino con la famiglia. Si è laureato in Lettere indirizzo archeologico presso l'Università Gabriele d’Annunzio di Chieti con una tesi comparata di Storia dell'arte e Archeologia, sulle manifestazioni artistico architettoniche legate all'Ordine dei Cavalieri Templari, pubblicata poi per Loffredo Editore, Napoli, nel 2004. Dal 2009 insegna sulla cattedra di Lettere presso il Liceo Gioberti di Torino. Libera nos a Roio è il suo primo romanzo.  

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