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Anchorage, l'ultimo "numero" degli illusionisti Trump e Putin


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Nessun colpo di scena. Ad Anchorage tra Trump e Putin è finita come è iniziata, nel segno della spettacolarizzazione dell'evento e del marketing politico, cioè dell'insaziabile cinismo elevati alla massima potenza che contraddistingue i due protagonisti. In prima battuta, effetto riservato agli ucraini, stretti tra speranza e rassegnazione, mentre piovono missili devastanti sulle loro città; poi al popolo russo, che continua a immolare i suoi figli per combattere in un'operazione speciale che di speciale ha soltanto il numero sempre più elevato di morti; infine per gli europei, che a questo punto non si possono più tirare indietro nel sostenere con il massimo impegno militare e politico Kiev e per farlo sono costretti ad acquistare armi dagli Usa, svenandosi e svendendo ad un tempo la loro vocazione alla pace e alla distensione militare coltivata dalla fine della II guerra mondiale. Insomma, a rimetterci sono gli assenti, secondo copione. Al netto della retorica, la guerra in Ucraina, grande affare per i mercanti di morte, non lo è davvero per quella scuola di pensiero che si è affidata per decenni alla forza morale e ai principi che avevano ispirato i padri fondatori dell'Europa.

Chi dobbiamo ringraziare? A chi dobbiamo porgere il conto? Non è ancora tempo di bilanci, la ferita è ancora aperta, sanguina e brucia quotidianamente. Ma tra qualche decennio, con la maggior parte dei protagonisti e delle loro corti passati a migliore vita, gli storici del futuro non dovrebbero stentare a formulare un primo elenco di responsabili con in testa, riteniamo inevitabile, il 46° presidente americano Joe Biden. E' l'uomo, un democratico, che passerà alla storia per avere fatto armi e bagagli dall'Afghanistan il 15 agosto del 2022, abbandonando nelle mani dei talebani chi aveva creduto nella democrazia a stelle e strisce, salvo poi fomentare a stretto giro di posta una guerra in Europa destinata, come è avvenuto, e non poteva essere altrimenti, a destabilizzare le fondamenta del Vecchio Continente e ad elevare comici al rango di statisti e a premiare oltre misura cortigiani, da quelli al vertice della Nato a quelli che siedono a Bruxelles, e in alcune cancellerie europee, la cui mediocrità si misura nello scarto che vi è tra l'abbondanza di parole e il rachitismo che condiziona il loro pensiero.

In ultimo, a unire e a rafforzare l'egotismo di due autocentrati, che in perfetta sintonia concordano nell'indirizzare tutte le colpe su Biden, ché se non fosse stato eletto, la guerra in Ucraina non sarebbe scoppiata. Un modo perfettamente in linea di coerenza con il loro credo, cioè che la democrazia sia soltanto un paravento per rendere legittimo il disprezzo delle regole se asseconda un superiore interesse nazionale, come per esempio l'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021...


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