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La Porta di Vetro

La Resistenza nella battaglia di Pontevecchio: 21 marzo 1944

Aggiornamento: 23 lug



Commemorazione stamane a Luserna San Giovanni, in val Pellice (Torino) dell'80° della battaglia di Pontevecchio combattuta dalle forze partigiane "Garibaldi" e "Giustizia e Libertà" (nella foto in basso, Giulietto Giordano, ultimo partigiano Gl vivente) contro l'occupante nazifascista. La cerimonia si è svolta nel punto in cui la strada si dirama verso il vallone di Mugniva, dove nel 1946 è stato eretto un monumento ricorda quei combattimenti. Dopo la deposizione di una corona in onore dei caduti partigiani e civili e i saluti delle autorità, dal sindaco di Luserna San Giovanni, , è seguita l'orazione ufficiale del Presidente Anpi della Provincia di Torino Nino Boeti, e le testimonianze di Camilla Marletti e di suo figlio Adam, nipote e pronipote di "Petralìa", al secolo Vincenzo Modica, siciliano di Mazara del Vallo, classe 1919, ufficiale di cavalleria, uno dei più valorosi comandanti della Resistenza in Piemonte. A dargli il nome di battaglia Petralìa fu Pompeo Colajanni, diventato dopo l’8 settembre, il mitico Nicola Barbato, il comandante delle formazioni "Garibaldi" nel Cuneese. Colajanni, anch'egli siciliano, lo battezzò Petralìa per ricordare, è stato scritto, "il paese di Sicilia a lui caro e perché vuol dire pietra liscia, un po’ com’era lo spirito di Vincenzo, tutto da formare".[1]

Ma ripercorriamo gli eventi di quella seconda decade del marzo 1944.


Giulietto Giordano, presidente Anpi Torre Pellice,classe 1925,ultimo partigiano Gl vivente

Orazione ufficiale Nino Boeti

All'alba del 21 Marzo 1944 iniziava in Valle l'operazione ”Sperber” (Sparviero), nome in codice dato al Comando tedesco del rastrellamento che doveva annientare le formazioni partigiane che operavano in Val Pellice, Val di Luserna e Val d'Angrogna. A Pontevecchio, i partigiani della brigata garibaldina che controllava la Val Luserna attaccarono le truppe nemiche che avanzavano appoggiate da mezzi corazzati e inflissero loro perdite in uomini e mezzi. In Val Pellice e in Val d'Angrogna le truppe nazifasciste furono attaccate dai partigiani della colonna G.L. e subirono altre perdite. Per rappresaglia i nazifascisti incendiarono case, baite, fienili e saccheggiarono diverse abitazioni.


Due civili furono uccisi in Val Pellice. Nei combattimenti che continuarono per tre giorni in tutta la Valle, caddero 9 partigiani e 40 vennero fatti prigionieri in Val Luserna, 3 partigiani caddero in Val d'Angrogna e 13 furono fatti prigionieri in Val Pellice.

I partigiani catturati vennero rinchiusi nelle scuderie della Caserma Luigi Pettinati di Luserna S.G. e sottoposti ad interrogatori e torture; trasferiti nelle Carceri Nuove di Torino, verranno poi fucilati in parte a Caluso, parte al Colle della Maddalena (località Pian del Lot) e parte deportati in Germania nei campi di sterminio.


Questa è l’ultima lettera di Ulisse (Augusto Ferrero), vent'anni, torinese, caduto in combattimento il 21 marzo 1944:


Cari genitori, Mamma adorata, ti scrivo prima che la mia squadra entri in azione contro l’odiato nemico. Non so se ti vedrò mai più. Qualunque cosa avvenga ricordati però che tuo figlio si è sempre comportato da uomo d’onore. Grazie mamma, e grazie anche a te, povero papà, per quello che mi avete insegnato: ho imparato da voi ad amare la mia terra al di sopra di ogni cosa, ed ora è giunto il momento di provare questo amore. Già si sentono le prime scaramucce, tra poco tocca a noi. Non ho paura, anzi sono tranquillo. E faremo veder anche questa volta cosa è la squadra Balestrieri, e chi sono questi partigiani del popolo. Ma voi operai, e tu caro papà con loro, devi lottare come noi abbiamo lottato perché questa causa deve essere come una sorgente, come una splendida aurora per il lavoratore; mi dovete capire, cari genitori, avrei potuto come tanti altri giovani senza scrupoli restare a casa accanto a voi; ma non posso perché so che voi stessi non mi approvereste se mi mostrassi infingardo e vile davanti a me stesso e alla mia famiglia. Mamma cara, anche se non tornassi, tu potrai avere l’orgoglio che tuo figlio è caduto per la grande Italia. Pensa mamma, siamo degli Italiani pronti a dare la vita per la nostra terra, guidati da un comandante che per noi è un fratello. Sento che gli altri ci seguiranno fra non molto e che la nostra terra sarà salva. Il nostro sacrificio non sarà quindi inutile. Ti stringo forte, forte; il momento dell’azione è vicino. Viva per sempre la nostra terra, a morte i fascisti e i traditori, fuori i tedeschi e libertà al popolo. Tuo Augusto.


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