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Gaza: "Il mondo sta cadendo in un abisso morale" dice l'Onu

  • Vice
  • 23 ore fa
  • Tempo di lettura: 3 min

di Vice

La Spoon river di Gaza ha raccolto altri 106 epitaffi, persone uccise nelle ultime ventiquattr'ore dai bombardamenti e raid israeliani. Altre 367 persone sono ferite e il loro destino, indipendentemente dalla gravità, è appeso ai rifornimenti di viveri e medicinali bloccati dal 18 marzo, dal ritorno alle armi di Tel Aviv che annienta la gente della Striscia di Gaza.

Eppure, nonostante la situazione per i palestinesi sia sempre peggiore del giorno precedente, il mondo è come paralizzato dalla potenza spregiudicata dello Stato di Israele e del suo premier Netanyahu. E non appare esagerato affermare che dinanzi agli scenari quotidiani di morte, il mondo si viva come prigioniero di una incalcolabile pavidità in assenza di iniziative concrete. Forse, paradossalmente, è l'imponente massacro di una popolazione civile inerme ad avere convinto il mondo che Netanyahu possa disporre anche di tutte le vite del mondo non appena ha sentore di chi lo critica. Critica come anticamera per entrare nell'agenda dei nemici di Israele.

Il che se non è vero, è molto verosimile per la forza militare e di intelligence che Tel Aviv oggi è in grado di mettere in campo, quando decide di "neutralizzare" chi considera suo nemico. Del resto, perché Netanyahu, su cui pende un mandato d'arresto per crimini di guerra e contro l'umanità emesso dalla Corte penale internazionale, dovrebbe dimostrare di provare pietà per gli esseri umani? E' persino ingenuo pensarlo, prima ancora che chiederglielo. Un morto in più o uno in meno, che sia palestinese o ostaggio israeliano, è oramai chiaro che non gli cambierà la vita. Ma la può cambiare a tanti altri. Quindi, per sicurezza, lo si chiamerà l'Innominabile.

Morale. I vari Macron, Sanchez, Starmer, Kallas, ultimi in ordine di apparizione a stracciarsi le vesti per Gaza che ritroviamo su Al Jazeera,[1] valgano come le figurine di un immaginario album Panini: si incollano le loro dichiarazioni per poi passare a raccogliere quelle di altri. E non si tema di incappare in figurine introvabili, come nel passato per Pizzaballa (il portiere, non il Patriarca di Gerusalemme, suo parente): producono parole a ritmi industriali. Il problema sono i fatti, davanti ai quali si muovono come il Var, al rallentatore.

Sono di ieri, ma possono anche essere dell'altro ieri o di oggi, cambia poco o nulla, le riflessioni del presidente francese Emmanuel Macron che ha definito la situazione a Gaza "la più critica che abbiamo mai visto". Da quando?, se si pensa che i morti sono oltre 60mila.

Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, invece, si è spinto a sfidare l'Innominabile, annunciando che Madrid presenterà una bozza di risoluzione all'Assemblea generale delle Nazioni Unite volta a "proporre misure urgenti per fermare l'uccisione di civili innocenti e garantire aiuti umanitari" a Gaza. Quando?

Dal suo canto, il primo ministro britannico Keir Starmer ha affermato al Parlamento che la situazione a Gaza e nella Cisgiordania occupata è "sempre più intollerabile". Rispetto a che cosa?

Infine, il capo della politica estera dell'Unione europea Kaja Kallas ha detto che Bruxelles ha fatto un'offerta a Israele "per distribuire gli aiuti umanitari se non si fidano degli altri attori lì". Catastrofe o catarsi sul palcoscenico pirandelliano?

Concludiamo con l'implorazione degli esperti delle Nazioni Unite che sostengono un'azione per evitare l'"annientamento" dei palestinesi a Gaza. Si tratta di più di 20 indipendenti incaricati dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite che ieri, 7 maggio, hanno dichiarato che il mondo si trova di fronte a una "decisione netta" di "rimanere passivi e assistere al massacro di innocenti o prendere parte alla creazione di una risoluzione giusta" per scongiurare "l'abisso morale in cui stiamo precipitando". Soltanto il pavido mondo, sia chiaro. l'Innominabile non rischia nulla: è lui l'abisso.


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