Leone XIV: l'outsider che non ti aspetti dai risvolti interessanti
- Stefano Marengo
- 23 ore fa
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Aggiornamento: 10 minuti fa
di Stefano Marengo

Potrebbe essere un papa a doppia faccia (in senso positivo). All'interno della gerarchia ecclesiastica, da agostiniano ed ex prefetto del dicastero dei vescovi (quindi potentissimo uomo di curia) è il profilo adeguato per cercare di mediare con le fazioni più tradizionaliste ed evitare lacerazioni, soprattutto sul piano dogmatico ed ecclesiale. Per quanto riguarda il suo profilo pubblico, cioè il volto che presenterà ai fedeli e al mondo, pare abbastanza esplicito il senso di continuità che Prevost intende dare al suo pontificato rispetto a quello di Francesco. Lo si può ipotizzare dalle cose dette e dalle allusioni presenti nel suo discorso.
In primo luogo, il nome scelto rimanda a Leone XIII, cioè il papa dell'enciclica a Rerum Novarum (delle cose nuove) del 1891, il che dà immediatamente un'impronta sociale al pontificato. Non ci si chiuderà nella liturgia, ma si metteranno ancora gli ultimi al centro, è lecito ipotizzare.
Il nuovo Pontefice ha poi nominato Francesco per ben due volte. Una sarebbe stata scontata. Due sono indicative. Ma non solo. Prevost ha sottolineato che il suo discorso è la prosecuzione ideale del messaggio pasquale di Francesco, di cui ha usato più volte le parole d'ordine - apertura, dialogo, pace, costruzione di ponti - e ha sottolineato di rivolgersi a tutti (implicitamente: non solo ai cattolici, ma a tutti gli esseri umani). Questo vuol dire, verosimilmente, che anche lui non intende farsi arruolare nello "scontro di civiltà" che l'Occidente, e gli USA in particolare, preparano.
Infine una nota sulla provenienza del nuovo papa. È vero che è un cittadino statunitense, ma in realtà è di origine italiana, francese e latina (è uno yankee molto poco yankee, diciamo). Nella sua vita ha fatto il missionario ed è stato vescovo a Lima. In altre parole, conosce bene il sud del mondo e le sue esigenze e, aggiungiamo le "esigenze" imperialiste dalla dottrina Monroe del suo Paese natale. In questo senso, il saluto in spagnolo (cosa fuori da qualsiasi protocollo) forse non era solo un saluto, ma l'indicazione di una linea di pensiero e azione e un messaggio cifrato agli occidentali (USA in testa, visto che si rivolgeva ai latinos) per come abusano del sud globale e per come Trump strumentalizza il suo America first.
Questa, va da sé, è un'analisi elementare e superficiale. Tuttavia è opportuno non dare credito ai gossip. Alcuni hanno sostenuto che si tratta di un papa trumpiano, il che è risibile: la chiesa non ha mai preso ordini nemmeno da imperatori del calibro di Enrico IV o Carlo V, di certo sarà restia a prenderli dall'inquilino della Casa Bianca. Semmai, a voler ridurre il discorso in termini prosaicamente politici, è significativo l'elezione al soglio di Pietro di un cardinale statunitense proprio in una fase di grandi contrasti nella società americana.
Chi è davvero Leone XIV lo vedremo ovviamente nel tempo. Rimane l'impressione di primo acchito che non sarà una figura arruolabile nelle file dei conservatori e che quanto seminato da Francesco non andrà disperso.
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