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"Dai teatri di guerra alle rotte dei migranti", il mondo in bianco e nero di Paolo Siccardi

Aggiornamento: 6 mag


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Dal conflitto in Afghanistan e dall'occupazione sovietica nel 1986 ai conflitti locali nel continente centroamericano, alla prima guerra del Golfo e alla disgregazione della Jugoslavia, ininterrottamente nei decenni successivi Paolo Siccardi ha costruito il suo linguaggio fotografico con cui leggere e interpretare la realtà. Quel linguaggio che domani, mercoledì 7 maggio, alle ore 17,30, presso l'Unione l’Unione Culturale Antonicelli di via Cesare Battisti, 4 a Torino, diventerà racconto di una lunga esperienza di fotoreporter nell'incontro “Dai teatri di guerra alle rotte dei migranti”.

Il suo è un percorso umano e professionale che viaggia tra memoria, immagini e le storie raccolte nelle zone di guerra più calde del mondo, e che si riconosce da un obiettivo sempre al servizio di quell’umanità fatta di singole persone sovente dimenticate dalla cronaca e cancellate dalla storia. Ed è anche un'esperienza di fotoreporter free-lance impegnato nel sociale che fissa con i suoi scatti la cronaca degli anni Ottanta nella città dove vive, documentando la Torino delle lotte operaie e alla prova dei primi processi per terrorismo.

Tra i suoi lavori più significativi quello sul conflitto in Afghanistan, dall'occupazione sovietica nel 1986 fino alla missione Isaf nel 2009. Nel 1987 segue la rivoluzione Sandinista e i guerriglieri Contras alla frontiera con l’Honduras. È in Giordania il 17 gennaio, giorno in cui scoppia la Prima Guerra del Golfo. Per dieci anni documenta i conflitti nell’ex-Jugoslavia e i cambiamenti geo-politici nell’area balcanica (realizza alcuni servizi sui ragazzi di strada in Romania e le rivolte popolari in Albania). Fotografa nelle realtà più calde del Medio Oriente, dalla Siria all’Alto Golan al confine con Israele, nei territori occupati e a Gaza. Documenta la condizione infantile in Bielorussia e gli effetti del disastro nucleare di Chernobyl. In Africa realizza alcuni servizi sui conflitti e le emergenze umanitarie in Senegal, Costa d’Avorio, Benin, Togo e Sud Sudan. Nel 2012 è in Siria durante l'assedio di Aleppo.

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Nel 2015 ha iniziato a documentare l’esodo delle popolazioni in fuga verso l'Europa attraverso la Western Balkan Route e dallo stesso anno segue il conflitto ucraino del Donbass. Vincitore del premio giornalistico nazionale Reportages di guerra 2002, promosso dalla Fondazione Antonio Russo e dall’Ordine dei Giornalisti dell’Abruzzo, espone nel 2017 con altri 12 reporter alla mostra Exodos alla quale viene conferita nel 2018 la medaglia d’oro del Presidente della Repubblica. Nel 2018 espone con Roberto Travan nella mostra Arma il prossimo tuo, con i testi di Domenico Quirico, al museo Nazionale del Risorgimento italiano e successivamente in diverse città italiane. Nel 2023 la mostra delle sue foto “La lunga notte di Sarajevo”, organizzata da La Porta di Vetro nel Mastio della Cittadella di Torino con testi di Marco Travaglini e Michele Ruggiero, raccoglie un notevole successo. Le sue pubblicazioni più note sono “Una guerra alla finestra. Ex-Jugoslavia: il dramma della gente” e “Balcani oltre il confine”

L'incontro, ingresso gratuito, è stato organizzato dalla Sezione ANPI Giambone di Torino Centro in collaborazione con l’Unione Culturale Franco Antonicelli.  

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