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Alberto Trentini, 175 giorni nelle carceri venezuelane


Una "task force" diplomatica, che ha la sua punta di diamante nella Comunità di Sant’Egidio, sta prendendo corpo per la liberazione di Alberto Trentini, l'operatore umanitario recluso in isolamento dal 15 novembre scorso in un carcere venezuelano alla periferia di Caracas.

Secondo il quotidiano Nuova Venezia on line [1] si tratterebbe di una sorta di prolungamento dell'operazione che ha portato alla liberazione nei giorni scorsi dell'imprenditore Alfredo Schiavo, condotta dal docente universitario Gianni La Bella, responsabile del Dipartimento economico e sociale della Pontificia Commissione Iustitia et Pax, della Santa Sede a cavallo degli anni Ottanta e Novanta, mediatore per la Comunità di Sant’Egidio nelle trattative tra Governo colombiano e Farc (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia - Esercito del Popolo) durante le ultime elezioni. In questo contesto, sarebbero stati decisivi i colloqui tra La Bella e il presidente venezuelano Maduro, oggi a Mosca per le celebrazioni della guerra patriottica contro il nazismo.

L'elezione di Robert Francis Prevost, Papa Leone XIV, potrebbe aprire in contemporanea nuovi e proficui sviluppi per un intervento diplomatico (insieme a quelle già messe in atto dalla Farnesina), secondo il costume di estrema riservatezza della Santa Sede. Il nuovo Pontefice conosce bene la realtà del Venezuela e i vescovi locali ricordano bene il caloroso messaggio inviato ai fedeli nel settembre del 2023, quando il cardinale Prevost era prefetto del Dicastero vaticano ed è altrettanto nota la sua conoscenza diretta di monsignor Oswaldo Araque, nominato vescovo di Guarane da Papa Francesco. Un evento storico per essere la prima ordinazione di un vescovo della diocesi.

Né il Pontefice è all'oscuro delle motivazioni che indussero Papa Francesco nel 2016 a nominare cardinale, l'attuale arcivescovo emerito di Caracas Baltazar Enrique Porras Cardozo, tenace avversario di Chavez e inviso al suo successore Maduro. Lo stesso cardinale che in un'intervista a poche ore dalla fumata bianca ricordava che in un mondo segnato da guerre ed emarginazione delle periferie, la Chiesa sperava in un pastore "con l'odore delle pecore”, per usare l’immagine cara a Francesco. Per aggiungere: "l’80% dei cattolici non è in Europa, la maggioranza è in America Latina, Asia e Africa: chiunque sarà pontefice, non potrà non tenerne conto, perché gli equilibri si sono ormai spostati". Una situazione di cui il governo venezuelano non potrà non tenere conto.


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