Non solo Italia... viaggio nell'Europa insolita e misteriosa
- Ivano Barbiero
- 21 giu
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 28 giu
In Provenza, la fioritura della lavanda sui luoghi di Van Gogh, Cezanne e altri incanti (prima parte)
di Ivano Barbiero

Dopo l'Inghilterra centrale e meridionale[1], con le meraviglie storiche di Stonehenge, il fascino di Brighton e l'immersione nella bellezza della natura offerta dai Cotswolds, ecco che il nostro infaticabile viaggiatore, reduce da una puntata in Italia, in quel di Varallo Sesia, con la visita al Sacro Monte [2], ritorna all'estero... in Francia. E in poco meno di quattro ore di viaggio in auto, con un racconto diviso in più parti, Ivano Barbiero ci trasporta alla scoperta della Provenza, luogo di profumi e di storia.
Violetto, lilla, lilla-grigio, bluastro o con accenti rosa, mentre le foglie e i fusti sono di un verde-grigio argentato: sono i classici colori della lavanda, conosciuta per i suoi bellissimi toni delicati che in questo periodo ha iniziato a fiorire in Provenza, regalando panorami d’incanto e attirando come ogni anno migliaia di turisti da ogni parte del mondo. La nostra prima tappa verso questa regione francese, alla scoperta di una minima parte dei tesori che racchiude, ha come destinazione Valensole, partendo da Torino via Briançon, Embrun, e proseguendo per il Lago di Serre-Ponçon, Gap, Sisteron. Un viaggio di 380 chilometri di almeno quattro ore.
Da metà giugno fino a metà luglio, Valensole è una delle principali attrazioni della Provenza con immense distese viola che si estendono fin dove l’occhio può vedere. Qui, infatti, si trova la famosa “Route de la Lavande” dove si possono scattare foto indimenticabili avvolti da un profumo avvolgente, dal ronzio delle api e da colori magici che fanno sognare.

Gli scatti migliori si fanno generalmente all’alba e al tramonto quando il cielo assume colorazioni bellissime, in particolar modo durante l’estate. La cittadina è un piccolo e tipico borgo provenzale, perfetto per fare due passi tra strade acciottolate, case in pietra e atmosfere genuine. Merita una visita veloce l’elegante Église Sainte-Blaise, esempio di stile romanico-gotico, che è uno dei monumenti storici del luogo. Agli inizi del paese troviamo il Museo della Lavanda che sorge in una distilleria di famiglia risalente al 1925, trasformata in polo culturale dedicato a questo fiore. Sono due piani (quasi 400 metri quadri in totale) con immagini storiche, spiegazioni botaniche, sociali ad economiche legate alla raccolta della lavanda. In basso c’è anche un parco aromatico di un ettaro con campo di lavanda, orto e giardino per un’esperienza immersiva nella natura.
Una mostra con vari pannelli spiega la storia della distillazione e della raccolta con curiosità e utensili d’epoca. Vi sono inoltre laboratori per grandi e piccini per la realizzazione di sacchettini profumati, acquerelli alla lavanda e dimostrazioni di distillazione. Naturalmente si possono fare acquisti dei prodotti locali, oli essenziali, cosmetici naturali, profumi e souvenir tipici. Anche prima di entrare in paese vi sono diverse altre case dove è possibile fare acquisti. Alla sera, se volete evitare i locali turistici, spostatevi a Quinson, (28 chilometri in auto, poco meno di mezz’ora d’auto) dove c’è Chez Kinou, un ristorante familiare da oltre 50 anni con tavoli all’aperto con vista lago che propone le specialità locali, in particolar modo la trota alle mandorle o alla mugnaia a prezzi assolutamente competitivi.

Seconda tappa, da Valensole a Moustiers-Sainte-Marie, uno dei più bei villaggi della Francia, incastonato tra picchi di roccia, uliveti e corsi d’acqua. È situato nel dipartimento delle Alpi dell’Alta Provenza, 28 chilometri e mezz’ora di viaggio dalla nostra prima tappa. Questo piccolo centro, di poco più di 700 abitanti, è famoso per la sua posizione scenografica ai piedi di un'imponente scogliera e per le sue maioliche (faïence), mentre nei dintorni i campi di lavanda offrono panorami mozzafiato. Le faïences con decori a cobalto e altri stili pregiati devono la loro fama a Luigi XIV che, per rimpinguare le casse dello Stato, fece fondere il vasellame d’oro sostituendolo con quello di ceramica. Bella anche la chiesa di Notre-Dame-de-l’Assomption, magnifico esempio di romanico provenzale con campanile in pietra tufacea e base monastica che risale ai secoli XII-XIV ed è monumento storico dal 1913.

L'elemento che attira maggiormente lo sguardo dei visitatori è però una stella dorata sospesa tra due pareti rocciose sopra il paese. La stella attualmente è a cinque punte, misura circa 80 cm di diametro ed è sospesa a un'altezza di circa 225 metri sopra il suolo, tra due falesie. È fissata con una catena lunga circa 135 metri, ancorata alle pareti rocciose che sovrastano la cappella di Notre-Dame de Beauvoir, posta in alto su un promontorio, raggiungibile dopo 200 scalini. La stella non è l’originale: l’installazione è stata rifatta più volte nel corso dei secoli (almeno undici cadute documentate). L’ultima versione visibile oggi risale al 1957, anche se alcuni restauri sono stati effettuati successivamente. L’installazione e la manutenzione di questo manufatto è sempre un’operazione delicata e spettacolare che richiede alpinisti esperti.
L'origine della stella è avvolta nella leggenda. La storia più famosa racconta che: un cavaliere crociato del XII secolo, Blacas, originario di Moustiers, fu fatto prigioniero durante le Crociate. Fece allora un voto alla Vergine Maria: se fosse tornato sano e salvo a casa, avrebbe offerto una stella d'oro in segno di ringraziamento. Al suo ritorno, fece sospendere la stella sopra il villaggio come ex voto, originariamente a 18 punte, simbolo della sua casata. Nonostante la bellezza della leggenda, non esistono prove storiche certe sulla sua veridicità. Tuttavia, la tradizione locale ha mantenuto vivo il mito nel corso dei secoli. Oltre al significato religioso e votivo, la stella rappresenta oggi un simbolo di protezione e identità per gli abitanti ed è anche una delle principali attrazioni turistiche del villaggio. Non per niente si vendono anche biscotti di pasta frolla a forma di stella che si assicura sono autentici porta fortuna. In definitiva, è un luogo che merita una visita per il centro storico e le sue fontane, la possibilità di fare passeggiate tra viuzze acciottolate, l’antico acquedotto, i mercatini locali (ogni venerdì mattina) e scorci incantevoli tra architettura e acqua che scorre.

Da questo paesino le Gole del Verdon (in francese Gorges du Verdon) sono davvero vicine. Parliamo di un canyon altamente spettacolare che si estende per 25 chilometri e raggiunge una profondità di 700 metri, scavato nel corso dei millenni dal fiume Verdon. È considerato il più bello d’Europa e una delle meraviglie naturali più impressionanti della Francia. Due i percorsi principali per esplorarlo in auto. Quello “classico”, da Castellane a Moustiers-Sainte-Marie via D952, una panoramica di circa 55 chilometri della durata di un’ora e mezzo senza soste. Oppure la “Route des Crêtes”, un’altra a panoramica con una lunghezza di circa 23 chilometri; in pratica un anello con tratti a senso unico, con partenza e arrivo a La Palud sur Verdon, della durata di 2 o 3 ore considerando anche le numerose soste. Un tracciato ideale per fotografi, amanti della natura, e per chi non vuole camminare troppo. Noi abbiamo optato per questo secondo percorso. Anche per i suoi 14 belvederi spettacolari, tra cui quello de la Carelle, quello de l’Escalés (da cui si vedono gli arrampicatori) quello “de Trescaire bas” e il” du Pas de la Baume”. Questa strada è a tratti stretta e tortuosa, molte volte a senso unico, ma con vette a picco sul canyon: alte anche più di 700 metri sopra il fiume Verdon che assume una colorazione verde smeraldo. Inoltre, sulla parte più alta, è un ottimo punto per vedere grifoni, aquile reali e altri rapaci in volo.

Tappa serale per vedere il Rocher de Castellane un imponente masso calcareo alto 184 metri che sovrasta la cittadina. In cima sorge la Chapelle Notre-Dame-du-Roc, di origini medievali, ricostruita più volte fino al XIX secolo, che offre anche un panorama mozzafiato sulla città e sul Verdon.
Degno di visita il “Citromuseum”, museo privato interamente dedicato alle vetture Citroën del dopoguerra, conservate in condizioni eccezionali e con chilometraggio molto basso. Questo spazio espositivo, situato lungo la panoramica Route Napoléon, vicino a Castellane, è il frutto di quarant’anni di passione del collezionista Henri Fradet. Ospita più di 120 veicoli Citroën, tra cui 2 CV, DS, AMI, GS, CX, Dyane, Youngtimers e altri modelli fino agli anni 2000. Spicca la DS n° 32, considerata la più antica ancora esistente, esposta su un palco rotante come al Salone di Parigi del 1955.
Il “Citromuseum” è suddiviso su 2500 m², con tre sezioni dedicate a Citroën iconiche: 2CV e derivati; DS e Tractions; Youngtimers e modelli successivi. L’ambiente è arricchito con memorabilia originali: insegne smaltate, poster, gadget, pezzi di officina e una vecchia stazione di servizio “Antar” degli anni ’70. Le auto sono tenute in perfette condizioni operative, in un laboratorio interno per manutenzione e restauro. I pannelli informativi sono in francese, inglese e tedesco e con personale che parla anche l’italiano. La visita ha una durata media di un’ora e mezzo e costa 8 euro, ridotto bambini, 4 euro.
(1 - continua)
Note
[1] https://www.laportadivetro.com/post/non-solo-italia-viaggio-nell-europa-insolita-e-misteriosa-4;













































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