Vendita Italdesign: Volkswagen convoca i sindacati in Germania
- Vice
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Aggiornamento: 3 ore fa
Segnali di dialogo per difendere 1.300 posti di lavoro
di Vice

La Volkswagen ha convocato sindacati dei metalmeccanici in Germania per la settimana prossima (lunedì o martedì). Al tavolo della discussione, si presume, o un piano di rilancio industriale, di cui però non si conosce ancora la portata e il ruolo di Italdesign all'interno del gruppo, o le rassicurazioni concrete che verranno offerte in caso di cessione della quota di maggioranza della società. Questa è l'ultima notizia di oggi, 18 novembre, sulle prospettive dell'azienda alle porte di Moncalieri (Torino), su cui pende la minaccia di vendita a un gruppo statunitense, controllato da capitale indiano. Una cessione ventilata mesi fa, ma congelata recentemente dalla direzione aziendale tedesca più per motivi di immagine che per convinzione. In qualunque caso, una storia di successi mondiali, "un'impronta di stile e di tecnologia" lunga oltre mezzo secolo che si vuole dissolvere in un battito di ciglia.
Quando Italdesign, la creatura di Giorgio Giugiaro, il pittore d'auto di Torino, come lo definì Michele Fenu su La Stampa negli anni Settanta, fu ceduta a Volkswagen nel maggio del 2010, gli addetti ai lavori non si stupirono. Da tempo era noto l'interesse tedesco per quel centro di idee alle porte di Moncalieri, nato nel lontano febbraio del 1968 dal desiderio irrefrenabile di Giugiaro di esplorare nuove forme per l'auto, assecondati dagli amici e soci Aldo Mantovani e Luciano Bosio.

I primordi di una sorta di corteggiamento della casa automobilistica di Wolfsburg, infatti, si erano intravisti addirittura nel 1973, con i complimenti rivolti al "pittore" dell'allora presidente Rudolf Leiding, uno che di auto ne capiva, se aveva assecondato il lancio della Golf, macchina rivoluzionaria guarda a caso disegnata proprio da Giugiaro nel 1974. Felice anno, quel 1974 almeno per la collaborazione italo-tedesco a livello automobilistico, meno, decisamente meno, per la nazionale di calcio che proprio ai campionati mondiali di calcio in Germania era uscita melanconicamente di scena, eliminata nella fase a gironi da Polonia e Argentina. Condizione non paragonabile minimamente allo strazio degli azzurri di oggi che i prossimi mondiali rischiano di vederli davanti a uno schermo piatto.

Futuro incerto. Ma non solo per il calcio nostrano, perché da mesi, anche il gioiello di Giugiaro, che dagli anni Settanta ha concepito modelli strepitosi per il mercato automobilistico, corre su una china pericolosa per le intenzioni di cessione dichiarate da Volkswagen nella scorsa primavera. Una prospettiva cui i dipendenti di Italdesign hanno reagito con un presidio da giorni davanti ai cancelli che ha registrato anche la presenza di dipendenti della Lamborghini e della Ducati. Presenze non marginali queste ultime, che derivano da una serie di partecipazioni azionarie a cascata, in cui la casa madre controlla Audi che ha sua volta è azionista di riferimento di Lamborghini, che in ultimo ha acquistato Ducati.

Intrecci societari che sono, ha dichiarato nei giorni scorsi Gianni Mannori, della Fiom-Cgil, una delle ragioni, se non la principale, che avrebbe suggerito al gruppo Volkswagen un momentaneo passo indietro rispetto alla vendita, per l'eco suscitata dalla preoccupazione che sale negli stabilimenti Lamborghini e Ducati, dove i lavoratori temono che la dismissione Italdesign sia il preludio a un disimpegno più generale.
La vicenda Italdesign è approdato sui banchi del Consiglio regionale. Tra i primi interventi quelli delle opposizioni che con la capogruppo Pd Gianna Pentenero e le consigliere Laura Pompeo e Monica Canalis, quest'ultima presenta al presidio davanti ai cancelli, hanno espresso piena solidarietà ai 1300 lavoratori coinvolti e alla mobilitazione in difesa del futuro industriale dell’azienda, ma a un tempo hanno denunciato l'inerzia degli assessori regionali competenti, del presidente Alberto Cirio e del governo nazionale.
Il comune denominatore rimane il giudizio su Italdesign, uno degli ultimi baluardi del design e dell’ingegneria automobilistica, in un territorio che ha già perso troppi marchi storici in questi anni, commenta Gianna Pentenero, "con un patrimonio di competenze e conoscenze prezioso, di eccellenza", qualità che secondo Laura Pompeo non possono essere messe unilateralmente a repentaglio dalla Volkswagen con una cessione che non offre garanzie ai lavoratori, se non quelle riservate al conto economico di chi vende.













































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