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Un libro per voi: "Preferirei di No-Fuori la guerra dalla storia"

a cura di Piera Egidi Bouchard


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Una riflessione controcorrente, in anni in cui in particolare le due grandi guerre concomitanti, quella Russia- Ucraina e quella Israele-Palestina, ci angosciano ogni giorno, mentre continua il pericoloso invio di armi e un rischio di escalation che le faccia dilagare ulteriormente: questa è la riflessione a più voci condotta da Pietro Polito, storico delle idee, ripercorrendo la storia delle generazioni che si impegnarono per il diritto all’obiezione di coscienza, a dire No alla violenza, alle armi, alla guerra.[1]

È una storia del pacifismo italiano attraverso i suoi maggiori rappresentanti: figure come quelle di Aldo Capitini, Claudio Baglietto, don Lorenzo Milani, Bruno Segre, Sereno Regis, Pietro Pinna, ritratti nella loro vita e nelle loro scelte.

Se la nostra Costituzione proclama nell’articolo 11 il valore morale del pacifismo (art.11), la battaglia per il riconoscimento giuridico del diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare è durata anni attraverso la disobbedienza civile, pagata dagli obiettori con il carcere, e solo nel 1972 si ebbe la legge che riconobbe questo diritto e l’ammissione a un servizio civile sostitutivo. Ed è del 2004 la soppressione della leva obbligatoria.

Ma qui oggi il discorso si fa più ampio - come nota Luigi Ferrajoli nella sua introduzione - e cioè la battaglia “deve consistere nell’obiezione morale contro tutte le armi. Anzitutto contro le armi nucleari e le altre armi di distruzione di massa. Attualmente - nota in un agghiacciante elenco - le testate nucleari nel mondo sono 12.331: in Russia 5449, negli Stati Uniti 5277, 600 in Cina, 290 in Francia, 225 nel Regno Unito, 180 in India, 170 in Pakistan, 90 in Israele e 50 nella Corea del Nord. Cinquanta di queste bombe basterebbero a distruggere l’intera umanità. È stato solo per un miracolo che esse, fino ad oggi, per un incidente o per la loro caduta nelle mani di un pazzo, non siano state usate. Ma non possiamo sperare sempre nei miracoli.”

E allora la proposta di un “disarmo totale e globale” è radicale, in un quadro mondiale terrificante: ”Sono più di cinquanta, ogni anno, le guerre nel mondo, in prevalenza guerre civili. E sono destinate ad aumentare, nell’attuale caos globale, caratterizzato dalle ossessioni identitarie, dalla logica generalizzata del nemico e dall’aumento costante delle spese militari. Nel mondo, inoltre, ci sono ogni anno più di 450.000 omicidi, la maggior parte dei quali con l’uso delle armi da fuoco, cui vanno aggiunte centinaia di migliaia di infortuni e di suicidi.”

Il libro di Pietro Polito, che reca nel titolo “Fuori la guerra dalla storia”, percorre le vie di un integrale pacifismo, attraverso la vita, le lotte e le riflessioni di questi importanti testimoni. Un paragrafo iniziale ripercorre l’iter dell’obiezione di coscienza al servizio militare in Italia dal 1945 al 1972: è la storia di un “pacifismo critico, né moralistico, né ideologico, ma è rifiuto della rassegnazione e non accettazione che la guerra sia inevitabile”.

Il maggiore teorico della nonviolenza e dell’obiezione di coscienza profetica è Aldo Capitini che così definisce l’obiezione: ”Tutte le volte che un uomo rifiuta, in nome del senso morale (coscienza) di divenire complice di una situazione che ritiene ingiusta, o di eseguire certi comandi o certe azioni si ha obbiezione di coscienza”. E Polito sottolinea: “l’obiettore di coscienza è accostato al profeta. Come il profeta, l’obiettore ideale è ‘un semplificatore delle leggi e perfino, talvolta, un eversore delle leggi scritte in nome di quelle non scritte’. Il profeta partecipa alla vita della comunità, ma ‘porta una dimensione singolare: annunciando una verità si pone in aperta polemica con la realtà circostante, e sollecita questa diffidenza verso il presente ed apertura al futuro, in nome di valori che non vede dispiegarsi nella loro autenticità se non in antitesi con ciò che è attuale’. L’obiettore pronuncia un no che non può venire ad alcun compromesso con la realtà attuale, una realtà che, più che mutata, deve essere religiosamente tramutata.”

E - sottolinea ancora Polito - “Più volte, senza mai stancarsi, Capitini ribadisce che ‘il modo attuale dell’uomo di sentirsi e di essere è guasto e fa acqua da tutte le parti’. Si tratta, a partire da subito, di obiettare al ‘vecchio uomo’, che ha costruito il suo passato sulla violenza e non sa immaginare un futuro diverso, liberato. Emblematicamente, l’obiettore di coscienza viene paragonato all’apparire del sobrio tra gli ebbri. Come il sobrio tra gli ebbri, l’obiettore è chiamato a testimoniare con l’esempio la possibilità di ‘un varco sacro ad altro’ a cui portare le forze, gli animi e le cose migliori.”


Note

[1] Pietro Polito, Preferirei di No- Fuori la guerra dalla storia, prefazione di Luigi Ferrajoli, Edizioni di Storia e letteratura, Roma, 2025

 

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