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Distruzione di Gaza e dintorni. Lettera aperta a Dario Disegni

Aggiornamento: 22 set

di Mauro Nebiolo Vietti


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Caro dott. Disegni,

ho letto l'intervista rilasciata al quotidiano “La Stampa” il 15 settembre scorso, presentata con il titolo Dario Disegni: "Escalation antisemita sui social. Non confondiamo ebraismo e politica israeliana", e integrata dal sottotitolo "Il presidente della comunità ebraica: «Torino è da sempre modello di dialogo tra religioni. A Gaza una catastrofe». Ora mi permetto di non condividerla e di spiegarne le ragioni.

Non mi aspettavo certo che Lei ci parlasse del genocidio in corso, perché posso comprendere che per un ebreo sia intollerabile anche solo richiamarlo, ma non mi aspettavo che Lei sostenesse che l’equazione ebreo uguale israeliano sia pericolosa.

Non mi interessa entrare nel merito del conflitto in corso, ma voglio concentrarmi sulle reazioni della comunità ebraica italiana ed europea, e la sua intervista mette ben in luce il rapporto con le scelte del governo israeliano.

L’antisemitismo, in quanto intolleranza religiosa, è una forma di degradazione dell’umanità e tutti noi non possiamo accettarla, ma la politica delle comunità ebraiche italiane ed europee temo che lo stia alimentando e, se oggi le manifestazioni sono ancora marginali e culturalmente non propriamente significative, i suoi effetti coveranno sotto cenere per anni, ma quando esploderanno in tempi non prevedibili lo faranno con efficacia distruttiva.

Il tentativo di separare gli ebrei da Israele è privo di effetti (ed anche di senso logico) ed il vostro silenzio sulla strage in corso è assordante; l’attuale governo di Israele non rappresenta il paese e, soprattutto, non rappresenta le comunità ebraiche, ma, poiché nessuno di voi si dissocia, chi è contro il massacro in corso è anche contro chi appartiene alle stessa comunità dei massacratori e cioè contro di voi perché il vostro silenzio o, nel migliore dei casi, le vostre ambiguità, autorizzano a ritenere che le comunità ebraiche italiane ed europee non disapprovino. [1]

Siete europei, siete italiani, siete il frutto di una cultura che ha indotto persino l’estrema destra governativa a disapprovare, eppure non ve la sentite, volete mantenervi in un cono d’ombra di silenzio, se potete, o di ambiguità se qualcuno vi stana  (faccio eccezione per Gad Lerner); quando lei dichiara “provo angoscia per una popolazione ostaggio di Hamas che spesso si è servita di milioni di aiuti internazionali per rifornirsi di armi,” devo dedurne che Lei approva il blocco dei rifornimenti che forse ha privato Hamas di qualche tangente, ma ha affamato donne e bambini e ne ha provocato per centinaia la morte.

Sta per uscire il film The voice che non è antiebraico (scusi, dimenticavo che per Lei gli ebrei sono cosa diversa dagli israeliani) e non è una storia, ma il reportage della voce vera di una bambina terrorizzata e chiusa in una macchina dove i parenti sono stati tutti uccisi da soldati israeliani; la bambina chiede aiuto e qualcuno cerca di organizzare i soccorsi; tutto inutile, la bambina viene uccisa. Vi vorrei in sala alla fine del film a gridare contro, perché chi uscirà dallo spettacolo e verrà colpito dal vostro silenzio farà fatica temo, e ne sono sinceramente preoccupato, a non diventare antisemita.

 

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