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"Uccidete" la libertà di stampa a Gaza! E l'Idf colpisce al Jazeera: cinque suoi giornalisti uccisi

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L'uomo, al secolo Benjamin Netanyahu, convinto di poter disporre in libertà (paradosso della conseguenza) di qualunque vita altrui è responsabile della morte di cinque giornalisti di Al Jazeera, la cui tenda è stata colpita ieri 10 agosto da un attacco delle forze armate israeliane. I giornalisti uccisi sono Anas al-Sharif (nella foto, @al Jazeera), Mohammed Qreiqeh insieme con tre cineoperatori, Ibrahim Zaher, Mohammed Noufal e Moamen Aliwa.

Al-Sharif, 28 anni, era uno dei volti più noti di al Jazeera. Di recente, su X, aveva postato una corrispondenza che denunciava i bombardamenti intensi e concentrati di Israele, noti anche come "cinture di fuoco", sulle parti orientali e meridionali di Gaza City. Nel suo ultimo video, ricorda al Jazeera, "i forti boati dei bombardamenti missilistici israeliani possono essere ascoltati in sottofondo, mentre il cielo scuro è illuminato da un lampo di luce arancione".

Secondo l'emittente qatariota le forze di occupazione israeliane hanno preso di mira la tenda dei giornalisti di fronte al complesso medico Al-Shifa, per spegnere la voce dell'ultimo avamposto di un'informazione coraggiosa che cerca di resistere nell'imminente occupazione di Gaza. I dettagli dell'attacco israeliano sono stati forniti al telefono dal corrispondente dell'emittente Hani Mahmoud.[1]


Oltre 61mila palestinesi morti dal 7 ottobre

Al Jazeera riporta che "Anas e i suoi colleghi erano tra le ultime voci rimaste all'interno di Gaza, fornendo al mondo una copertura non filtrata e sul campo delle devastanti realtà subite dal suo popolo. Mentre ai media internazionali è stato impedito di entrare, i giornalisti di Al Jazeera sono rimasti all'interno della Gaza assediata, sperimentando la fame e la sofferenza che hanno documentato attraverso le loro lenti. Attraverso una continua, coraggiosa copertura in diretta, hanno fornito brucianti resoconti di testimoni oculari degli orrori scatenati in 22 mesi di bombardamenti e distruzioni incessanti". [2] A cui si aggiunge, resoconta indirettamente il quotidiano israeliano Haaretz, citando il ministero della Salute di Gaza, il suo tributo di vittime innocenti uccise dall'Idf: 59 persone, tra cui 35 richiedenti aiuto, e 363 feriti, nelle ultime 24 ore. L'ultima feroce e brutale tranche di una guerra asimmetrica arrivata al suo 674 giorno, che dal 7 ottobre 2023 ha provocato la morte di 61.430 persone e il ferimento di 153.213.[3] Dall'inizio della guerra, secondo il ministero della Salute, la popolazione palestinese ha dovuto registrare 217 morti per malnutrizione, tra cui 100 bambini. Forse non saranno cifre da genocidio, ma la volontà genocida è nei fatti.


Voci di dissenso in Israele: Avrum Burg contro Netanyahu

Altrettanto è il senso di vergogna che pervade una parte della società israeliana e che reclama un deciso cambio di direzione nei rapporti con il popolo palestinese e la fine delle ostilità nella Striscia di Gaza. Venerdì scorso, come riporta Haaretz con un articolo di Etan Nechin, l'ex presidente della Knesset israeliana, Avraham "Avrum" Burg ha chiesto a un milione di ebrei in tutto il mondo di unirsi a una denuncia legale collettiva presso la Corte Internazionale di Giustizia, accusando Israele di crimini contro l'umanità a Gaza.

"Abbiamo bisogno di un milione di ebrei, meno del dieci per cento della popolazione ebraica mondiale, per presentare un appello congiunto alla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia", è l'esortazione di Burg in un post intitolato "Ebrei – Ribelli. Ora!" e pubblicato sul suo Substack, che rincara la dose per evitare equivoci: "Una denuncia legale collettiva contro lo Stato di Israele per crimini contro l'umanità commessi in nostro nome e sotto la falsa bandiera della nostra identità ebraica".

L'ex politico di centro-sinistra, spiega ancora Haaretz, "ha esortato individui, comunità e organizzazioni ebraiche a firmare quella che ha descritto come un'iniziativa morale e legale storica. "Non permetteremo allo Stato di Israele, che infligge sistematicamente violenza alla popolazione civile, di parlare in nostro nome. Non permetteremo che l'ebraismo sia una copertura per i crimini".

Netanyahu potrà ancora contare sul silenzio degli ultimi brandelli della sua coscienza, ma non di quello dell'intero Israele.


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