Torino, slitta la sentenza sugli aceri di corso Belgio
Aggiornamento: 22 mag
da Aida Dell'Oglio*
Ancora dieci giorni di attesa per la sentenza del giudice di Torino sugli aceri della discordia di corso Belgio.[1] E' quanto scaturito ieri al termine dell'udienza in Tribunale, secondo confronto tra i contrari all'abbattimento degli alberi e il Comune di Torino, con quest'ultimo che ha ribadito la volontà di procedere alla realizzazione del proprio progetto nell'arco di diciotto mesi. In proposito, l'amministrazione pubblica ha ritenuto "irrilevanti" le valutazioni medico scientifiche, oggetto centrale del ricorso ed ha ribadito la “necessità” di realizzare il progetto nella sua interezza.
Su queste basi, la conciliazione avanzata dal giudice è stata rifiutata dai ricorrenti del Comitato "Salviamo gli aceri di corso Belgio". E si tratta di ventuno residenti che rappresentano gli abitanti del quartiere Vanchiglietta, dietro i quali ci sono anche tredicimila firme che, da ogni parte di Torino e di altre città, si sono dichiarate contrarie al progetto del Comune e per i quali è inaccettabile accogliere il principio che si possano abbattere alberi sani. Certificazione avvenuta nell'ultimo controllo, quello di gennaio, che ha preceduto i due blitz effettuati dal Comune per abbattere diciassette degli aceri del Corso, dichiarati sani dallo stesso agronomo incaricato dal Comune.
A maggior ragione, si ritiene che le motivazioni elaborate dal Comitato siano inoppugnabili, a partire dalla semplice nozione che degli alberi a folta chioma, come sono i nostri aceri negundo, assorbono grandi quantità di Co2 ma anche di polveri sottili, che purtroppo abbondano proprio nell'area di Vanchiglietta, e dalla semplice constatazione che la presenza degli alberi lungo un viale che si sviluppa per circa due chilometri, dal centro verso la collina, contribuisca notevolmente a mitigare la temperatura, che in questi ultimi anni ha raggiunto picchi mai prima registrati a causa del cambiamento climatico.
Non a caso, il ricorso si fonda contro i devastanti effetti che produrrebbe sulla salute della popolazione l'abbattimento di 241 aceri negundo, che verrebbero sostituiti progressivamente dagli esili peri cinesi che da qualche anno si vedono comparire qua e là nei viali cittadini.
Ma con l'abbattimento è l'intero ecosistema ad essere messo in crisi. Lo si è visto a febbraio, quando il taglio degli aceri ha provocato "l'esodo" forzato degli animali dai loro naturali rifugi sugli alberi: scoiattoli, passeri di ogni specie, ricci dei boschi, e tante altre piccole creature che correvano o svolazzavano impazziti da un tronco o ramo all'altro, nell'assoluta indifferenza di chi stava capitozzando i rimanenti, malcapitati, aceri del corso. Un'indifferenza gratuita verso chi, per usare le parole di Papa Francesco nell'enciclica Laudato si', contribuisce alla cura "della casa comune".
*Comitato ”Salviamo gli aceri di Corso Belgio”
Note
https://www.laportadivetro.com/post/aceri-di-corso-belgio-il-senso-di-comunità-dietro-la-loro-difesa;
https://www.laportadivetro.com/post/corso-belgio-emozioni-e-testimonianze-alla-vigilia-della-i-udienza-in-tribunale; https://www.laportadivetro.com/post/aceri-di-corso-belgio-mercoledì-faccia-a-faccia-tresso-comitato
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