Quel gran sole di Hiroshima, ottant'anni fa la bomba atomica
- La Porta di Vetro
- 6 giorni fa
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Il gran sole di Hiroshima è il titolo di un libro dello scrittore austriaco Karl Bruckner. Scritto nel 1961, fu tradotto in Italia alcuni anni dopo e adottato come libro di lettura in alcune scuole medie, in un clima politico in cui prevaleva nell'istituzione scolastica del nostro Paese un'impronta pacifista e un indirizzo riluttante ad accettare la guerra come unica soluzione delle controversie. L'uso della bomba atomica, infatti, era riconducibile all'opzione estrema, su cui non a caso era scivolato il vincitore della guerra contro il Giappone, il generale MacArthur, convinto sostenitore per risolvere il conflitto in Corea nel 1950, in cui era coinvolta la Cina di Mao. Il presidente Usa Truman, consapevole dei rischi di uno scontro con l'Unione Sovietica di Stalin, l'aveva "licenziato" in tronco. E su questo equilibrio del terrore, paradossalmente, si sarebbe garantita la pace a venire tra Ovest ed Est, tra Occidente e Urss, tra la Nato e il Patto di Varsavia.
Il gran sole di Hiroshima, copertina di color fulgido rosso su cui campeggiava l'immagine stilizzata di una bambina dai tratti orientali, mise migliaia di ragazzi, o prossimi o già calati nell'adolescenza, nella migliore condizione di scoprire che cosa era accaduto il 6 agosto del 1945 su Hiroshima, e tre giorni dopo su Nagasaki, per costringere i vertici delle forze armate giapponesi alla resa. E, ultimo ma non meno importante, di affrontare una pagina della storia contemporanea come la II guerra mondiale su cui il programma scolastico arrivava (e arriva) quasi sempre con il fiatone.

Attraverso i sentimenti e le vicissitudini di due bambini di Hiroshima, Shigeo e Sadako, fratello e sorella, e della loro famiglia, tutti sopravvissuti all'esplosione della bomba atomica per una serie di circostanze fortunose, le pagine raccontano, insieme con i vissuti dell'equipaggio americano dell'Enola Gay, il nome del Boeing B-29 che sganciò la "Little Boy" su Hiroshima e quelli del comandante pilota Paul Tibbets, gli effetti inquietanti delle radiazioni nel tempo. Effetti che mostreranno la loro crudeltà dieci anni dopo su una Sadako adolescente, colpita da una forma di leucemia che non le lascia scampo.
Da Il gran sole di Hiroshima il lettore non ha dubbi nel trarre il convincimento di quanta follia continui ad alimentare l'insensatezza degli esseri umani che si allontanano dai valori della Pace e della convivenza civile, e dalla superficialità con cui oggi, in questa importante ricorrenza, si parli di bomba atomica, un'arma che la scienza ha reso venti volte più potente di quella usata su Hiroshima che pure provocò circa 80 mila morti, in un pianeta che conta attualmente circa 12 mila testate nucleari. Numeri da brivido. Eppure, si prosegue nella escalation dell'odio in ogni parte del mondo, e non solo a Gaza e in Ucraina, queste ultime specchio di volontà deliranti, menti fuori controllo che ne trascinano altre nel baratro dell'orrore, arciconvinte che a loro tutto sia permesso. Probabilmente anche l'uso dell'atomica. Fermiamo questo delirio di onnipotenza, prima che sia troppo tardi, perché se dovesse accadere, le nuove generazioni non avranno nessun "gran sole" su cui riflettere.
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