Le Madri di Plaza de Mayo, la memoria è sempre viva
- La Porta di Vetro
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Alle 19 di oggi, 11 dicembre, presso l'Unione Culturale Franco Antonicelli, ritorneranno in piazza... le madri di Plaza de Mayo, una delle pagine più esaltanti, pur nella dimensione tragica di un popolo, della storia del Novecento argentina.
A parlarne saranno Graciela Frola (Colegio de Salamanca Torino – Instituto de Cultura Latinoamericana Torino), Jacopo Rosatelli (Assessore a Welfare, Diritti e Pari opportunità della Città di Torino), lo storico Carlo Greppi autore di “Figlia mia. Vita di Franca Jarach, desaparecida”, e Monica Luccisano, (regista e autrice di teatro civile).
L'iniziativa è a cura di Progetto Zoran, con il contributo della Circoscrizione 1, il patrocinio di Instituto de Cultura Latinoamericana Torino e Colegio de Salamanca Torino, in collaborazione con Unione Culturale Franco Antonicelli e Libreria Mille OOLP.
L’incontro è realizzato da: Chiara Cardea, Monica Luccisano e Silvia Mercuriati. Il progetto “Come la cicala” è sostenuto da ASTRA. Ingresso libero.
Era l'estate del 1980, quando le madri coraggio argentine cominciarono a scendere in piazza a Buenos Aires, in Plaza de Mayo. Erano non più di 300 e i corrispondenti stranieri sottolinearono che, contrariamente al passato, nessuno le aveva infastidite, né era intervenuta la polizia politica del regime militare dei generali golpisti. Quelle madri rivendicavano la verità sui loro cari scomparsi, torturati e uccisi, secondo le organizzazioni internazionali. Almeno 30mila. Tre anni dopo, marciarono in 5mila verso la Casa Rosada: madri silenziose che dall'obelisco puntavano a contestare il potere, che sistematicamente violava i diritti umani. Avevano il fazzoletto bianco in testa e innalzavano cartelli con le foto dei loro parenti desaparecidos, con l'incurante paura della violenza ancora viva e percepita della giunta militare, prossima al collasso, sottoposta a fortissime pressioni dell'opinione pubblica mondiale (sarebbe crollata nel dicembre del 1983, dopo la guerra per le Malvinas), ma sempre temibile per i suoi velenosi colpi di coda.
Nei decenni successivi, la storia avrebbe fatto giustizia dell'ignominia dei torturatori, assassini, violentatori, rapitori di bambini e ridato dignità a quelle madri che uomini feccia come i generali argentini, da Videla ad Agosti, Massera, Harguindeguy, Menéndez, consideravano "scorie sociali". Da quelle marce sono trascorsi 45 anni e la memoria di quel coraggio non si attenua e rivive ancora indomita nelle ricostruzioni storiche, nei processi, nelle inchieste, nei docu-film, ma soprattutto nella speranza gli "scomparsi" riappaiano.













































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