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Nel ricordo di Piazza Fontana, 12 dicembre 1969, 17 morti


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Quella bomba non fu la prima e neppure l'ultima. Prima dello scoppio criminale nel salone della Banca nazionale dell'Agricoltura in piazza Fontana, in quello stesso 1969, Milano era stata "avvertita" con più attentati; il 25 aprile due ordigni erano deflagrati a breve distanza di tempo verso sera: il primo nello Stand Fiat della Fiera campionaria, l'altro all'Ufficio cambi della Stazione Centrale. Bilancio una ventina di feriti. L'anno prima, il mitico '68, erano scoppiate bombe a Padova (30 aprile), ancora a Milano (27 maggio, 16 giugno, 22 luglio, 26 agosto), a Genova (3 dicembre) e a Livorno (25 dicembre). Era il preludio al terrore, forsennato e sistematico, frutto di una precisa strategia, quella della Tensione.

La stagione dei bombaroli riprese con immutato vigore il 3 gennaio a Pisa, il 26 gennaio a Milano, e nei mesi successivi a Torino, ancora a Milano, ripetutamente a Roma [1]; nell'alto Piemonte, una bomba viene gettata contro la tenda dei sindacati in una piazza di Borgomanero e nell'Ossola sono ritrovati occultati candelotti di dinamite, mentre i sindaci di Verbania e di Baveno ricevono lettere intimidatorie. Ma è nella notte tra l'8 e il 9 agosto, che lo stragismo eversivo e assassino getta la maschera, piazzando le bombe sui treni, provocando il ferimento di una decina di viaggiatori. Dietro il tritolo e i timer si muove nell'ombra, ma neppure con soverchia discrezione, l'estremismo nero, i neofascisti veneti Freda e Ventura con i loro sodali romani e la complicità di influenti apparati dello Stato.

A grandi e terribile passi si avvicinava il 12 dicembre, un venerdì. Per la Banca dell'Agricoltura è il giorno settimanale di contrattazione dei commercianti di bestiame e dei coltivatori diretti. I clienti, numerosi, si accalcano nel salone centrale, ignari che sotto l'enorme e simbolico tavolo ottagonale posto al centro, sia stata piazzata una borsa carica di esplosivo.

Alle 16 e 37 il boato, seguito da una frazione di silenzio irreale cui si accodano urla, gemiti, lamenti. La strage si è compiuta. Le vittime sono diciassette, i feriti 88. Da quel momento, mentre altre bombe scoppiano anche a Roma, alla Banca Nazionale del Lavoro e sull'Altare della Patria. Da quel momento, nulla sarà più come prima. E non soltanto in Italia. L'autunno da caldo sarebbe diventato rovente.


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