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Politica ambientale a Torino: i comitati spontanei non possono cantare vittoria... purtroppo

di Aida Dell'Oglio                            


E diventato ormai un ritornello. Ogni volta che i nostri amministratori comunali sono costretti dall'evidenza a fare marcia indietro rispetto alle loro decisioni, convocano una conferenza stampa nella quale spiegano come si siano accorti che la loro progettazione avesse bisogno di qualche piccolo ritocco prima di essere... avviata.

E' il caso dei progetti “sperimentali” di restyling di corso Belgio e corso Umbria, sbagliati, assurdi, non rispondenti ad alcuna logica né di miglioramento della situazione ambientale, né di miglioramento complessivo  del loro aspetto estetico. Trattandosi  di zone  periferiche della nostra  città,  ai nostri amministratori sono apparse zone  ideali per “sperimentare”.


Il "disboscamento" di corso Belgio

Che cosa? Forse quanta aria pulita in più ci sarebbe stata in zone tra le più colpite dall'inquinamento ambientale, in una città come Torino, che già vanta il record delle polveri sottili e di tutti gli altri inquinanti?

Evidentemente no, visto che il progetto era e rimane quello di sostituire maestosi alberi frondosi con gli esili peri cinesi che non potranno mai garantire, per le loro caratteristiche biologiche e morfologiche né l'ombra, né l'assorbimento di polveri sottili e quant'altro che invece  garantiscono gli aceri negundo di corso Belgio, benché decimati di un terzo negli ultimi venti anni circa, assieme a quelli abbattuti lo scorso inverno, di corso Umbria.

Ma i Comitati sorti in difesa del verde e dell'ambiente negli ultimi due anni sono dovuti intervenire anche per la difesa di molte altre cause. Infatti, non si riesce a comprendere la voluttà con la quale si sono abbattuti in molti luoghi della città alberi che non presentavano alcun segno di malattia o di senescenza, tale da giustificarne la soppressione. Si ricorda poi la mobilitazione dei cittadini e dei Comitati riuniti "No Todays festival al parco della Confluenza", recentemente ribattezzatasi "No todays festival nelle Aree verdi", a protezione di tutti i parchi di Torino, nonché della Consulta del Verde.

Nel  dibattito proforma, svoltosi nella Sala dell'Orologio, in Comune, dove si invitavano i Consiglieri a votare per un progetto già di fatto approvato, visto che ormai era anche stato attribuito l'appalto, c'è stato chi, tra i consiglieri, ammoniva i colleghi che "qualunque fosse stato il risultato della votazione, i lavori necessari per preparare la kermesse, si sarebbero in ogni caso svolti". Infatti, a nulla è servita la contrarietà al progetto, in considerazione del delicato equilibrio della flora e della fauna di quel prezioso sito. Ma i lavori di spianamento del prato e di abbattimento di alcuni alberi, per far posto ai "carriaggi" che l'organizzazione di una serie di concerti simili  comporta, sono stati comunque eseguiti.

A posteriori, dopo le numerose proteste levate sia da privati cittadini che da autorità competenti in materia di protezione di parchi, sono arrivate le dichiarazioni dell'amministrazione comunale che in futuro non si potranno più organizzare concerti in alcuni luoghi dichiarati parchi  cittadini. Anche per il progetto della ruota panoramica, che i nostri amministratori intendevano collocare nei giardini Ginzburg, si sono rese necessarie le numerose proteste levatesi da ogni parte. Un grido di allarme che ha indotto le autorità a riflettere sulla assoluta inopportunità della cosa e quindi a recedere dai propositi enfatizzati come "magnifici" sui media.


Progetto Parco del Meisino: flora e fauna sono contemplati?

Si potrebbe a questo punto gridare "vittoria" per questi piccoli successi conseguiti, anche a rischio personale. E' accaduto, infatti, che nelle manifestazioni di protesta in difesa di un'altra preziosa zona verde di Torino, il Parco del Meisino, dove è attualmente in atto un altro progetto che con il titolo, fascinoso per alcuni, di "Città dello sport" sta procedendo alla devastazione di parte della flora e della fauna (si veda le foto), una decina di cittadini sul luogo per documentare i procedimenti dei lavori in atto, siano stati individuati dalla Digos. Tuttavia, sempre per rimanere al Meisino, Palazzo Civico è stato costretto a rivedere, seppur in piccolissima parte e, a nostro parere, soltanto formalmente, il progetto iniziale. 

Ritorniamo alla domanda iniziale: potremmo cantare alla vittoria? No! Semmai ci assale un senso di amarezza cui induce la riflessione che le nostre amministrazioni non sembrano rivolte a provvedere al bene dei cittadini, quanto ad inseguire disegni di un futuro nel quale al centro delle loro programmazioni sia una città abitata non da umani, che hanno bisogno di aria pulita, di verde, di contatto con la natura tutta, con la molteplicità di tutto ciò che esiste in natura, per il benessere fisico e psichico, ma da robot, per i quali gli alberi costituiscono un ostacolo, l'ossigeno non è indispensabile, la molteplicità biologica della terra non li tocca, in poche parole non ne hanno bisogno.

Ci preoccupa anche la timidezza con la quale si risponde, da parte della “Giustizia” ai ricorsi presentati da gruppi di cittadini che tentano, nei modi, ad oggi ancora permessi dalla legge, di bloccare i lavori, come è già accaduto per corso Belgio, dove nel febbraio 2024, con due blitz, sono stati abbattuti diciassette aceri negundo, pochi giorni prima che si esprimesse il Tribunale di Torino, allo stesso modo, mentre si attende la sentenza al ricorso i lavori procedono .

Per questo, possiamo sì, gioire di piccole rivendicazioni, ma sappiamo che ci attende un futuro di battaglie continue che si prospettano non tanto e non solo come rivendicazione e difesa dei diritti della natura e nostri, ma, in senso più esteso e assai più preoccupante, come difesa del diritto alla partecipazione democratica e alla sopravvivenza stessa della Democrazia.

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