"Piemonteis Bogianen", le celebrazioni per la battaglia dell'Assietta
Preceduto stamane a Torino nel monumentale Salone delle Guardie Svizzere a Palazzo Reale da una rievocazione storica a cura di Michele D'Andrea, domani alle 21 si avrà il clou delle iniziative promosse dal Consiglio Regionale del Piemonte per celebrare il 19 luglio la Festa del Piemonte-Festa dël Piemont, istituita per legge. Il 19 luglio, infatti, ricorre l'anniversario della Battaglia dell'Assietta combattuta nel 1747 sull'omonimo colle tra la Val Chisone e la Val di Susa. Nell'appuntamento alla Chiesa di Sant'Uberto alla Reggia di Venaria Reale, saranno protagonisti i "Piemonteis bogianen". E lo saranno nei racconti di artisti, storici, giornalisti ed attori: racconti che pezzo dopo pezzo ricomporranno il puzzle umano e culturale di una comunità che ha scritto straordinari "momenti e di storia" dall'unità d'Italia ai giorni giorni.
Quello dell'Assietta fu uno scontro epico e sanguinoso tra piemontesi e francesi durante il conflitto passato alla storia come la "Guerra di successione austriaca" nel quadro di una situazione "geopolitica", si direbbe oggi, di estrema importanza per il futuro del piccolo Regno di Sardegna che cercava con la diplomazia e l'astuzia di incunearsi tra i grandi Stati europei o, se vogliamo, di ritagliarsi un posto sole. Una strategia che il sovrano dell'epoca, Carlo Emanuele III di Savoia, pur con forti ascendenze francesi dal ramo materno, perseguì con grande spregiudicatezza, puntando tutto sul carisma e l'intelligenza politica di Maria Teresa d'Austria in una guerra che ad un anno dallo scontro dell'Assietta avrebbe reso allo Stato sabaudo con il Trattato di Aquisgrana del 1748 il ritorno di Nizza e della Savoia, territori che sarebbero stati poi (ri)ceduti nel secolo successivo alla Francia dell'Imperatore Napoleone III in cambio del sostegno nella Seconda guerra d'Indipendenza del 1859 proprio contro l'Austria...
All'Assietta, l'esito dello scontro fu anche favorito dalla superbia dei comandanti delle truppe francesi decisi a schiacciare un esercito nettamente inferiore sul piano numerico. All'Assietta, infatti, l'esercito di Luigi XV godeva di un rapporto superiore 3 a 1 rispetto ai piemontesi, tuttavia ben disposti sul terreno da Giovanni Battista Cacherano di Bricherasio, comandante in capo, strenuo combattente dei francesi anni prima in Val Varaita e a Madonna dell'Olmo. Ma all'Assietta non furono i numeri a fare la differenza, ma il coraggio, la capacità di resistenza e l'acume tattico dell'esercito sabaudo. Fattori che costrinsero i francesi a ritararsi e a lasciare sul campo, tra morti e feriti, oltre un quarto dei ventimila uomini che costituivano l'armata contro i 200 caduti degli avversari.
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