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- a cura del Baccelliere
- 15 ore fa
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Il ritorno "inattuale" di Suzanne Vega
a cura del Baccelliere

L’inattualità è una caratteristica, un pregio o un difetto a seconda di come ci si voglia presentare. Pensiamo alle mode. Qualcuno le segue e qualcuno se ne tiene a distanza. In musica il problema di essere più o meno attuali è direttamente correlato a quello di incontrare il gusto del pubblico, quel pubblico pagante il cui applauso, come ci ricorda De Gregori, sottolinea il gradimento[1].
L’artista di cui ci occupiamo ha fatto dell’inattualità una caratteristica fin dai suoi esordi. Suzanne Vega giusto il 2 maggio ha pubblicato Flying with angels. Il nuovo album arriva a quarant’anni dal primo, l’omonimo album che la rivelò nel 1985. Era qualcosa di strano a metà del decennio edonistico, quello che aveva appena rivelato Madonna, imbattersi in una folksinger, che cantava ballate dai testi poetici e concreti. Armata di voce e chitarra, nell’epoca del trionfo dei sintetizzatori, sembrava rinverdire la tradizione del Greenwich Village [2]. Fece scuola e fu un esempio per una generazione di cantautrici.
A dimostrazione del fatto che l’inattualità chi ce l’ha se la porta appresso tutta la vita, la Suzanne Vega che emerge dal nuovo disco non ha molto da spartire con questi tempi. Anche se da questi Suzanne ricava più di uno spunto. Ne sono prova i temi delle dieci canzoni dell’album, dalla disinformazione, di cui racconta Speakers’ corner, alla guerra, a cui dedica delicati sentimenti in Last train from Mariupol, nella quale si sente la voce di sua figlia Ruby.
Il disco è stato annunciato a inizio aprile con una cover riscritta, Chambermaid, una specie di versione al femminile di I want you di Bob Dylan [3]. Da segnalare anche un’interessante incursione soul come Love thief con tanto di cori in stile Motown. Il produttore Gerry Leonard, già collaboratore di David Bowie, privilegia i suono delle chitarre, dure o struggenti a seconda dei momenti.
Quella di Suzanne Vega è una piccola lezione di songwriting in cui si coniugano ispirazione e discrezione. Flying with angels dura infatti meno di 38 minuti. Se vogliamo, un segno dei tempi. Il CD con le sue potenzialità aveva dilatato la durata delle uscite discografiche. Il ritorno al vinile, per certi versi un vezzo, ha suggerito una maggiore sobrietà, che, in casi come quello di cui stiamo parlando, è indubbiamente un pregio.
Note
]2] Ascoltare Marlene on the wall ha ancora oggi una freschezza particolare https://youtu.be/NFw5DptU318?si=ikJEq1IOrHKy0lmt
[3] La ascoltiamo qui https://youtu.be/7oG8vWumi2E?si=WxfoHo-giVsX5eSY ma diamo anche un orecchio al pezzo di Dylan https://youtu.be/-iIS6ZZ9RVA?si=yOypWxj2DT-t4oEn
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