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Omicidio Ogorchukwu: il vero colpevole è la viltà



di Menandro


Una società pavida, senza coraggio, intrappolata nella paura e dall'atavico consiglio di "farsi i fatti propri". La radice dell'omicidio di Alika Ogorchukwu, il trentanovenne nigeriano ucciso a Civitanova Marche da un soggetto bipolare, è racchiuso in questo assunto. La viltà non è un elemento di cui essere fieri. Ma sta diventando un tratto caratteristico del nostro Paese e ne riflette i limiti, la deriva dell'abbandono dell'impegno civico e della indisponibilità a mettersi in gioco per principi e valori universalmente condivisi. Aiutare i più deboli è uno di quelli.


Eppure quel moto di reazione è stato letteralmente soffocato a Civitanova Marche, mentre Alika veniva soffocato, strangolato. Quattro minuti di orrore duranti i quali si sono sprecati altrettanti minuti per filmare l'orrore. In quei momenti, non era necessario comportarsi da eroi: sarebbe bastato non sentirsi un film maker, ma privilegiare il rifiuto della violenza; forse sarebbe bastato un grido, e poi un altro, e un altro ancora, fino a trasformare quel grido individuale in coraggio collettivo, l'argine necessario per bloccare la follia.


C'è chi parla di sicurezza. Parole sprecate e demagogiche. Il Paese non ha bisogno di sicurezza, ma di crescita civica, di rinuncia all'indifferenza per contrastare uno dei suoi figli prediletti, la codardia. Ritorniamo ad essere persone coraggiose, indisponibili ad accettare la prepotenza e le vessazioni, si scelga la strada della solidarietà verso gli umili, e ritorniamo a credere nella giustizia sociale e nella legalità. Non ci sono altre soluzioni se non vogliamo vedere la nostra società disgregarsi.

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