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L'opinione dell'esperto: i droni su Mosca, cui prodest?

Aggiornamento: 25 giu 2023

di Michele Corrado*

Mentre il capo della Wagner, Prigozhin, minaccia di ritirare le sue truppe da Bakhmut se il Cremlino non aumenterà l'impegno militare in quell'area, continuano commenti e analisi sul presunto attacco con droni all’interno del Cremlino. Ma guardiamo gli aspetti, pochi, certi: uno o più droni sono caduti all’interno del perimetro del Cremlino; erano di dimensioni alquanto limitate; il tutto è avvenuto in notturna; non ci sono stati danni o coinvolgimento di persone.

Partendo da tali dati di situazione è possibile fare alcune ipotesi interpretative, del tipo: i droni, viste le dimensioni e quindi il raggio d’azione, devono essere stati rilasciati molto vicino all’obiettivo; lo scopo può essere dimostrativo; è possibile che gli operatori fossero nelle vicinanze dell’obiettivo; non è detto che l’azione debba essere stata condotta da elementi ostili.

Con questi presupposti è possibile che il vero obiettivo fosse quello di dimostrare la vulnerabilità dell’area del Cremlino ad atti stili condotti con droni; ugualmente è possibile che si volesse testare le capacità di risposta a tali provocazioni da parte della sicurezza di punto degli edifici del Cremlino; non va poi escluso che, vista la spettacolarità dell’evento (aumentata dall’ambiente notturno nel quale si è svolto), possa essere un montatura ad arte per consentire, sia una rappresaglia contro siti o infrastrutture ucraine di prestigio, sia la dimostrazione della permeabilità dello schermo di difesa russo di quell’area di prima importanza che possa portare ad individuare responsabilità di alto livello nella gestione della spazio aereo alla bassissima quota sulla città capitale russa.

In ogni caso l’evento è stato immediatamente sfruttato dalla propaganda russa per indirizzare la responsabilità dell’accaduto agli ucraini ed agli americani. Va inoltre considerato che il presidente Putin non era presente nella struttura, notizia a conoscenza di molti.

Curiosamente poi, pare che nessuno abbia rivendicato l’accaduto, che rappresenta comunque un evento non a favore degli apparati di sicurezza russi in una zona che dovrebbe essere immune da attacchi di questo tipo.

Si aprono quindi ipotesi svariate, compresa quella della “bricconata”, tanto per aggiungere un qualcosa di provocatorio, ma di materialmente ininfluente, come il famoso atterraggio nella Piazza Rossa di quell’attivista tedesco (Mathias Rust), che nel 1987 “bucò” con un piccolo aereo da turismo, le impenetrabili - ma non evidentemente così - difese aeree dell’Unione Sovietica, determinando, fra gli altri effetti, oltre alla solita “purga” sulla catena di Comando della Difesa Aerea sovietica e il siluramento dell’allora ministro della Difesa, anche la dimostrazione che a volte la tecnologia avanzata può essere ingannata con mezzi di circostanza. Ovviamente, i russi, in possesso di parti dei droni utilizzati, possono risalire alla tipologia e quindi alle capacità prestazionali ed effetti dell’atto ostile; ma anche questi dati possono non essere quello che sembrano.



*Col. in Ausiliaria Esercito Italiano

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