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Michele Corrado

L'OPINIONE DELL'ESPERTO. Aspettando la controffensiva, il Godot ucraino

Aggiornamento: 29 mag 2023

di Michele Corrado*


Ieri e stanotte droni e missili russi (i primi di fabbricazione iraniana) su Kiev; immediata e forte reazione dell'aviazione e della contraerea ucraina, cui sono seguiti gli annunci dell'entourage del presidente Zelensky di una prossima contro-offensiva. Diario quotidiano (459° giorno) di una guerra che da mesi si polarizza su due elementi in evidente contrasto tra di loro: la ricerca di una soluzione di pace (Papa Francesco, Cina) e la conclamata volontà dell'Ucraina di passare al contrattacco fino alla vittoria finale. Su quest'ultimo aspetto domina una zona d'ombra persistente: fonti aperte parlano di una generica contro-offensiva ucraina, ma non si sa - ovviamente - né dove, né chi si dovrebbe contro-attaccare. Di certo sappiamo che l'esercito occupante i territori ucraini è fermo sulle sue posizioni da settimane e non accenna ad alcuna attività, anche locale, offensiva.

A meno della nebulosa situazione di Bachmut, dove si è capito che le forze del Cremlino non controllano interamente l’abitato, mentre gli ucraini conservano la capacità di condurre azioni di disturbo nel suo interno, mentre le forze paramilitari del Gruppo Wagner, pare, sono in fase di abbandono delle proprie posizioni avendo, secondo loro, compiuto la missione assegnata. Una situazione, in ogni caso, confusa o di stallo, che può essere letta nel seguente modo: le Forze russe non hanno la capacità di controllo dell’area e le Forze ucraine non intendono impegnare in quel settore più di quanto hanno già destinato; risultato, i russi non hanno conquistato Bachmut e gli ucraini non sono riusciti a mantenerla.

Un altro aspetto anomalo di questo contesto è la mancanza del fattore “sorpresa”; gli ucraini, ufficialmente, ne parlano quasi quotidianamente e contemporaneamente vengo rilasciate notizie di senso opposto. Come quella appena diramata sull’inizio dell’addestramento di in contingente di 400 carristi ucraini in Germania, sui carri americani M1 Abrams.

Ciò sta a significare che, considerando il grado di sofisticazione tecnologica dei mezzi, saranno in grado di essere impiegati in combattimento non prima di settembre (se si vuole che le unità corazzate ucraine abbiano la capacità di essere realmente preparate). Di contro, da un punto di vista operativo, se non ora, quando? Preparare una contro-offensiva che abbia effetti a livello di teatro di operazioni come quella che si sta attendendo, necessita di mesi di preparazione e una volta decisa ha solo lo spazio di qualche giorno per essere lanciata. Quindi, considerando l’altro aspetto fondamentale, le condizioni meteo nell’area di contro-offensiva, è possibile affermare soltanto che, in ogni caso, ci dovrà essere, che dovrà iniziare e terminare nel giro di qualche settimana, che dovrà effettuarsi in condizioni meteo adeguate all’azione pianificata nell’area di operazione.

Non è molto, si potrà obiettare, ma in assenza di informazioni attendibili, il campo delle interpretazioni non può che essere largo... e soltanto due sono le opzioni effettivamente praticabili: o la contro-offensiva ucraina è diretta a liberare i territori occupati (vale a dire agire sul terreno), o si rivolge contro il nemico per distruggerlo in un determinato settore.

A seconda della scelta, le modalità sono alquanto differenti, così come le tempistiche. Va inoltre considerato che la durata di un'azione contro-offensiva di livello operativo richiede l’impiego di tutte le risorse disponibili del teatro operativo e se non raggiunge gli obiettivi minimi assegnati, può avere effetti devastanti e controproducenti sul “morale delle truppe”, che potrebbe determinare il collasso dell’intero apparato militare.

Comunque vada, l’Ucraina ha un retroterra territoriale di adeguata profondità per assorbire eventuali contraccolpi negativi, tanto più che Mosca non dispone di riserve tali per approfittarne e soggiogare (ammesso che interessi davvero) un Paese di quasi 577mila chilometri quadrati. A quel punto, però, lo scenario prevalente potrebbe diventare di ordine geopolitico che presuppone una domanda a rimorchio: l'Occidente avrà conservato ancora la sua unità d'intenti per sostenere un conflitto sempre più oneroso, di cui si rischia di non comprendere più se gli obiettivi da condividere siano ancora gli stessi del 24 febbraio 2022, giorno dell'invasione?


*Col. in Ausiliaria Esercito Italiano











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