L'artiglieria da montagna in mostra... su cartolina a Torino
Aggiornamento: 3 ott 2022
di Vice
Nell'ambito della manifestazione per il Centenario della costituzione dell'Associazione nazionale artiglieri d'Italia (Anarti), il Museo storico nazionale d'Artiglieria ospita da domani (inaugurazione alle 11) al 14 ottobre nel Mastio della Cittadella la mostra fotografica su pannelli "L'artiglieria da montagna nelle cartoline militari". L'iniziativa culturale vede riuniti il Museo storico nazionale di Artiglieria, l'Anarti e l'Associazione Veterani quarantesima batteria.
Le cartoline della mostra ci faranno salire com'è d'obbligo sulla macchina del tempo. In questo caso, fissate le immagini e i colori, poi chiusi gli occhi per una frazione di secondo la memoria andrà a quella che è stata definita nella Grande Guerra "la vera regina dei campi di battaglia": l'artiglieria.[1] Un mezzo di distruzione e di annientamento di massa - non lo si dimentichi - che la scienza balistica e la tecnologia applicate alla produzione industriale dell'epoca avevano sviluppato per coprire distanze prima di allora mai immaginate dall'uomo. Si pensi soltanto al celebre Parisgeschütz, il cannone 210/176 con cui i tedeschi bombardarono Parigi tra il marzo e l'agosto del 1918, in grado di allungare la sua traiettoria fino a 130 chilometri in tre minuti e due secondi, con una velocità di 1.640 m/s, cinque volte la velocità del suono. [2] )
Con tale premessa ci si avvicina alle cartoline della Grande Guerra vista dagli italiani e un ulteriore scatto della memoria dà un'impronta particolare a questo mese di ottobre che si salda indirettamente al tema della mostra: l'anniversario, il 105°, della ritirata di Caporetto (dodicesima battaglia dell'Isonzo), quella che viene considerata la più grave disfatta nella storia dell'esercito italiano. Ma fu in quella rotta, drammatica anche per gli echi interni che colpirono la società italiana impreparata all'invasione del proprio territorio, che l'artiglieria giocò un ruolo fondamentale nell'arrestare sulla linea del Piave l'offensiva delle truppe austro-ungariche e tedesche. Tre mesi dopo, nella "Battaglia dei Tre Monti", la più grande battaglia d'artiglieria campale della Prima guerra mondiale, combattuta al 28 al 31 gennaio 1918 per la conquista di Col del Rosso, di Col d'Ecchele e del Monte Valbella, sull'Altopiano dei Sette Comuni (Vicenza), i cannoni italiani devitalizzarono definitivamente la spinta in avanti delle truppe degli Imperi Centrali.[3]
Ma l'artiglieria da italiana risultò determinante nella Battaglia del Solstizio del giugno 2018, un'offensiva che nei propositi degli Stati maggiori austriaco e tedesco era vissuta come la "spallata" decisiva da assestare all'Italia, travolgerne l'esercito e irrompere nella piana veneta. All'opposto, le artiglierie italiane piazzate nelle zone del Monte Grappa e dell'Altopiano dei Sette Comuni presero in contropiede la strategia austriaca: "Le artiglierie del Regio Esercito, appena dopo la mezzanotte, per quasi cinque ore spararono decine di migliaia di proiettili di grosso calibro, tanto che gli alpini che salivano a piedi sul Monte Grappa videro l'intero fronte illuminato a giorno sino al mare Adriatico[4].
E ai primi contrattacchi sul monte , molti soldati austriaci abbandonarono i fucili e scapparono. In pianura, "le passerelle gettate sul Piave dagli austriaci vennero bombardate incessantemente dall'alto e ciò comportò un rallentamento nelle forniture di armi e viveri. Ciò costrinse gli austriaci sulla difensiva e dopo una settimana di combattimenti, in cui gli italiani cominciavano ad avere il sopravvento, i nemici decisero di ritirarsi oltre il Piave, da dove erano inizialmente partiti".[5] E da dove si sarebbero ritirati con l'offensiva di Vittorio Veneto che portò alla resa dell'Austria-Ungheria il 4 novembre del 1918.
Note
Le foto sono tratte dalla Collezione dell'Esercito italiano in https://www.esercito.difesa.it
[3] L'artiglieria da montagna del Regio Esercito entro in guerra il 24 maggio del 1915 con 3 reggimenti ( 1° ,2°, 3° ) - 14 comandi di gruppo – 50 batterie da 65 mm – 50 parchi batterie. In totale 200 cannoni con 1800 colpi ciascuno in dotazione. Il cannone da 70 mm passò in dotazione alla artiglieria someggiata in
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