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Israele, il mondo ti chiede "fermati!"


232° giorno dall'incursione omicida di Hamas in Israele. E 231° giorno dalla reazione progressiva per intensità e durezza militare di Israele nella Striscia di Gaza. La Corte Internazionale di Giustizia ha ordinato a Israele di fermare qualsiasi offensiva a Rafah che danneggi i civili. La reazione di Tel Aviv si è affidata a un superlativo assoluto: durissima. Superlativo che si applica nelle parole e nei gesti rivolti alla comunità internazionale: un misto di arroganza e indifferenza allo sbigottimento e al dolore per ciò che i media riportano quotidianamente da Gaza. In altri termini, è il comportamento che veste in ogni circostanza il primo ministro Netanyahu dal 7 ottobre 2023, che ha trasfigurato definitivamente Israele agli occhi del mondo: non più nazione democratica in mezzo a regimi dittatoriali, ma governo di fanatismo esasperato che fa impallidire il concetto di democrazia.

Se ne ricava un corto circuito micidiale tra azione, reazione, controreazione, verbale e non, che ha portato Israele ad alienarsi le simpatie di una parte dell'opinione pubblica e le proteste in più angoli del mondo, anche a livello diplomatico. Un atteggiamento che a sua volta viene distorto e bollato come rigurgito antisemita, quando all'opposto altro non è che lo specchio di un autentico smarrimento per una violenza che mai ci si sarebbe attesa con la profondità di una autentica offesa all'umanità da parte di Israele. Che continua a bombardare Gaza per eliminare definitivamente Hamas, mentre i media informano dell'arrivo del direttore della Cia per incontrare l'omologo del Mossad. Per fare che cosa?


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