Gaza: impunità dei potenti e il silenzio colpevole dell’Italia
- Savino Pezzotta
- 15 ore fa
- Tempo di lettura: 4 min
di Savino Pezzotta

Ieri, 10 dicembre, l'Unicef ha pubblicato i dati relativi al numero di bambini morti il giorno della loro nascita nella Striscia di Gaza, la cui parte meridionale in questi giorni è devastata dalla tempesta Byron, con forti piogge che hanno allagato le tende in cui migliaia di persone sono sfollate per sfuggire alla furia genocida dell'esercito israeliano.
La percentuale delle morti premature di neonati palestinesi, da brivido, è una vergogna per l'umanità: le statistiche ci dicono che è superiore del 75 percento rispetto a quello precedente alla guerra. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, "una possibile ragione per cui i bambini muoiono alla nascita è la malnutrizione della madre durante la gravidanza". Non è certo ciò che ha sempre affermato il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu. Affermazioni che sono da mettere in stretta relazione con i comportamenti del governo di Tel Aviv che rivela ancora Haaretz, non hanno lesinato pressioni sui giornalisti. Ne è un esempio calzante, si spiega, l'atmosfera di intimidazione denunciata da corrispondenti tedeschi rispetto ai loro reportage su Israele e Palestina, "mentre una campagna guidata dall'ambasciata israeliana a Berlino e dai suoi alleati in Germania ha raggiunto il picco nelle ultime due settimane contro Sophie von der Tann – corrispondente con base a Tel Aviv per l'emittente pubblica tedesca. Un comportamento che Netanyahu e i suoi ministri non hanno avuto bisogno di esercitare sulla stampa italiana, come scrive Savino Pezzotta nel suo articolo.
La Porta di Vetro
Non riesco a tacere di fronte a quanto sta accadendo a Gaza. La violenza, la morte di centinaia di civili, bambini sotto le macerie e la distruzione sistematica di case e infrastrutture sono eventi che indignano qualsiasi coscienza umana. È una tragedia che continua, e il silenzio o la passività delle istituzioni internazionali amplifica il dolore delle vittime e l’ingiustizia, oltre la guerra si stanno profilando nuove sofferenze per i palestinesi. Secondo quanto ha comunicato il dipartimento meteorologico palestinese, con l’avvicinarsi della tempesta Byron, sono previste inondazioni improvvise, forti venti e grandine in tutta la Palestina, compresa la Gaza devastata dalla guerra, a partire da oggi fino a venerdì sera. L’ufficio stampa del governo di Gaza ha lanciato l’allarme: centinaia di migliaia di persone che vivono nell’enclave in tende precarie sono a rischio e centinaia di migliaia di sfollati sono a rischio perché i loro rifugi sono fragili e sovraffollati.
Ogni giorno che passa vengono alla luce la deficienza del piano Trump, con un presidente degli Stati Uniti più preoccupato di far sapere al mondo quali saranno i leader ad entrare a far parte del Consiglio di Pace di Gaza all'inizio del prossimo anno, che a preoccuparsi delle reali condizioni di vita dei palestinesi. Nel frattempo, una serie di raid militari israeliani anche nella Cisgiordania occupata hanno portato all’arresto di una quindicina di palestinesi. A Gaza, invece, uno dei due palestinesi che hanno attraversato la linea gialla, è stato eliminato dall'IDF per "rimuovere la minaccia". Per circostanze forse fortunose non è scappato il morto tra i caschi blu dell'Unifil in funzione di pattugliamento lungo confine del Libano, attaccati sempre dai militari israeliani.
Ora, dovremmo, prima di dare giudizi assolutori, che la guerra genocida di Israele contro Gaza ha ucciso almeno 70.366 palestinesi e ne ha feriti 171.064 dall’ottobre 2023. Un totale di 1.139 persone è stato uccise in Israele durante gli attacchi del 7 ottobre 2023 e circa 200 sono state fatte prigioniere.
Gaza si dissolve. E l’ONU? Paralizzata. E l'Italia?
Le Nazioni Unite non sono nate per proteggere chi è indifeso, ma per tutelare chi ha potere e armi. Il veto dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza – Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia e Cina – garantisce impunità a chi può comprare leggi e ignorare diritti. Questo non è un fallimento occasionale: è la logica stessa di un ordine internazionale costruito sul predominio dei forti.
Documenti, pareri, rapporti: tutto ciò che l’ONU produce resta spesso carta straccia. La Corte Internazionale di Giustizia parla di genocidio e violazioni dei diritti, l’UNRWA salva vite tra bombe e ostacoli, il Consiglio per i Diritti Umani denuncia. Ma Israele ignora tutto, appoggiato tacitamente dagli Stati Uniti. E l’ONU approva, con la Risoluzione 2803, il Piano Trump per Gaza. La pace diventa un’illusione.
E l’Italia? Prudente. Il nostro governo e settori della politica faticano e molte volte evitano di esprimere un chiaro giudizio umanitario e come equilibristi si destreggiano in sofismi che confondono il giudizio sul governo israeliano con il deprecabile antisionismo. Il teologo Karl Barth ci ha insegnato a non confondere le responsabilità del popolo tedesco con quelle del governo nazista. E così siamo costretti a dover registrare che il nostro governo si è allineato, che la parola di esecrazione sulla stampa appare solo a metà: si condanna poco, si giustifica molto. L’Europa non è da meno. Mentre i palestinesi muoiono, le istituzioni restano immobili, complici dell’impunità.
Il diritto internazionale esiste solo sulla carta. Senza azioni concrete, senza pressione politica reale, il genocidio continuerà. Fino a quando l’Italia, l’Europa e l’ONU non sceglieranno da che parte stare, Gaza rimarrà il simbolo di un mondo dove la giustizia conta meno delle armi e del potere. E chi resta in silenzio diventa parte del crimine.













































Commenti