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Israele e Hamas non rinunciano alla tregua. Sull'odio prevale la vita degli ostaggi

di Maurizio Jacopo Lami


La tregua resiste, ed è stata prolungata di altre 24 ore. Israele e Hamas hanno fermato le armi, nonostante l'attentato di stamane all'ingresso di Gerusalemme, in cui hanno perduto la vita tre persone ed altre sei sono rimaste ferite. Autori due terroristi arabi di Gerusalemme est, uccisi dalle forze di sicurezza.

Ma l'attenzione sembra essersi spostata sulle dichiarazione degli ostaggi rilasciati. Serve anche a sperare che questa terribile tragedia abbia presto fine. Soprattutto per i palestinesi che muoiono a grappoli.

"È stato orribile. Non per come ci hanno trattati, che tutto sommato sono stati discreti. È stato orribile perché non sapevamo come stavano i nostri cari fuori, non sapevamo chi era vivo e noi non potevamo dire che noi lo eravamo"

Testimonianza di una donna ostaggio israeliana liberata martedì scorso.

"Sono tornato a Jenin dopo un anno e mezzo di prigionia nelle prigioni israeliane. Mio padre e i miei fratelli non hanno ancora potuto raggiungermi perché ci sono troppi checkpoint da superare. Mi hanno che mio cugino non è qui perché è diventato martire (cioè è stato ucciso mentre attaccava soldati israeliani NDA) per la Palestina"

Testimonianza di un prigioniero palestinese rilasciato sempre martedì scorso.

Gli aerei israeliani non bombardano Gaza, i razzi di Hamas non colpiscono Israele, le pattuglie dell' IDF non sparano, i miliziani islamisti non escono dai tunnel per lanciare colpi di bazooka, i condomini non esplodono più in un orrendo deflagrare di corpi e cemento, non vediamo orrende file di bambini morti a stento coperti da lenzuola... la tregua non abbandona gli ultimi.

E continua la liberazione di altri ostaggi israeliani, circa una decina fra cui due donne israelo-russe (un aperto favore a Putin) e secondo i calcoli di Tel Aviv restano ancora 159 prigionieri.

Il calcolo in realtà non è affatto semplice perché Hamas sostiene, senza dare nessuna prova che circa sessanta sono morti "sotto le bombe sioniste" cioè a causa dei bombardamenti dell'IDF. Non si sa quanto ci sia di vero nell'affermazione, perché in precedenza l'organizzazione islamista non ha avuto il minimo problema a mentire spudoratamente dando per morti ostaggi israeliani poi rilasciati chiaramente in vita. Inoltre è anche capitato che abbiano attribuito la morte di una soldatessa israeliana a un bombardamento di Tel Aviv, ma i para' israeliani hanno poi trovato il corpo della giovane uccisa da un colpo di pistola alla tempia.

Un altro problema è dato dal fatto che diversi ostaggi sarebbero nelle mani dell'altra importante organizzazione, la Jihad islamica, che ha assai meno adepti (anche perché si è sempre dedicata unicamente alla lotta armata senza mai investire in strutture assistenziali, a differenza di Hamas), è molto più legata all'Iran e da sempre ha un livello di aggressività molto più alto nei confronti di Israele.

So che può suonare singolare affermare che un'organizzazione può avere un grado di aggressività "molto più alto di Hamas", ma è un dato di fatto che in moltissime occasioni Hamas e Tel Aviv pur simulando una faccia feroce, hanno di fatto convissuto. Si è trattato di una drammatica scelta del premier dello Stato di Israele Netanyahu che per oltre venticinque anni ha supportato e perfino appoggiato l'organizzazione islamica con diversi scopi, fra cui i principali erano dividere i palestinesi (ci sono riusciti eccome: Hamas e l'organizzazione laica Al Fatah nei fatti si odiano) e far crescere un'organizzazione chiaramente impresentabile che non avrebbe mai permesso ai palestinesi di realizza un progetto politico credibile ed attuabile

Il progetto ha avuto un tale "successo" (assolutamente negativo, sia chiaro) da far prima deragliare completamente ogni processo di pace, ed in seguito scatenare la guerra attuale.

Incredibilmente (ma nemmeno tanto: le pagine dei libri di storia presentano ad ogni riga paradossi ed è per questo che la Storia è una materia così affascinante) l'uomo autore di questo disastro, Netanyahu, è rimasto a galla, come spesso accade nei momenti di crisi estrema, in cui cambiare può essere più dannoso che conservare.

Intanto la tregua, dopo sei giorni, è stata prorogata anche per oggi, 30 novembre. Ad annunciarla è stato l'esercito israeliano: "La tregua con Hamas continuerà alla luce degli sforzi dei mediatori per portare avanti il processo di rilascio degli ostaggi e nel rispetto dei termini dell’accordo". “.

Non è impossibile, ma bisogna considerare che gli uomini per ora sono esclusi dalla trattativa, che almeno una dozzina di ostaggi sono in mano di piccole bande, che altri pur nella teorica disponibilità di Hamas sono in zone su cui non si ha più il controllo. In più, ed è tragico da dire, sicuramente alcuni israeliani sono morti per mano di Hamas o sotto le bombe di Tel Aviv. La tregua, comunque, sta consentendo di evacuare molti feriti, di dare tende, cibo e un sia pure precaria assistenza agli sventurati civili della Striscia. Il governo di Tel Aviv ha ribadito in più occasioni che la tregua non potrà in nessun caso durare oltre la notte della prossima domenica, perché prorogarla significherebbe dare troppo vantaggio e respiro ad Hamas.

Netanyahu ha detto che la guerra continuerà "fino alla completa distruzione di Hamas e delle altre organizzazioni estremiste" e ha fatto capire, nemmeno tanto fra le righe, che l'IDF attaccherà la parte sud della Striscia di Gaza, finora relativamente risparmiata, e in particolare khan Yunis, il più grande insediamento palestinese nella parte sud, da tutti considerata la roccaforte di Hamas. Lo scopo sarebbe eliminare più dirigenti militari possibile, ma non si nasconde che si vuole anche creare ulteriori distruzioni immani per far perdere ogni consenso ad Hamas. Se Netanyahu ci riuscisse, sia pure ad un prezzo di sangue terribile per i palestinesi, otterrebbe una chiara rivalsa sul 7 ottobre e rimedierebbe in parte ai suoi spaventosi errori di calcolo e lo spingerebbe a credere di essere, in un delirio di onnipotenza, "insostituibile" nella politica israeliana.

Non è per nulla chiaro, anche ammettendo una possibile vittoria militare su Hamas, come si potrà impostare una decente proposta di pace per creare consenso fra i palestinesi ad una difficilissima proposta di pace. Si pensi che ancora ieri sera Netanyahu ha annunciato che vuol creare un "insediamento israeliano nella Striscia di Gaza": l'uomo non vuole proprio abbandonare i propri tragici ed ostinati errori.


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