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Israele conquista l'ospedale principale di Gaza e "affretta" la morte di centinaia di pazienti

di Maurizio Jacopo Lami


L'IDF, le forze armate israeliane, ha preso il controllo dell'ospedale di Al Shifa, il principale di Gaza, a circa 500 metri dalla costa mediterranea. Da ore, gli edifici sono sottoposti da ondate bombardamenti continue, mentre si ode tra una tregua e l'altra dal cielo, l'eco dei cingoli dei carri armati in avvicinamento. Secondo i servizi segreti di Tel Aviv sotto l'ospedale si dipana un vero e proprio dedalo di gallerie e bunker in cui si nasconderebbero i principali leader del braccio armato di Hamas a Gaza. Nel concreto, secondo quanto riportato dal quotidiano Al Jazeera, i continui raid sull'ospedale, dicono i medici di al-Shifa, non porterebbero altro che ad alimentare la paura tra migliaia di pazienti e sfollati nel complesso ospedaliero. Nello specifico, riporta la testata, insieme a circa 700 unità del personale medico, vi sono 650 pazienti, di cui circa 100 in condizioni critiche. Inoltre, la cifra sfollati sarebbe compresa tra i 2.000 e i 3.000 palestinesi.[1]

Davanti all'ospedale ci sono state furiose sparatorie, sono state eliminate postazioni degli islamisti, ma soprattutto, secondo i medici, si sono registrati moltissimi morti fra i pazienti e i feriti a causa della mancanza di medicine e di tutto il resto. Si parla di una fossa comune con ben 180 sventurati seppelliti in fretta e furia per evitare epidemie. E di neonati prematuri morti purtroppo nell' ospedale anche per la mancanza di elettricità.

In proposito ci sono state furiose polemiche da ogni parte del mondo: si contesta ad Israele l'uso della forza contro gli ospedali in violazione della convenzione di Ginevra. La convenzione in proposito è chiarissima e sancisce che i luoghi adibiti alle cure mediche devono assolutamente essere risparmiati da ogni attacco

Israele in proposito si difende con vigore sostenendo che i miliziani di Hamas si nascondono proprio negli ospedali e vi hanno addirittura costruito sotto i loro bunker più importanti. Ora che l'ospedale di Shifa è controllato dagli israeliani si potrà scoprire se l'accusa corrisponde al vero.

Gli israeliani affermato di aver trovato armi in vari punti dell'ospedale, ma non ostaggi come forse speravano. Intanto, però, sono riusciti ad arrivare nel cuore di Gaza City e stanno riducendo sempre di più gli spazi a disposizione di Hamas. Secondo i corrispondenti di guerra, infatti, molti miliziani islamisti stanno tentando di uscire dalla città avvertendo l'enorme pressione delle forze armate israeliane. Questo crea anche tensione con la popolazione che in parte si sente abbandonata, anche se la maggioranza sembra continuare ad essere solidale con i miliziani palestinesi.

Intanto sembra che finalmente si stia muovendo qualcosa sulla complicata trattativa per gli ostaggi israeliani: fonti di Hamas hanno parlato di un accordo di massima per liberare circa cinquanta ostaggi, donne e bambini, in cambio di una tregua di circa tre giorni. Dietro si agiterebbe la pressione americana. Secondo il titolo del Washington Post, infatti, la "crisi degli ostaggi rappresenta un importante test l'amministrazione Biden".[2]

E il quotidiano israeliano Haaretz, voce critica nei confronti del governo Netanyahu, riporta in grande evidenza che "24 democratici della Camera - guidati dai rappresentanti Alexandria Ocasio-Cortez, Betty McCollum e Mark Pocan - hanno esortato il presidente degli Stati Uniti a porre fine alle 'gravi violazioni dei diritti dei bambini' sostenendo un immediato cessate il fuoco a Gaza. Ma, ad un tempo, sottolinea che l'accordo sugli ostaggi è in stallo.[3]

Del resto, è possibile che gli israeliani accettino, ora che hanno conquistato una grossa parte della Striscia di Gaza, di avviare le trattative, se non altro per calcolo politico: attenuare il coro di disapprovazione mondiale che li circonda, dopo aver ucciso più di 10 mila palestinesi e reso Gaza un "rovinificio" inabitabile, macchiato del sangue di migliaia di bambini innocenti. Il tutto nel nome di una vendetta che giova soltanto al premier Netanyahu e alla sua mai sopita ambizione di rovesciare tutte che le congetture che lo vogliono fuori dai giochi politici una volta che si è esaurita l'operazione militare. Ma, Netanyahu è un gatto dalle sette vite, cui non pare vero di poter associare il suo nome alla fotografia che alcuni già definiscono "storica" che immortala le truppe israeliane schierate con le bandiere nell'aula del Parlamento di Gaza City, distrutto dall'IDF con un'enorme quantità di esplosivo. L'ennesimo messaggio in chiaro ad Hamas che nulla sarà come prima.



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