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Iran, l’ultima guerra di Israele

di Michele Corrado


Israele ha rotto l’indugio ed ha deciso di risolvere alla fonte l’origine di quella che ritiene essere una concreta minaccia con la quale convive da diversi decenni. L’attacco aereo effettuato nei confronti dell’Iran ha sortito una totale sorpresa. Ed i risultati sono stati, come da dichiarazione del portavoce governativo, pari a quanto pianificato.

È una dichiarazione importante per capire che viste le potenzialità e scelti gli obiettivi, non si poteva fare di meglio. Ora, al quinto giorno di conflitto di una guerra fra contendenti a distanza e senza contiguità territoriale possono essere fatte alcune considerazioni su elementi oggettivi, che non equivalgono a schierarsi da una parte o dall'altra.

La prima, risiede nel convincente quadro di intelligence di Tel Aviv che ha portato ad avere, per quanto è possibile apprezzare dall’esterno, un quadro di situazione del tutto realistico.

La seconda, la constatazione che i vertici israeliani - cioè Netanyahu al governo a più riprese da quasi vent'anni - hanno preparato per anni questa operazione a dimostrazione di una capacità di previsione proiettata in un futuro non immediato. Il che impone una serie di riflessioni sulla potenza raggiunta dal suo apparato militare.

La terza, la reazione della popolazione israeliana alle scelte governative che pare - al momento - non accusare sbandamenti di fronte alla non impenetrabilità dimostrata dai sistemi di difesa aerea. Il che impone una serie di ragionamenti sulla società israeliana.

La quarta, la determinazione che stanno dimostrando le forze aeree israeliane, con continue incursioni all’interno dello spazio aereo iraniano, dimostrano lo sviluppo di una operazione complessa che dovrà portare a risultati permanenti nel lungo periodo.

La quinta, la reazione iraniana, inconcludente e senza una regia di raccordo, che ha pur dimostrato di poter “bucare” la difesa aerea israeliana, ma senza poter determinare danni permanenti alle strutture vitali del paese.

La sesta, l’isolamento nel quale si è ritrovato l’Iran da quando è sotto attacco israeliano; pochi avrebbero scommesso sulla riluttanza ad essere "vicini" da parte di Paesi dichiaratamente “amici ed alleati”, come si diceva un tempo.

L’azione israeliana sta dimostrando che "attività preventive militari con scopo distruttivo di obiettivi selezionati", secondo la definizione del premier, portano a risultati concreti. Anche da parte di un paese come Israele, microscopico se rapportato all’avversario.

All'opposto, l’Iran sta dimostrando una palese difficoltà nella guerra per il controllo del cielo, prova ne è l'assenza di notizie di scontri aerei fra velivoli iraniani ed israeliani.

È possibile che la situazione iraniana possa peggiorare nei prossimi giorni con il consolidarsi della superiorità aerea israeliana e con la distruzione sistematica dei loro sistemi di lancio missilistici. Gli effetti distruttivi dei missili sono funzione del numero dei lanciatori, non di quello dei vettori.

Gli israeliani stanno dimostrando una decisa comprensione del Teatro di operazioni, che presenta infinite possibilità di ingaggio, selezionando i più remunerativi anche da un punto di vista delle operazioni ibride, come con la distruzione della sede della televisione di stato iraniana e di obiettivi civili per provocare il collasso psicologico della popolazione e favorire un cambiamento di governo.

Il divario tecnologico che si sta delineando fra le forze aeree israeliane e le capacità iraniane ci porta a considerare che, se si vogliono avere capacità di difesa reali, è necessario disporre di assetti aerei compositi che possano esprimere una proiezione offensiva al di fuori dei confini nazionali.

Nel concreto, nel caso di Israele, potenza atomica, vista la sua estensione e conformazione territoriale, è vitale per la sua sopravvivenza volere qualunque tipo di operazione militare al di là dei suoi confini.

Tutti sembrano essere “alla finestra” per vedere come andrà a finire, ma è certo che i sostenitori dell'Iran al momento non sono apparsi. Le sorprese possono essere comunque sempre dietro l'angolo.

 

 


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