top of page

Il Consiglio comunale di Torino ha approvato la chiusura del CPR della vergogna

Aggiornamento: 15 mar 2023

di Pierino Crema*


Lunedì scorso, 13 marzo, il Consiglio comunale di Torino ha approvato un ordine del giorno proposto dal consigliere Luca Pidello per la chiusura definitiva del CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio) di corso Brunelleschi. Alla chiusura è seguito il trasferimento in altre strutture delle ultime sei persone persone ospitate.

Si chiude così una pagina tra le più scure e dolorose della storia del rapporto con i migranti irregolari, contrassegnata da fallimenti e mancate soluzioni al problema, vissuti anche con fastidio e disinteresse dall'opinione pubblica. Nell'estate scorsa, una delegazione della CILD (Coalizione italiana Libertà e Diritti civili) aveva visitato il centro sottolineando nel suo rapporto la criticità della situazione "riguardante la tutela dei diritti dei detenuti, con specifico riferimento alla tutela della salute, del diritto di difesa e della libertà di corrispondenza", in cui sussistevano continui episodi di autolesionismo, di abuso di psicofarmaci e tranquillanti in un quadro di disagio e malessere permanenti. In altre parole, per usare ancora il linguaggio del CILD, "il CPR di Torino continua a essere un luogo inumano che mortifica la dignità dei detenuti e ne lede i più basilari diritti fondamentali [...] caratterizzato da uno strutturale stato di eccezione che non può essere oggetto di alcuna riforma, ma solo di una sua impellente abrogazione". [1]

Per la cronaca, da un paio di settimane il CPR di Corso Brunelleschi era chiuso per decisione delle autorità competenti a causa dei danni provocati dagli incendi causati dagli immigrati che vi erano trattenuti. Danni per circa un milione di euro, il 10 per cento del costo annuo del CPR.

Dal 2016 al 2022 il centro di Corso Brunelleschi a ospitato 6469 immigrati, di questi solo 2000 sono stati rimpatriati e ci sono stati 2 suicidi all’interno della struttura l’ultimo dei quali Moussa Balde un ragazzo di 23 anni. Moussa Balde era stato vittima nella primavera del 2021 di un violento pestaggio a Ventimiglia. Il ragazzo, accusato di aver rubato un telefono, era stato aggredito da tre italiani all’uscita di un supermercato con tubi di plastica e spranghe. L’aggressione, a sfondo razzista, era stata ripresa da una passante. Il video aveva permesso di identificare gli aggressori e incriminarli per lesioni. Balde era stato ricoverato all’ospedale di Bordighera ma una volta dimesso, invece di essere curato, è stato trasferito nel Cpr di Torino e messo in isolamento e dove si è suicidato. Nello scorso ottobre, a conferma di un clima di esasperazione incontrollabile, un maresciallo dei carabinieri era stato aggredito da un ospite ed aveva riportato ferite serie. Le attuali regole prevedono che un cittadino straniero senza permesso di soggiorno e senza reati a suo carico possa essere rinchiuso per tre mesi in un Cpr, periodo che può essere prorogato di ulteriori 30 giorni. Ma l’esperienza di questi anni ha dimostrato l’inefficacia di queste strutture(meno del 25% di rimpatri), la crudeltà e la disumanità delle stesse (non possono avere delle penne per scrivere, Moussa Balde era in isolamento quando si è suicidato).

* Consigliere Pd Consiglio Comunale di Torino

Note



103 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page