"Genocidio a Gaza": l'Onu non fa sconti a Israele e a Netanyahu
- La Porta di Vetro
- 16 set
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 17 set

"Negazione psicotica", "mente megalomane": non usa mezzi termini il quotidiano israeliano Haaretz [1] nel bollare il primo ministro Netanyahu dopo il suo ultimo discorso e, soprattutto, all'indomani del rapporto di una commissione d'inchiesta internazionale indipendente dell'Onu condotta da Navi Pillay, magistrata sudafricana 83enne, già presidente del Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda e giudice presso la Corte Penale Internazionale (Cpi), che ha definito "genocidio" la guerra asimmetrica che lo Stato d'Israele ha scatenato nella Striscia di Gaza contro la popolazione civile palestinese.
Il rapporto mette nel mirino il presidente israeliano Isaac Herzog, il primo ministro Benjamin Netanyahu e l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant accusati di avere "incitato al genocidio" e di non avere adottato misure sufficienti per bloccare la violenza. Violenza dietro la quale c'è ancora a tutto tondo il 712° giorno di guerra che ha provocato ieri, durante l'invasione di terra a Gaza City di cui si compiace Benjamin Netanyahu - "Gaza brucia" - sono stati uccisi oltre 100 palestinesi. Una violenza che deriva, è la conclusione di Navi Pillay, dall'idea che chi si violenta, si ferisce, si uccide, è un essere inferiore, un sub umano; in altri termini, occorre "disumanizzare" la popolazione contro cui ci si rivolge con le armi. È l'imitazione del metodo nazista, che lo si voglia o no, senza che si debba tirare fuori accuse di antisemitismo.
Al contrario, come osserva ancora Haaretz, la condizione in cui è precipitato Israele per responsabilità di Netanyahu e del suo governo, formato da ministri corrotti ed estremisti, accusati di sfruttare i fondi pubblici, è quella di un paese (democratico) isolato e autarchico.
E ora? In attesa che l'Occidente vari un pacchetto di sanzioni a Israele, si è levata la voce, per lo più ignorata, delle agenzie umanitarie presenti a Gaza che in scia al rapporto dell'Onu chiedono ai leader mondiali di "intervenire urgentemente" nella guerra, in un conflitto che ha devastato un territorio e un popolo, oltre un milione di persone a rischio, che ha già pagato un pedaggio di 65 mila morti, di cui 20 mila bambini, centinaia di migliaia di feriti.[2]
Note
[2] In proposito, si legga quanto dichiarato dalla segretaria generale di Amnesty International, Agnès Callamard: "Mentre le autorità e le forze israeliane intensificano la loro brutale campagna di distruzione, in particolare a Gaza City, il severo rapporto della Coi fornisce un’ulteriore conferma di quanto Amnesty International e altre organizzazioni affermano da mesi: le autorità e le forze israeliane hanno commesso e stanno continuando a commettere genocidio nei confronti della popolazione palestinese di Gaza. Sulla base del precedente rapporto, l’ultima relazione conclude che esistono motivi ragionevoli per affermare che le forze e le autorità israeliane hanno commesso quattro atti proibiti dalla Convenzione sul genocidio, ossia: uccidere membri del gruppo, infliggere loro gravi danni fisici o mentali, imporre deliberatamente al gruppo condizioni di vita intese a provocarne la distruzione fisica totale o parziale, imporre misure volte a impedire le nascite. [...] Non c’è più tempo per le scuse: con il moltiplicarsi delle prove del genocidio di Israele, la comunità internazionale non potrà dire di non sapere. Questo rapporto deve indurre gli stati ad agire immediatamente e a rispettare i loro obblighi giuridici e morali per fermare il genocidio in corso. La comunità internazionale, in particolare gli stati che hanno influenza su Israele, deve esercitare ogni forma possibile di pressione diplomatica, economica e politica per garantire un cessate il fuoco immediato e duraturo e un accesso umanitario senza ostacoli a Gaza. Le conclusioni di questo rapporto devono spingere tutti gli stati a sospendere ogni trasferimento di armi e forniture per la sicurezza a Israele e a rivedere i propri rapporti commerciali con Israele per assicurarsi di non contribuire al genocidio in corso a Gaza. [...] Con Israele che intensifica la sua brutale campagna di distruzione e di sfollamento, soprattutto a Gaza City, inclusi lo sfollamento forzato di massa dei suoi abitanti e la cancellazione del suo patrimonio millenario, la posta in gioco non è mai stata così alta. La stessa esistenza della popolazione palestinese di Gaza è sotto minaccia. La portata delle morti e delle distruzioni è già stata catastrofica, ma siamo a un punto in cui gli stati hanno gli strumenti per prevenire ulteriori crimini. Devono dimostrare di avere anche la volontà di farlo. [...] Amnesty International esorta tutti gli stati, a cominciare da quelli che negli ultimi due anni hanno sostenuto Israele, a cambiare rotta, a dare ascolto alle conclusioni formulate da numerosi esperti e a fare tutto ciò che è in loro potere per proteggere la popolazione palestinese, fermare il genocidio in corso nella Striscia di Gaza e prevenirne la possibile estensione al resto del Territorio palestinese occupato" in Rapporto Onu: Israele sta commettendo genocidio a Gaza - Amnesty International Italia













































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