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Europa: la speranza è il sentimento della piazza romana

di Stefano Rossi


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La piazza di Roma oggi è stata affollata (50mila persone) e variopinta. Tante anime di un movimento che si unisce intorno all’idea di Europa unita. Pace, democrazia, diritti, sono state le parole d’ordine dei discorsi che si sono succeduti per tre ore. Ma anche l’idea forte che per proteggere questi valori, oggi, gli europei devono unirsi. Che l’Unione deve completare il processo di unificazione e rendersi così indipendente tanto dalla Russia quanto dagli Stati Uniti.

Pochi politici sul palco, oltre ai trecento sindaci che hanno parlato attraverso un'unica voce, quella del sindaco di Roma Roberto Gualtieri e del presidente dell’ANCI, Gaetano Manfredi. Tanti cittadine e cittadini, artisti, registi, che in modo consapevole, coraggioso e deciso hanno chiarito l’urgenza di fare dell’UE uno Stato federale per rispondere alle sfide che gli europei tutti hanno di fronte. A partire dalla testimonianza di Renata Colorni, figlia di Eugenio che partecipò alla redazione del Manifesto di Ventotene, tanti hanno ricordato le origini dell’idea di Europa unita, rivendicando la tradizione di Altiero Spinelli e la necessità di ridare corpo a quel progetto.


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Le bandiere presenti sono quelle blu a dodici stelle, della pace e del Movimento Federalista Europeo; chiariscono che la piazza è composta da cittadini comuni e attivisti, fino ai testimoni dei popoli oppressi che guardano all’Europa come una speranza per il futuro. Ucraina, Georgia, ma anche Afghanistan, Mali, Kosovo e altri paesi dove la guerra nega i diritti, rappresentati da interventi dal palco nelle parole di ragazzi e ragazze che chiedono agli europei di non dimenticare i loro territori.

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La giornata ha avuto anche una dimensione europea con l’intervento di Guy Verhofstadt, presidente dello European Movement, del sindaco di Barcellona e con la mobilitazione di tante altre città in Europa.

Si è vista in piazza anche la segretaria del Pd Elly Schlein che è venuta a salutare i federalisti incoraggiandoli ad andare avanti. Da domani, ma c'è anche la speranza del contrario, ripensando alla grandezza umana che rimanda piazza del Popolo, si ricomincerà a fare i necessari distinguo, parlare di strategia e di bassa politica nazionale. Oggi in piazza c’è spazio solo per gli alti ideali e per i progetti che segnano la storia di una generazione. Tutti uniti nelle diversità, anche a Roma oggi.

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