Occidente a corto di risorse per sé e per sostenere l'Ucraina
- Michele Corrado
- 14 ore fa
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di Michele Corrado

Nella condotta di operazioni militari ad alta intensità e su vasti spazi come il conflitto russo-ucraino la disponibilità di risorse finanziarie è uno degli elementi cardine.
Se poi si combatte, o si cerca di combattere, secondo gli standard americani, dove l’abbondanza in ogni settore è a premessa di ogni attività, bisogna poterselo permettere. O meglio, bisogna essere disposti ad impiegare ingenti risorse per sostenere lo sforzo bellico di chi combatte. In tale caso, per noi europei che abbiamo volutamente “compresso” il Sistema Difesa negli ultimi trenta anni questo fattore rappresenta una assoluta novità.
L’Ucraina è un Paese che sopravvive e combatte soltanto grazie al sostegno occidentale ed in particolare di quello americano. Con un parziale disimpegno dal conflitto voluto dalla nuova amministrazione insediatasi alla Casa Bianca ricade ora sugli europei l’incombenza di finanziare economicamente la guerra in corso. Questo tipo di conflitto, basato principalmente su un lento logoramento fra le parti, è fra quelli più dispendiosi perché, solitamente, l’impegno finanziario necessario per la condotta delle operazioni cresce con l’andar del tempo. Basti pensare, ad esempio, al trattamento delle migliaia di feriti che quotidianamente affluiscono verso le strutture sanitarie.
Pertanto, pare che al momento, i Paesi europei siano non più in condizione di alimentare un flusso finanziario da destinarsi all’Ucraina che consenta di mantenere un tasso di logoramento nei confronti delle truppe russe di tipo lineare e conforme a quello realizzato fino ad ora. La speranza è che la spinta offensiva avversaria si esaurisca e la linea di contatto sul terreno si stabilizzi. Nella pratica vorrebbe dire che i russi passerebbero ad una postura difensiva non avendo più la capacità di coprire terreno, cioè di avanzare. Se si realizzasse questo scenario sarebbe possibile per i russi andare concretamente ad una trattativa. Ma fino a quando ciò non avverrà e per impedire il collasso del fronte in qualche settore che potrebbe avere ricadute sull’intero teatro di operazioni è necessario sperare che gli ucraini non cedano. I russi sono al momento fortemente motivati perché, secondo il loro modo di leggere il campo di battaglia, possono continuare ad avanzare e scommettere sul cedimento delle linee di difesa ucraine anche oltre i confini del Donbass.
Per noi europei occidentali, a corto di denaro da destinare alla resistenza ucraina, forse si pone ora il problema di un cambio di priorità. È per questo che i governi europei, alcuni più di altri, premono per impiegare gli assets russi pur di non intaccare le risorse che i vari Paesi destinano alle loro esigenze interne. E tra queste, insieme alla necessità di finanziare lo sforzo bellico ucraino (in tutte le sue forme che non sono solo militari), si segnala anche un'altra urgenza, cioè quella di recuperare le capacità del Sistema Difesa che ogni stato europeo ha smobilitato negli anni dopo la caduta del Muro di Berlino. E possibilmente farlo in un'ottica di coordinamento europeo anche per razionalizzare risorse e spese.
Questo doppio sforzo, più o meno proporzionale per ogni Paese, non era stato messo in conto quando iniziò l’Operazione Militare Speciale dei russi in Ucraina. Ora, dopo essersi accodati alla linea di condotta dell'amministrazione Biden, l'Occidente europeo si ritrova con un doppio problema senza che si prospetti una soluzione adeguata.
Visto lo scenario che si sta prospettando sarebbe opportuno spiegare a che cosa si sta andando incontro, o si dice di andare incontro, perché la conduzione di operazioni militari complesse e prolungate nel tempo impone l'impiego di enormi risorse finanziarie che vanno sottratte ad altri settori vitali di un Paese. Ma questo pare non essere sufficientemente compreso a tutti i livelli delle nostre società. Soprattutto quando si parla di debito pubblico.













































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