Brusco risveglio per l'UE: la casa va ricostruita dalle fondamenta
- Giancarlo Rapetti
- 15 ore fa
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di Giancarlo Rapetti

Il film I sovversivi di Paolo e Vittorio Taviani, del 1967, racconta le vicende di quattro militanti del vecchio PCI, convenuti a Roma per i funerali di Palmiro Togliatti, che si erano svolti il 24 agosto 1964 con una partecipazione popolare davvero oceanica, che si sarebbe ripetuta nel giugno del 1984 per Enrico Berlinguer.[1] Il film racconta soprattutto i dubbi e le contraddizioni esistenziali dei quattro, lasciando la politica sullo sfondo. Tuttavia, un episodio, forse marginale nella dinamica del film, risulta interessante con gli occhi di oggi. In un bar, tra i convenuti ai funerali, si discute e si critica animosamente il defunto segretario del Partito. Ma quando interviene nella discussione, portando le proprie critiche, un distinto signore in giacca e cravatta, riconosciuto dagli altri come non appartenente alla famiglia comunista, Ermanno, uno dei protagonisti (interpretato da un giovane Lucio Dalla) lo aggredisce e spintona, rischiando un principio di rissa, peraltro subito sedata. Perché questo episodio è attuale?
Perché di fronte all’attacco frontale all’Europa portato da Donald Trump e rilanciato da Elon Musk, la reazione è stata quella di Ermanno. Sdegno, bandiere al vento e difesa della famiglia europea: noi possiamo anche criticare, ma tu no. Sarebbe pure tutto giusto, se non ci fossero un po’ di ma. La reazione UE è stata forte, ma breve, come un fuoco di paglia. Anche tardiva, perché nel discorso di Monaco qualche mese fa il vice presidente J.D. Vance, un giovanotto che non frequenta il linguaggio diplomatico, era già stato esplicito nello stesso senso, ma senza suscitare reazioni significative. Ma soprattutto, attacco e difesa si concentrano entrambi non su di un fatto, ma su di un’idea.
L’Europa politica, nonostante il nome pomposo di Unione dato dai Trattati, semplicemente non esiste. Finora si è fatto finta che non fosse così, mettendo in piedi costruzioni interessanti, utili, importanti, ma insufficienti. La più importante di tutte è la moneta unica, con annessa Banca Centrale Europea, anche se i paesi euro sono solo 20 su 27. Euro e BCE sono state un ombrello protettivo senza confronto per i singoli paesi, salvando preventivamente molti dalla bancarotta. Alla BCE, in particolare, va riconosciuto il merito di essere stata sostanzialmente l’unica a combattere l’inflazione, creata dalle politiche economiche post-covid, fondate sulla espansione del debito al limite della irresponsabilità. La riduzione dell’inflazione è la più importante iniziativa di contrasto alla povertà e alle disuguaglianze. L’inflazione, infatti, è una tassa regressiva che non ammette evasione e colpisce i più poveri, quelli veri, non quelli delle statistiche fiscali. E quelli, come i lavoratori dipendenti o gli imprenditori che lavorano su mercati aperti alla concorrenza internazionale, che non possono aumentare i prezzi di vendita. È fantascientifico vedere i sindacati che criticano le misure di contrasto all’inflazione.
Poi si è cercato di proteggere i confini esterni dell’Europa e favorire nel contempo la libera circolazione all’interno, con gli accordi di Schengen. Ma i paesi membri aderenti all’accordo sono 26 su 27, a cui si aggiungono 4 paesi associati. E comunque, ogni volta che c’è un problema, anziché rafforzare l’accordo, lo si sospende.
Il più impressionante tentativo di costruire l’Europa dal tetto è il debito comune. Quello realizzato, con Next Generation EU. Quello ipotizzato con Rearm EU, poi diventato Readiness 2030, e quello invocato da Draghi per investimenti in innovazione e competitività. Si è visto che non funziona: non solo perché i contribuenti dei paesi virtuosi non sono disposti a finanziare in eterno le cicale. L’obiettivo del debito comune è fare investimenti tali da produrre il reddito aggiuntivo necessario per ripagare l’investimento stesso. Con il nostro PNRR questo non è successo: spesso i soldi sono stati spesi più che investiti e anziché produrre reddito produrranno ulteriore spesa corrente. E comunque entrambi i progetti, riarmo e produttività, stanno ancora sulle nuvole degli annunci anziché sulla terra della implementazione.

Insomma, 68 anni dopo il trattato di Roma del 1957, con il quale sei paesi istituivano la Comunità Economica Europea (CEE), si dovrà, anche grazie a Trump, Musk e J.D. Vance, prendere atto che per una costruzione solida occorre cominciare dalle fondamenta. Cioè dall’assetto politico e istituzionale. Non ci sono scorciatoie: prima la cessione della sovranità ad una autorità federale, poi tutto il resto.
Con una complicazione, dettata dalla storia che ha impresso una brusca accelerazione agli eventi geopolitici. Non abbiamo più a disposizione i tempi lunghi governati dalla pazienza. Le prove che ci attendono sono qui e subito.
Note
[1] Uno degli amici nel film, Sebastiano, è interpretato da Giorgio Arlorio, sceneggiatore e regista che nel 1984 dirigerà il documentario L'Addio a Berlinguer.











































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