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Difesa europea, compatibile con l'Alleanza Atlantica di Trump?

  • Vice
  • 20 giu
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 20 giu

Un convegno oggi Torino

di Vice

Tempestivo e quantomai di stretta attualità - faremmo torto agli organizzatori, una serie di sigle della galassia federalista con la partecipazione di parlamentare e europarlamentari italiani, pensare che sia soltanto una coincidenza - il convegno di oggi ospitato a Palazzo civico di Torino dalle 16 alle 18, sul tema della Difesa Europea in rapporto (non è arbitrario definirlo tale) all'Alleanza Atlantica, alla sua gestione, all'aumento dell'impegno finanziario che il presidente americano Donald Trump ha posto come vincolo inalienabile ai suoi alleati, tesi prontamente accolta (ma non senza avere suscitato riserve tra i partner, come vedremo), dal Segretario generale della Nato Mark Mark Rutte.

L'appuntamento, coordinato da Mercedes Bresso, infatti, cade a distanza ravvicinata dalla due giorni in programma martedì e mercoledì prossimi del vertice Nato all'Aia, che viene presentato, come si legge sul sito dell'Alleanza Atlantica, il momento di prendere decisioni "per rendere l'Alleanza più forte, più equa e più letale (testuale). Viviamo in un mondo più pericoloso e questo è un momento critico per la nostra sicurezza. Gli alleati si stanno unendo per rafforzare la loro cooperazione e il loro impegno nei confronti della NATO". Direzione di marcia inequivocabile.

Ad affossare eventuali dubbi sulle intenzioni di aumentare le spese militari, hanno provveduto le dichiarazioni del Segretario generale Nato al recente G7 in Canada di martedì scorso, 17 giugno, a conclusione dei confronti con i leader del G7, proprio in previsione del vertice all'Aia, e con il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky e il premier australiano Anthony Albanese.

La strategia di Rutte è stato esplicito: "Dobbiamo aumentare la nostra spesa per la difesa", perché la sicurezza di oggi non sarà più tale tra "tre o cinque anni, quindi dobbiamo spendere di più". Traduzione pratica: "Il nuovo obiettivo di spesa è davvero radicato nei fatti. [...] Ora spetta ai leader concordare la spesa extra necessaria per renderlo possibile". Sul come, Rutte è stato esplicito nell'andare al cuore degli interessi dell'apparato industriale-militare: "Abbiamo fantastiche aziende industriali negli Stati Uniti, in tutta Europa e in Canada, ma non stanno producendo a ritmi. Quindi abbiamo bisogno di più turni, di più linee di produzione". Un'economia di guerra.

Messaggio arrivato forte e chiaro a Giorgia Meloni nel faccia a faccia romano del 12 giugno, in cui l'ex premier olandese (dal 2010 al 2024 alla testa di governi di centro-destra) non ha lesinato elogi (in odore di velata propaganda, per usare un eufemismo) all'Italia "alleato importante, attivo in tutto il territorio della NATO", "esempio alla guida delle forze terrestri avanzate della NATO in Bulgaria e in molte altre missioni della NATO", dotato, soprattutto, di "una base industriale della difesa molto orgogliosa". Frasi in linea di coerenza e contigue alla visione trumpiana, senza se e senza ma.


La posizione del premier spagnolo Sanchez

"Se" e "ma", invece, rimbalzati con fragore sulla prima pagina di El Pais che ha anticipato la posizione del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez (in crisi sul piano interno), capofila dell'opposizione al 5 per cento del prodotto interno lordo da destinare alle spese militari che Trump chiede ai paesi della NATO. Il quotidiano sottolinea il rifiuto di Sanchez e la richiesta senza precedenti di bloccare le proposte affidate a Rutte e sintetizzate in una bozza di dichiarazione inviata ai membri della Nato e da rendere pubblica dopo il vertice.

"È irragionevole e controproducente per il rafforzamento della difesa europea", peraltro "incompatibile con il nostro stato sociale e la nostra visione del mondo": è quanto ha scritto Sanchez in una lettera inviata al Segretario della Nato. Per Rutte suona come una bocciatura in piena regola. E a rafforzare la contrapposizione (se non le distanze siderali, e non soltanto a livello politico, esistenti tra i due) El Pais pubblica alcune foto che fissano momenti di confronto esclusivo, le cui posture molto dicono sul linguaggio del corpo di chi è propenso a dialogare e di chi sembra ambasciatore di prepotenze. Superflua l'attribuzione all'uno o all'altro.



1 Comment


È curioso e sconcertante allo stesso tempo che Mark Rutte, appena diventato segretario generale della NATO, abbia sposato subito la richiesta folle di allineare le spese militari al 5% del PIL di ogni paese aderente all’Alleanza Atlantica, per contrastare la presunta minaccia Russa. E pensare che nei 14 anni in cui è stato premier dell’Olanda (fino a luglio 2024) la sua unica preoccupazione era fare dumpimg in Europa sul diritto societario per attrarre ad Amsterdam le sedi di tutte le multinazionali operanti nella UE, non certo quella di contribuire alla Difesa. Infatti, nel suo paese, il numero di carri armati continua ad essere pari a zero 🙈🙊

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