Rocchino Muliere: “Su l'ex Ilva Meloni non può starne fuori"
- Alberto Ballerino
- 10 ore fa
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Il sindaco di Novi Ligure interviene sulla crisi del gruppo siderurgico
di Alberto Ballerino

La crisi di Acciaierie d'Italia, ex Ilva, si sta facendo sempre più grave e coinvolge tutti i siti produttivi. Non ultimo quello di Novi Ligure. Inevitabile l'allarme dell'amministrazione pubblica: una chiusura dello stabilimento avrebbe pesanti conseguenze sulla città e sul territorio circostante. “Cicola - spiega il sindaco Rocchino Muliere - una grande preoccupazione perché siamo arrivati all’epilogo finale: qui non c’è più materiale che arriva dallo stabilimento di Taranto, la produzione è ferma. La delusione e la rabbia sono tante, soprattutto da parte dei lavoratori. Oggi sono 550, a cui si devono aggiungere i numeri, rilevanti, dell'indotto novese; una filiera che se fosse "azzoppata", creerebbe un impatto negativo difficilmente superabile sul piano economico e sociale per il territorio".
Da un punto di vista più generale, il giudizio è pesante. “Ridimensionare il gruppo, parliamo di siderurgia, di produzione dell'acciaio, è un'assurdità, perché si tratta di un asset strategico per il futuro industriale del paese. Tutte le filiere industriali hanno bisogno dell’acciaio e decidere che non venga più prodotto, dipendendo anche sotto questo punto di vista dall'estero, ci sembra una scelta sbagliata”.
Il sindaco è contrario anche alla divisione degli stabilimenti. "Noi abbiamo sempre difeso l’unità del gruppo. Tenere insieme gli stabilimenti di Taranto, Genova, Novi Ligure, Racconigi e Gattinara era ed è una scelta giusta. Lo smembramento indebolirebbe sicuramente la capacità produttiva di un’azienda già arrivata al limite. Abbiamo visto che il ministro ha convocato per il 28 novembre una riunione dei sindacati e degli enti locali. Speriamo che si tratti non solo dell'istituzione regionale, ma che l'invito sia esteso alle amministrazioni comunali dei siti. In proposito, ho chiesto alla Regione Piemonte perché si attivi a favore di questi coinvolgimento. Ho visto anche la reazione negativa dei sindacati di Taranto, appena hanno saputo che la riunione riguardava solo quelli del nord Italia, e la condivido. Giustamente vogliono continuare una trattativa unitaria per il gruppo. Questa riunione in effetti fa pensare che il governo sia lavorando per il suo spacchettamento. Noi non solo siamo preoccupati ma non possiamo permetterci di immaginare che ci sia un intervento molto forte soltanto nei confronti di Taranto e Genova, lasciandoci con il cerino in mano. Lo stabilimento di Novi Ligure è ancora in grado di realizzare un prodotto finito di grande qualità, con una serie di investimenti sulla manutenzione degli impianti potrebbe ritornare a produrre a pieno regime”.
Ci sono state delle manifestazioni di interesse a settembre. “Due grandi gruppi finanziari americani hanno offerto un euro ciascuno, denotando un interesse che non ha nessun fondamento da un punto di vista industriale. Le altre proposte riguardano gli stabilimenti del Nord ma noi non conosciamo ancora adesso in che cosa consistono e quali città prendano in considerazione: anche questa è una situazione assurda”.
C’è molto confusione e si rischia di degenerare, arrivando al blocco totale dell’azienda. “Taranto oggi commercia direttamente l’acciaio grezzo così a Novi Ligure non arriva più nulla. La situazione è drammatica e per questo abbiamo invocato tutti un intervento da parte dello Stato, soprattutto in questa fase, perché altrimenti è impensabile che Acciaierie d'Italia possa riprendere a produrre. Chiediamo che venga presentato un piano industriale e soprattutto di riconversione energetica. Per quanto ci riguarda, a Novi la fabbrica fa parte della storia industriale della città, attraverso di lei sono passate migliaia di famiglie. Tra l’altro il sito occupa un milione di metri quadrati, una dimensione enorme. Oltre all’impatto economico ci sarebbe sicuramente una grande preoccupazione per la sua gestione”.
Rocchino Muliere chiede un coinvolgimento più diretto del presidente del consiglio. “Spero che nel frattempo sia la presidente del consiglio a occuparsi direttamente di questa vicenda. Stiamo parlando della crisi di un’industria che ha un valore strategico per il paese. Dunque, li governo si deve esprimere con chiarezza quale strategia vuole perseguire. Noi siamo a fianco dei lavoratori in una battaglia che non è solo circoscritta a noi, ma è fondamentale per l'intero paese”.













































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