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Dazi, dibattito un po' surreale. Non ha ragione chi alza la voce

di Mercedes Bresso


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Osservo da un po’ di giorni le discussioni sui risultati del complesso negoziato, fra l’Europa e gli Stati Uniti e mi sembrano essenzialmente legate alla necessità o volontà degli Stati di difendersi dalle potenziali accuse delle proprie imprese tentando di scaricare ogni responsabilità sull’Europa, piuttosto che a una realistica valutazione  dei fatti .

Prima accusa a von der Leyen: incapacità negoziale. Però se guardiamo al risultato per un esportatore  fortemente in attivo verso gli USA come l’UE, il risultato è pari agli altri due grandi esportatori, Giappone e Corea del Sud e decisamente migliore di paesi come l’India, il Vietnam, il Brasile, la Svizzera, il Canada, il Messico,  l’Australia. Solo la Gran Bretagna ha dazi inferiori al 10% ma non è certo un paese temibile per l’entità delle sue esportazioni. Quindi non appare chiaro su che cosa si basi l’accusa di incapacità negoziale rivolta alla Presidente e al Commissario.

Inoltre il fatto che i nostri dazi siano nel gruppo dei più bassi, ci fornisce persino un vantaggio competitivo rispetto alla situazione ante-dazi. Se la maggioranza dei tuoi competitor ha dazi più alti non è affatto sicuro che le cose andranno peggio e che le vendite si contrarranno. In ogni caso non del 15%.

La cosa più probabile è che si verifichino una serie di aggiustamenti, di negoziati con gli importatori, magari di modifiche delle quantità rispetto ai prezzi e che alla fine il grosso dell’aumento reale dei costi si riversi, come di prammatica, sui consumatori statunitensi. Lo spostamento ad esempio da un prodotto europeo a uno di altri paesi non sarebbe reso possibile dal fatto che i concorrenti sono sottoposti a dazi più alti dei nostri. L’unica incognita aperta sono i dazi sulla Cina, ma mi pare poco probabile che possano essere inferiori ai nostri. Finora quelli che hanno picchiato i pugni hanno ottenuto pessimi risultati, non pare quindi che fosse una buona strategia negoziale. E comunque è sconsigliabile a colui che essendo più attivo negli scambi, deve gestire il negoziato con molta flessibilità.

L’Europa in questa situazione non era debole ma forte e non aveva nessun interesse a far arrabbiare uno dei suoi maggiori clienti, tanto più che sotto il nome di autonomia strategica anche l’UE è in preda alla tentazione autarchica per molti servizi e anche prodotti in cui si sente debole.

La seconda cosa molto buffa è quella di considerare un danno per le nostre economie un euro forte rispetto al dollaro. Questo non è solo la moneta degli USA ma quella in cui si fanno la maggior parte delle transazioni internazionali. E per paesi molto importatori come i nostri e per l’Italia in particolare, questo significa che pagheremo di meno le materie prime che importiamo, il che ci consentirebbe di assorbire in parte e forse molto di più, l’incremento dei prezzi per i consumatori americani; comunque l’effetto del dollaro debole vale anche per gli altri esportatori e per noi produrrebbe anche l’effetto positivo di aumentare il nostro peso come moneta di riserva mondiale. Un aggiustamento verso il basso dell’Euro si sta producendo, ma credo che sarà transitorio ed è meglio così perché è un segnale che sul piano commerciale l’Europa è un soggetto forte e non debole.

Ci sarebbero da fare altre osservazioni agli strani metodi che vengono usati per calcolare le percentuali delle variazioni, ad esempio non è vero che se il rapporto dollaro-euro passa da 114 a 118 questo significa un’altra sorta di dazio del 15%, mi chiedo cosa ricordano questi commentatori delle lezioni di aritmetica.

Se posso permettermi un’ultima osservazione, a me pare che nelle materie in cui ha competenza l’Europa se la cava piuttosto bene, mentre quando deve convincere un riottoso condominio di 27 Stati mostra la propria reale debolezza. Scommettiamo che se i riottosi conferissero all’Europa la competenza in materia di difesa e politica estera, ed essa partecipasse quindi unita alle decisioni NATO, se la caverebbe piuttosto bene con grazia, eleganza, e senza picchiare i pugni sul tavolo per rischiare di rompere consolidate e fondamentali alleanze.

Purtroppo stiamo abituandoci all’idea che chi urla più forte e mostra disprezzo per gli altri vince ed ha pure ragione. Ma non è sempre così e soprattutto questa Europa a me non piacerebbe.

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