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Commissario europeo agli affari economici: considerazioni e miti da sfatare

Aggiornamento: 27 mag

di Daniele Viotti

In questi giorni a Lampedusa per l’anniversario della strage del 3 ottobre è impensabile non ragionare di Europa, proprio qui dove tutto ha inizio e fine. Proprio qui dove ai diritti dei migranti si affiancano i diritti dei residenti, che vivono molti disagi di cui pochi o nessuno parla: per fare una ecografia devono andare a Palermo, se sei incinta devi trasferirti in Sicilia dal settimo mese. Sono giorni di grande riflessione sul senso di questa Europa, sull’organizzazione dell’Unione europea, sulle politiche da attuare. Così colgo l’occasione per mettere nero su bianco qualche spunto di riflessione, in primis sulla nuova Commissione europea. La nuova Commissione, presieduta da Ursula Von Der Leyen, ha molti elementi di novità rispetto alla precedente guidata da Juncker, anche se salta subito all’occhio il proseguimento di un percorso iniziato nei cinque anni precedenti: il fatto di avere una Commissione molto politica, i cui membri sono tutti politici esperti e capaci, persone che hanno già avuto ruoli di Governo nel loro Paese o hanno già ricoperto ruoli da Commissari europei. Tra le novità di cui certamente andiamo più fieri vi è l’assegnazione per la prima volta all’Italia – cioè a uno di quei Paesi considerati “ribelli”, per usare un eufemismo – del portafoglio forse più importante: quello degli Affari economici. Su questa assegnazione ci sono alcune cose da rilevare e alcuni miti da sfatare. Intanto l’Italia ha deciso di proporre alla Presidente Von Der Leyen non un parlamentare o un ex ministro, come vuole normalmente la tradizione, ma addirittura l’ex Presidente del Consiglio, portando sul tavolo delle trattative un nome dal peso enorme. Sarebbe stato estremamente complicato affidare un portafoglio minore all’ex premier di un Paese fondatore. A questo si aggiunge un rispetto personale che Gentiloni ha saputo acquisire presso i tavoli europei nel suo precedente ruolo. Ad aumentare la possibilità per l’Italia di giocare un ruolo centrale in Europa c’è sicuramente stata l’influenza del cambio di Governo con l’uscita di scena di un partito anti europeista come la Lega. D’altro canto, però, per la prima volta il portafoglio del Commissario è “sotto tutela”: sopra di lui è stato nominato un vice presidente esecutivo. È la prima volta in assoluto che ci troviamo di fronte a queste figure. Nella passata Commissione vi erano un primo vice presidente e, poi, dei vice presidenti, tra cui l’italiana Federica Mogherini. Sopra Gentiloni quindi troviamo Valdis Dombrovkis che coadiuverà la Presidente sull’economia. Questo è un punto di criticità che intravvedo nella nuova formazione: che in qualche modo Gentiloni possa essere “controllato” dal pur rispettabilissimo Dombrovskis è davvero difficile. Un po’ come succede nel Governo italiano, anche in Europa il peso dei Commissari europei non è determinato solo dal lavoro a cui si è chiamati a rispondere, ma anche dal valore della singola persona. C’è, però, da segnalare che per il nostro rappresentante in Europa esiste un pericolo non di poco conto. Il nuovo Commissario europeo dovrà naturalmente vigilare sui conti nazionali di tutti i 27 – per ora ancora 28 – Paesi europei e dovrà farlo con l’imparzialità che è richiesta a un Commissario non nazionale ma europeo, appunto. Su di lui, su questo aspetto, saranno puntati gli occhi di tutti: è un commissario italiano. E la preoccupazione degli altri colleghi è che possa avere un occhio di riguardo per Italia, Spagna e Grecia, per quei Paesi considerati “ballerini” o addirittura un pericolo per l’intera tenuta dell’Unione Europea. Quello di cui sono certo è che Gentiloni saprà mettere nel suo complicato lavoro non solo la contabilità, ma anche la politica. Una delle missioni che si è data la nuova Commissione europea e, in contemporanea, anche il Governo italiano, con il nuovo ministro per le Finanze Roberto Gualtieri, è quello di puntare molto sulla green economy, cioè su un’economia che sappia investire sulla lotta ai cambiamenti climatici. Su questo tema si dissiperanno alcune questioni: Gualtieri chiede, infatti, che gli investimenti sull’economia verde vengano tolti dal computo dei calcoli per la stabilità economica. Credo che anche Gentiloni e la Von Der Leyen siano sulla stessa linea. Saranno anni molto interessanti. Sarà fondamentale che anche i capi di Stato e di Governo, cioè il Consiglio, così come già fa il Parlamento europeo, siano meno attenti agli “zero virgola” dei conti nazionali e più orientati alla crescita e allo sviluppo economico dell’intero continente.


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