top of page

Chivasso, "giorno di primavera": conferita oggi la cittadinanza italiana a 350 minori stranieri

Pasquale Centin

Aggiornamento: 19 nov 2024

di Pasquale Centin*


E' davvero un bel giorno oggi, 19 novembre 2024, per la comunità di Chivasso. Se non ci fosse discordanza con il calendario, verrebbe da dire che si schiude una provvida giornata di “primavera”. Del resto, potremmo definire in modo diverso il conferimento della cittadinanza italiana onoraria a 350 minori stranieri? Nello specifico, sono 328 i minori nati in Italia da genitori stranieri regolarmente soggiornanti a Chivasso, e 27 coloro i quali hanno completato almeno un ciclo scolastico o un percorso di formazione professionale nel nostro Paese. Grazie al provvedimento scaturito dalla forte determinazione della maggioranza politica che ha introdotto con il voto in Consiglio Comunale l’articolo 8 bis nello Statuto comunale,[1] si è aperta una nuova via alla convivenza civile. Che diverrà concreta alle 17,30 di oggi nell’aula consiliare di Palazzo Santa Chiara con il riconoscimento simbolico per sensibilizzare sui temi dello Ius Soli e dello Ius Scholae.

L’obiettivo è chiaro: dare forma e sostanza al ruolo di coesione tra popoli e culture diversi e per affermare pienamente le libertà fondamentali delle persone, considerando l’uguaglianza sociale, l’inclusione e l’integrazione una ricchezza per la propria comunità e che questi principi costituiscono parti qualificanti dei propri fondamenti statutari ed espressioni altamente rappresentative dello spirito della comunità rappresentata. Non potrebbe essere altrimenti: i bambini e le bambine di origine straniera, nati e/o cresciuti in Italia sono il nostro presente e il nostro futuro. Rappresentano un’importante fonte di civiltà, un investimento per la crescita economica, politica, sociale e antropologica anche per la Città di Chivasso.

L’articolo 3 della Costituzione Italiana garantisce che “tutti i Cittadini hanno parità dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali”, ricordiamolo questo inno laico di inclusione sociale e pacifica convivenza. L’’articolo 117 della Costituzione stabilisce che lo Stato ha legislazione esclusiva in materia di cittadinanza. In attesa che si addivenga presto ad una riforma della legge sulla cittadinanza che vada nel senso del riconoscimento dello “Ius Soli”, secondo cui è cittadino originario chi nasce sul territorio dello Stato, indipendentemente dalla cittadinanza posseduta dai genitori e che faciliti i percorsi di accesso alla cittadinanza italiana per chi è cresciuto in Italia (eventualmente con lo “Ius Scholae”), Chivasso getta il suo sasso nello stagno e simbolicamente affronta una questione nodale di civiltà, sfidando l’inerzia di un dibattito ideologico tra le forze politiche che cieco si rifiuta di leggere le evidenze di una società sempre più multietnica e di un’economia globalizzata.

Il tema dell’integrazione dei Cittadini Stranieri in Italia e in Europa è una delle sfide più impegnative da affrontare per gli Stati Europei ed è un impegno sul quale si gioca il futuro stesso del nostro Paese. Credo che l’integrazione sia un processo che debba passare anche per il riconoscimento del diritto alla cittadinanza italiana. I tanti detrattori all’iniziativa non colgono l’indifferibile urgenza di una riforma della Legge n. 91 del 1992, non più adeguata ai bisogni del Paese, dei suoi nuovi cittadini, della sua evoluzione e del suo livello di sviluppo economico, politico, sociale, culturale e antropologico e che, per questo motivo, la necessità di una nuova legislazione in materia di cittadinanza per gli stranieri che risiedono in Italia è oggetto di discussione in Parlamento e in molte Regioni, Province e Comuni del nostro Paese.

Eppure sono circa un milione i minori figli di migranti, per la gran parte nati in Italia, che frequentano le nostre scuole e che solo al compimento del 18° anno possono chiedere l’ottenimento della cittadinanza italiana, pur non essendo migranti e, molto spesso, non avendo mai conosciuto il paese di provenienza dei propri genitori.

Da uomo, da padre e d’amministratore pubblico posso certamente affermare che si tratta dei compagni di scuola dei nostri figli, compagni di sport, amiche, amici, vicini e concittadini. Quelli che frequentano la Scuola pubblica e le Università italiane. Quelli che parlano l'italiano come prima lingua, spesso con le inclinazioni dialettali tipiche delle diverse regioni e città. Quelli a cui, però, manca documento che lo possa testimoniare e che gli riconosca i diritti riconosciuti ai cittadini italiani dalla nascita, con diritti limitati e identità sospesa.

Attualmente, secondo la Legge n.91/1992, che disciplina la materia, il minorenne che nasce in Italia da genitori residenti e non cittadini diviene titolare di permesso di soggiorno temporaneo che deve essere rinnovato dai familiari fino alla maggiore età, in contrasto con la normativa italiana che ha recepito la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia con la Legge n.176 del 27 maggio 1991. Inoltre, sempre secondo la Legge n.91/1992, chi non nasce in Italia, seppure ci arrivi da bambino diviene titolare di permesso di soggiorno temporaneo che deve essere rinnovato fino a quando non si maturano i requisiti utili alla richiesta della cittadinanza italiana (residenza continuativa di 10 anni e reddito i principali) e che anche questo si pone in contrasto con la normativa italiana che ha recepito la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia con la Legge n.176 del 27 maggio 1991.

La storia della legge 91 è legata ai cambiamenti avvenuti nella società italiana negli ultimi tre decenni, da quando è stata scritta e mai più toccata. Ѐ la storia di una delle tante contraddizioni esistenti tra il piano politico a quello della realtà. Abbiamo il dovere di combattere ogni forma di intolleranza, razzismo e discriminazione utilizzando tutti gli strumenti a disposizione, incentivando momenti di discussione pubblica sui temi della cittadinanza e dell’integrazione. Terreno di confronto politico, terreno di confronto culturale.


*Assessore del Comune di Chivasso


Note

[1] Art. 8 bis – Cittadinanza onoraria per minori stranieri. Il Comune di Chivasso, come atto simbolico e con apposita procedura, può conferire la cittadinanza onoraria ai minori stranieri residenti a Chivasso, nati in Italia da genitori stranieri regolarmente soggiornanti, o nati all'estero ma che abbiano completato almeno un ciclo scolastico o un percorso di formazione professionale in istituti appartenenti al sistema educativo di istruzione e di formazione italiano, come speciale forma di riconoscimento del loro ruolo di coesione tra popoli e culture diversi e per affermare pienamente le libertà fondamentali delle persone

 


Comentarios


L'associazione

Montagne

Approfondisci la 

nostra storia

#laportadivetro

Posts Archive

ISCRIVITI
ALLA
NEWSLETTER

Thanks for submitting!

bottom of page