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Bomba stile mafioso per colpire Ranucci e la libertà di stampa

Aggiornamento: 17 ott


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Una bomba. Questa la "soluzione" omicida e terroristica riservata a un giornalista scomodo e coraggioso, Sigfrido Ranucci, conduttore di Report Rai3. Lo stile, riconoscibilissimo, è in perfetto stile mafioso e neofascista. Inconfondibile e ricorda per alcuni versi l'attentato dinamitardo nei confronti del giornalista Maurizio Costanzo, in via Fauro a Roma, il 14 maggio 1993, inizio della strategia del terrore promossa da Cosa Nostra per destabilizzare il Paese.

Uno stile che l'Italia ben conosce dagli anni Sessanta in avanti. Metodo pragmatico per creare il caos, liberarsi di persone "fastidiose" e intimidire la collettività.

La bomba, esplosa attorno alle 22 di ieri sera, giovedì 16 ottobre, ha provocato un effetto domino: è saltata in aria l'auto di Ranucci, parcheggiata davanti alla palazzina in cui abita il giornalista, a Campo Ascolano, Pomezia, a sud di Roma, ne ha distrutta un'altra, sempre di famiglia, e ha investito e danneggiato la facciata dell'immobile.

Il giornalista ha dichiarato a caldo: “Avrebbe potuto uccidere mia figlia, passata pochi minuti prima dello scoppio”. Frase indicativa della potenza dell'ordigno che avrebbe potuto uccidere chiunque fosse transitato nelle vicinanze in quel momento, la cui deflagrazione è stata udita nell'intero quartiere. Sul luogo dell'attentato sono arrivati nuclei della Polizia Scientifica, della Digos, dei carabinieri e dei vigili del fuoco per mettere in sicurezza l'area. La Procura di competenza si è attivata per le verifiche necessarie ed è stato avvisato il Prefetto.



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