Case popolari strumento di cambiamento delle città
- Pasquale Fedele
- 19 ore fa
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di Pasquale Fedele

Partiamo da alcune considerazioni: siamo contemporaneamente protagonisti e spettatori della città neoliberale la cui ideologia plasma lo spazio e le politiche urbane intensificano crisi abitativa e sociale. L'emergenza ambientale impone una transazione ecologica urgente e la governance delle trasformazioni urbane vede la proprietà privata guidare sempre più i processi portando ad una opacità decisionale, con la proprietà privata che passa da influenzare ad essere soggetto unico che guida direttamente i processi urbani.
Non stupisce quindi che l'Associazione Nazionale dei Costruttori Edili sia la prima a lanciare l'allarme sulla casa. Un articolo del Sole 24 ore dal 9 ottobre 2025 dal titolo "Serve un PNRR per la casa...", il presidente dell'Ance Federica Brancaccio, dichiara sulla casa che "non riguarda solo i giovani, ma anche gli anziani e la classe media. Dove c'è lavoro si trova a casa; dove non c'è lavoro le case restano vuote".
Probabilmente mancano i soldi pubblici, per questo ci deve essere una governance per trovare accordi col privato. Ma rendiamoci conto che non deve essere il privato per definizione ad avere la governance su questioni che riguardano i diritti dei cittadini come quello della casa, ma deve essere lo Stato, che deve tutelare sia l'imprenditorialità privata, sia i bisogni delle persone.
La questione non ha un colore politico, almeno espressamente inteso, perché l'obiettivo di una comunità è quello di trovare una soluzione per il crescente e quasi emergenziale numero di persone che, indipendentemente dall'età, vive una situazione di carenza di servizi a partire da quello della casa. Nel contempo, è necessario promuovere politiche green, diventando contestualmente un volano per iniziative virtuose, tutelando ovviamente la libera imprenditorialità privata è quello che per definizione deve fare qualunque Stato che ha a cuore gli interessi dei suoi cittadini.
In secondo luogo, occorre superare logiche propagandistiche e affrettate per una facile riscossione del consenso che pregiudicano un quadro di insieme per progetti sostenibili a lungo termine. Il rischio è di cadere in accordi parziali col privato, col risultato di avere concretamente opere realizzate a metà, come dimostrano alcuni dei principali capoluoghi d'Italia, in cui sono stati realizzati "studentati", ma che per mancanza di accordi quadro a lungo termine, diventano residenze di lusso.
D'altronde, recentemente, lo stesso Presidente della Repubblica Mattarella, ha ricordato che bisogna far fronte all'emergenza a casa per incoraggiare le nuove famiglie, per sostenere la natalità, per favorire i giovani studenti, per evitare che onesti lavoratori si ritrovino in mezzo a una strada.
Molti dei territori che offrono potenzialità di rigenerazione sono proprio quelli di Erp, e la rigenerazione urbana vede nella rigenerazione abitativa un'efficiente via per includere le fasce di popolazione più fragile.
L'aumento degli alloggi di Erp diventa così il nodo centrale per contrastare gli effetti negativi della città neoliberale e della sua potenziale evoluzione nell'espulsione delle popolazioni più deboli e fragili.
La casa pubblica si pone pertanto come attore cruciale per mitigare il mercato immobiliare offrendo opportunità abitative alle fasce più vulnerabili e contrastando la polarizzazione sociale.
Tutto questo e oltre dovevano chiedere Anci, l'associazionedei comuni d'Italia, e non Ance, nonché Federcasa, con i soldi del PNRR.
Speriamo che almeno a livello locale, sebbene questi aspetti si possono affrontare solo a livello nazionale in modo definito e sostenibile, con l'approvazione del progetto preliminare del piano regolatore della città di Torino, vi siano tentativi di vero confronto con le Circoscrizioni, i Comitati di quartiere, i sndacati e l'Agenzia territoriale per la casa. Anche in questo caso, l'obiettivo sotteso è promuovere potenziali progetti di edilizia residenziale pubblica che non è edilizia residenziale sociale, con un occhio, oltre al dialogo, alla sostenibilità dei vari propositi.













































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